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“La filandra è ‘na galera”,
ricordi in musica con La Macina

JESI - Un concerto-spettacolo ideato e curato da Gastone Pietrucci che sarà sul palco del Pergolesi con Mugia Bellagamba e La Macina al completo

Il gruppo folk La Macina

 

di Talita Frezzi

Nell’ambito della manifestazione “Cento anni di otto ore” (1919-2019) che si svilupperà a Jesi, Staffolo e Morro d’Alba, dal 26 aprile al 1 maggio, a cura dell’Associazione Culturale Willer & Carson, con il patrocinio del Comune di Jesi, della Provincia di Ancona, di Jesi Cultura, appuntamento teatrale, lunedì 29 aprile al teatro  Pergolesi di Jesi alle 21. La Macina, con la partecipazione straordinaria di Mugia Bellagamba, voce narrante, presenterà alcuni dei suoi lavori più significativi, “La filandra è ‘na galera”… canti e ricordi della filanda jesina.
Grazie ad un fortunato recente ritrovamento di ben quattordici bobine sepolte tra tutte le altre registrazioni dell’inedita raccolta (frutto di una più che quarantennale, appassionata e frenetica ricerca sul campo di Gastone Pietrucci), alcuni anni fa sono venute alla luce quelle sue registrazioni-interviste fatte ad un gruppo di ex-filandare jesine, nel 1989 in occasione della realizzazione e della pubblicazione, nel 1990, del cd: “Io vado allà filandra”… (Canti della filanda jesina) curato da Pietrucci stesso.
Ora, con questo concerto-spettacolo, “La filandra è ‘na galera” attraverso la voce narrante e popolare di Mugia Bellagamba, inframezzate dai canti della filanda jesina eseguiti dalla voce scura e torturata di Gastone Pietrucci – leader, anima e voce de La Macina, accompagnato dal Gruppo La Macina (al completo) – in un abbinamento di  grande pathos «le loro storie così dure, forti, potenti, uscite fuori dalle quelle trascrizioni integrali delle mie interviste ritornano a vivere e a ricordarci la loro vita e quella del duro lavoro della filanda – racconta orgoglioso Gastone Pietrucci – da questi anche se pur piccoli, ma significativi frammenti, ne viene fuori uno spaccato di vita di queste splendide, forti, determinate, grandi donne, protagoniste a tutto tondo della loro e della nostra storia. Una storia minima, una microstoria, ma non per questo meno importante (soprattutto per le nuove generazioni) di queste generose, combattive donne, alle quali l’incuria del tempo e l’indifferenza (direi “criminale”) della nostra smemorata società, vuole togliere e cancellare ancora una volta, non solo la loro voce, ma anche il loro ricordo».

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