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Rapporto Dia sulle Marche,
casi di malavita organizzata:
«Droga, sisma e assalti a portavalori»

LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA ritiene la nostra regione particolarmente appetibile. Situazione a rischio: il porto di Ancona, la costa maceratese e fermana e l'entroterra per gli appalti del terremoto. Oltre alla malavita nostrana quelle che spiccano sono le organizzazioni albanesi e nigeriane

 

di Gianluca Ginella

Marche ricche di piccole e medie imprese con fiorente artigianato di qualità, produzioni agricole di eccellenza e insediamenti turistici, «appetibili per la criminalità organizzata, interessata ad inserirsi nelle attività produttive delle aree industriali per sfruttarne le potenzialità economiche, innanzitutto per finalità di riciclaggio. In ogni caso, la regione resta influenzata da marginali fenomeni criminali associativi, tendenzialmente orientati a mantenere un basso profilo». A dirlo è il rapporto della Dia recentemente pubblicato che conferma i dati forniti dall’avvocato Giuseppe Bommarito in alcune inchieste scritte per Cronache Maceratesi.

SISMA – La Direzione investigativa antimafia sottolinea che non va sottovalutato il rischio della malavita organizzata e «tale considerazione assume ancor più significato se riferita alle opere di ricostruzione dei centri abitati, interessati dal sisma dell’agosto 2016 – si legge nel dossier –. Il flusso di denaro che ne deriva, potrebbe, in qualche caso, catalizzare l’interesse di imprese collegate alla criminalità organizzata».

Proprio sul rischio di infiltrazioni nella ricostruzione si è registrata una analisi dell’Anac che parla di mancati controlli su 11 ditte subappaltatrici per quanto riguarda la certificazione antimafia, e anche una recente conferenza stampa della Cigl che segnala la presenza di Raffaele Piccolo,  quale presunto gestore di fatto di una azienda impegnata nella ricostruzione (la Eni srl), che è indagato dalla Dia per corruzione e turbativa d’asta.

IL PORTO – Altra questione è quella del porto di Ancona. In questo caso «la rilevanza che va attribuita alla presenza del porto, quale potenziale via di accesso e di smercio degli stupefacenti, ovvero per il compimento di altri traffici illegali». Tra il gennaio e il giugno del 2018, la Guardia di finanza ha sequestrato al porto un carico di 260 casse di sigarette, nascoste in un tir sbarcato da un traghetto proveniente dalla Grecia. «In generale, sul territorio regionale non si rilevano, al momento, insediamenti stabili di sodalizi mafiosi, per quanto, in passato, sia stata accertata la presenza di sodali della ‘ndrina Grange Aracri di Cutro (provincia di Crotone), temporaneamente insediati nelle Marche per la commissione di attività illecite».

I FARAO-MARINCOLA – La Dia nell’analisi parla anche del fatto che in passato è stata registrata «la presenza, nel territorio della provincia di Ascoli, di alcuni soggetti riconducibili ai Gallace-Gallelli di Guardavalle (CZ), mentre nella provincia di Macerata, così come nell’area di Fermo, si sono registrate proiezioni riconducibili alla cosca Farao-Marincola di Cirò (KR)». Le indagini della Dia avevano portato a 61 persone fermate. Sei degli arrestati, tra cui Francesco Pellegrino, risiedevano tra Civitanova, Potenza Picena e Fermo. Ancora Emilio Rossi, genero di Felice Ferrazzo, capo dell’omonima  cosca di Mesoraca, sempre nel Crotonese, arrestato nel settembre 2016. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia de l’Aquila, Rossi ed altri  esponenti della cosca Ferrazzo, gestivano anche nelle Marche, con base logistica a Civitanova, un imponente traffico di cocaina e di armi, accompagnato da estorsioni varie e da riciclaggio dei soldi sporchi incassati con la droga (leggi l’articolo).

LA DROGA – Per la provincia di Pesaro-Urbino sono state registrate, «anche in questo caso in anni passati, sporadiche presenze di soggetti riconducibili alla ‘ndrina Ursino-Ursini, originaria di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria). Una delle principali attività perseguite dalla criminalità organizzata, anche locale, rimane il traffico di sostanze stupefacenti. In provincia di Ascoli sono stati accertati casi di approvvigionamento di sostanze stupefacenti dall’hinterland partenopeo e dall’Albania. Non sono mancate evidenze investigative circa l’interesse dei gruppi campani proprio nel traffico di stupefacenti verso la regione Marche. Significativa, in proposito, l’operazione “Sta senz pensier”, condotta dai carabinieri nel marzo 2018, grazie alla quale è stata disarticolata un’organizzazione composta da soggetti teramani e napoletani, in grado di far giungere, dal quartiere Secondigliano di Napoli, ingenti quantitativi di stupefacenti, sufficienti a soddisfare la “domanda” proveniente dal mercato teramano fino alla periferia di Ancona». Nel 2017, tale modus operandi era già stato al centro delle indagini di due operazioni concluse, rispettivamente, nei mesi di marzo e aprile. «La prima aveva riguardato un traffico di droga, parte della quale destinata ad essere smerciata nelle località balneari marchigiane, condotto d’intesa tra il gruppo casertano Iovine ed esponenti del clan Graziano di Quindici (AV). Nel secondo caso, si era trattato di un traffico di cocaina, fatta giungere ad Ancona da Torre Annunziata: tra gli indagati figurava un pregiudicato collegato al clan napoletano Amato-Pagano».

Assalto al portavalori a Civitanova

 

ASSALTI AI PORTAVALORI – Per quanto riguarda la criminalità organizzata pugliese, «anche nelle Marche si sono registrate forme di “pendolarismo criminale”, essenzialmente finalizzato alla commissione di reati predatori, perpetrati con tecniche operative particolarmente violente. Non sono mancati casi dove è stato fatto uso di armi da guerra ed esplosivi, con tecniche di assalto a furgoni portavalori e a Tir». Un caso era avvenuto lungo l’autostrada A14 quando un furgone della Fitist venne attaccato da malviventi organizzatissimi che però alla fine se ne andarono senza riuscire a prendere nulla. In quel caso i malviventi erano armati di kalashnikov (il 30 settembre 2015). Più recentemente un altro portavalori è stato assaltato a Civitanova, il 4 giugno del 2018, e anche in quel caso i malviventi avevano usato dei kalashnikov.

ALBANESI E NIGERIANI – «Lo scenario criminale riferito alla presenza di consorterie di matrice straniera si caratterizza, invece, per l’operatività di quelle di etnia albanese e nigeriana. La criminalità albanese si è rivelata attiva nel settore del traffico di sostanze stupefacenti, al pari di quella nigeriana, impegnata anche nello sfruttamento della prostituzione». Qui il rapporto della Dia cita proprio l’attività di spaccio di Innocent Oseghale, Lucky Awelima e Desmond Lucky a Macerata. «Altri extracomunitari, in questo caso albanesi, si sono resi responsabili, nella provincia di Pesaro Urbino, di reati contro il patrimonio; il gruppo aveva agito anche in altre località marchigiane e nella vicina Emilia Romagna. L’area costiera continua, inoltre, ad essere interessata dal commercio di prodotti contraffatti, specie il vecchio complesso residenziale di Porto Recanati, conosciuto come “Hotel House”».

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