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Migranti, la Politecnica aderisce
alla seconda fase
della missione umanitaria

UNIVERSITÀ - Il progetto iniziato nel 2016 con l'obiettivo di dare un nome alle persone morte in mare nel naufragio del 18 aprile 2015, lo stesso in cui perse la vita il ragazzino del Mali che aveva la pagella cucita nel giubbotto. Ora la richiesta di collaborazione punta alle operazioni di esame del dna. Il rettore Longhi: «È un nostro dovere»

Il team di medici legali della Politecnica

 

L’Università Politecnica delle Marche ancora in prima linea nella missione umanitaria promossa nel 2016 dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane, che fa seguito al protocollo d’intesa Difesa-Miur-Commissario per le persone scomparse. L’ateneo marchigiano ha aderito anche alla seconda fase del progetto nato con l’obiettivo di dare un nome ai morti in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015. È anche grazie al lavoro della Politecnica che si è riusciti a conoscere la storia del bambino del Mali, nota all’opinione pubblica, che aveva un giubbotto la cui cucitura interna celava la pagella scolastica scritta in arabo e in francese. Storia raccontata nel libro di recente pubblicazione “Naufraghi senza volto”. Questa seconda fase punta alle operazioni di esame del dna, da sviluppare nei laboratori italiani certificati, uno di questi si trova al dipartimento di Scienze biomediche e Sanità pubblica di Univpm, classificato come eccellente dal Miur e Anvur, ed ammesso ad un finanziamento straordinario di oltre 6 milioni di euro. L’analisi dei profili del dna sarà effettuata su circa 550 salme recuperate.

L’attività finora è, invece, consistita nella rilevazione degli indumenti ed altri oggetti personali, nell’ispezione esterna, nell’autopsia e nell’esame antropologico dei corpi recuperati dalla nave naufragata il 18 aprile 2015 nel Mediterraneo, seguendo protocolli internazionali dell’Interpol e dell’Icrc (Croce Rossa Internazionale) modificati dall’Istituto di Medicina Legale di Milano. «La nostra Università continuerà a collaborare al progetto anche in questa seconda fase – afferma il Rettore della Politecnica, Sauro Longhi – con le proprie strutture ed il proprio personale coordinato dal professor Adriano Tagliabracci. È un nostro dovere».
«È stata un’esperienza formativa unica, sia dal punto di vista professionale che umano, per altro effettuata nell’ambito di una collaborazione nazionale che potrebbe avere ricadute pratiche per eventuali disastri di massa a livello nazionale, che ci auguriamo non accadano mai − fa sapere il prof Tagliabracci, direttore del dipartimento di eccellenza Scienze biomediche e Sanità pubblica Univpm –. Ci siamo impegnati in questo compito a titolo gratuito e volontario, per dare un’identità ai poveri corpi e restituire, se possibile, i resti all’affetto dei propri cari, ovunque essi si trovino».
Le operazioni di identificazione sono state svolte da medici legali inviati dall’Univpm con la partecipazione dell’azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Ancona. La partecipazione si è svolta nell’arco di due settimane, con due diversi team coordinati da Adriano Tagliabracci nel mese di luglio.

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