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Fallimento Mercatone Uno:
chiude anche Monsano,
Ceriscioli si appella al Mise

CRISI - Giù le serrande nella notte nei punti vendita marchigiani. Il governatore: «Un comportamento inaccettabile che necessita di un intervento imminente da parte del ministero»

 

Il Mercatone Uno di Civitanova

 

Il fallimento di Mercatone Uno investe anche i lavoratori di Monsano. Chiusi nella notte i battenti anche del punto vendita della città senza alcun preavviso per i lavoratori. «La comunicazione giunta nella giornata di ieri, in tarda serata, modifica complessivamente lo scenario – dice Luca Ceriscioli, governatore delle Marche -. I punti vendita di tutta Italia e anche quelli delle Marche sono stati chiusi dalla direzione aziendale, senza la minima comunicazione a istituzioni, lavoratori e sindacati». Il 30 maggio era previsto un incontro al ministero dello Sviluppo economico per il piano di ricapitalizzazione dell’azienda e l’apertura di concordato preventivo. Ma il fallimento è arrivato prima, inaspettato.

Luca Ceriscioli

«Un comportamento inaccettabile – dice Ceriscioli -, che necessita di un intervento imminente da parte del ministero. Non può essere assolutamente rinviato l’incontro del 30 maggio al Mise a tutela dei lavoratori e di un indotto fondamentale per il territorio. Ci aspettiamo un intervento deciso per risolvere questa criticità. Noi ci eravamo già attivati a novembre 2018 con Anpal sevizi per il punto vendita di Ancona ex “ Tre Stelle “ per supportare i centri per l ‘impiego al fine di implementare le politiche attive del lavoro. Per quanto riguarda il punto vendita di Ancona ci siamo impegnati prontamente per ricollocare i 14 lavoratori. Sette di loro sono entrati nel percorso di ricollocazione, uno è stato assunto a tempo indeterminato presso Una azienda, tre sono entrati nel percorso di ricollocazione. Sono ancora tre i punti vendita delle Marche (Monsano, Civitanova e Pesaro), per 120 dipendenti complessivi. Sarebbe un dramma in un momento così difficile non trovare una soluzione. Occorre un intervento straordinario per preservare tutta l’occupazione a livello nazionale 1800 lavoratori e per ricercare la continuità dell’attività lavorativa».

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