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“Tattoo is dead”, viaggio
nella tradizione mondiale del tatuaggio
in 10 tele

ANCONA - Si inaugura domani alle 18 la personale del tatuatore Tommaso Buglioni: «Un grido di protesta contro il modo di intendere il tatuaggio nella contemporaneità»

 

Inaugura domani, sabato 10 novembre, alle ore 18, la personale di Tommaso Buglioni intitolata “Tattoo is dead”, con un vernissage aperto a tutti e accompagnato dal Dj set di Renzo MasterFunk e la degustazione di vini della Cantina Silvano Strologo.

“Tattoo is dead” è un viaggio nella tradizione mondiale del tatuaggio grazie a 10 tele in stile Pop Art che l’artista ha realizzato portando su tela 10 immagini fotografiche, non sue, poi rielaborate con acrilici e bombolette con la tecnica dell’action painting.
I protagonisti, uomini o donne, giovani o vecchi, non sono espressione di un tempo storico o di un luogo preciso, ma semplicemente offrono il proprio corpo tatuato allo spettatore, tele essi stessi di un’arte antica e immortale.

L’obiettivo di Tommaso Buglioni, tatuatore storico della scena italiana e di quella internazionale, è contrapporre la bellezza e la poesia di questi tatuaggi di un tempo e la mediocrità del tatuaggio di massa contemporaneo.
Non è la precisione o l’eleganza dell’esecuzione a essere messa in discussione, ma il senso intimo del tatuaggio stesso, come espressione di un’urgenza interiore che non conosce freni. Spiega Buglioni: «Il tatuaggio è morto, non esiste più nel senso vero e crudo del termine. Il tatuaggio dei galeotti, delle prostitute, dei marinai, dei pugili, degli avventurieri ma anche dei re e dei principi, della nobiltà europea, quella forma espressiva non c’è più e, parimenti, stanno scomparendo i tatuatori in grado di esprimere questo tipo di tatuaggio pieno di vita vissuta ed esperienze stratificate sulla pelle. Oggi assistiamo al tatuaggio come espressione di calciatori, veline e aspiranti tronisti di vario genere e, parallelamente, a tutta una generazione di tatuatori alla ricerca di effetti speciali che vivono lo spazio di un meteorite, così come la carriera pubblica di chi li indossa».

Buglioni, il cui interesse per l’arte del tatuaggio nasce a cavallo fra gli anni ’70 e ’80, all’epoca della parabola della musica punk, fa un chiaro riferimento al movimento culturale inglese: “Tattoo is dead”  rimanda a “Punk is dead” l’affermazione coniata dal movimento stesso in un ultimo atto di ribellione non appena si constatò che l’ondata dirompente e rivoluzionaria del Punk andava rallentato e la sua forza e freschezza venivano fagocitate dalla moda e dallo star system.

L’artista avverte: «Ecco, con queste opere volevo lanciare un grido di protesta, far vedere la bellezza e il disagio tramutato in simboli e colori, ma sopratutto l’anima poetica di ciò che avevamo prima a discapito di quello che è diventato poi, una fiera di magnifici e sterili segni, fatti da controfigure e figuranti in fila nel teatrino dei social ad accaparrarsi una manciata di likes».

 

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