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Violenza di genere, Lucia Annibali:
«Alle donne dico di denunciare
Codice rosso? E’ incompleto»

ANCONA - La parlamentare e avvocatessa urbinate questa mattina in tribunale per sostenere lo sciopero dei penalisti contro la riforma sulla prescrizione. Sulla nuova legge: «Non l'ho votata, troppe mancanze»

Lucia Annibali

 

di Federica Serfilippi

«Il Codice Rosso non l’ho votato, è una legge incompleta a cui si dovevano apportare delle modifiche. Alle donne dico di farsi avanti perché restare immobili è una sofferenza enorme. Bisogna però che dall’altra parte ci siano risposte pronte, a tutela di chi denuncia». I punti fermi di Lucia Annibali, ospite questa mattina al tribunale di Ancona per l’assemblea indetta in concomitanza del primo giorno di sciopero dei penalisti, contrari alla riforma per lo stop della prescrizione. La Annibali, sfigurata con l’acido nel 2013 da una coppia di albanesi complice dell’ex fidanzato Luca Varani, è attualmente in Commissione Giustizia e da poco è passata dal Pd al neonato partito Italia Viva di Matteo Renzi.

Onorevole, cosa ne pensa del Codice Rosso, entrato in vigore lo scorso agosto con l’obiettivo di tutelare maggiormente le vittime di violenza di genere?

E’ una legge che non ho votato, mi sono astenuta. Le intenzioni all’inizio potevano essere buone, però i lavori in Commissione sono stati pessimi. C’erano altre proposte da abbinare, molto più ampie rispetto al testo del Governo,  ma non sono state prese in considerazione.  Ci sono delle mancanze, come ad esempio la genericità relativa alla formazione delle forze dell’ordine e l’arresto in fragranza per chi viola il divieto di avvicinamento, che si sarebbero potute colmare anche nel momento del passaggio al Senato, ma non si è intervenuti perchè è arrivato un testo blindato e compromesso. Tra l’altro, è un provvedimento a invarianza finanziaria. Sono stata sempre critica sulla questione dei  tre giorni (entro cui deve essere sentita la persona offesa dal pm dopo l’iscrizione della notizia di reato, ndr) che sta sollevando una serie di problemi, anche dal punto di vista organizzativo. Non è detto che questa scelta vada nella giusta direzione. Il Codice Rosso è stata un’occasione mancata.

La Annibali in tribunale

Qual è la mancanza maggiore per chi opera nel contesto della violenza di genere?

Manca una formazione specializzata, perché non saper leggere determinate dinamiche significa non saper dare un risposta adeguata in termini di protezione a chi ne ha bisogno. Ci sono tante storie di donne che hanno denunciato e che poi sono rimaste sole. Sulla formazione si deve investire. Credo si debba intervenire anche sulla messa in sicurezza e adottare misure adeguate, sapendo leggere la pericolosità sociale dei soggetti denunciati.

Perchè alcune donne fanno così fatica a rivolgersi alle forze dell’ordine?

Il fatto che ci si impieghi del tempo  è perché ci sono dei sentimenti che devono essere elaborati, quello che si sta vivendo deve essere capito.  Subentra anche la paura di restare soli, soprattutto quando ci sono dei figli. C’è pure il tema inesplorato della povertà economica della donna che si separa.  Alle vittime dico di farsi avanti perché restare immobili è una sofferenza enorme e un pericolo enorme per loro e per i figli. Bisogna che dall’altra parte ci siano risposte pronte, perché altrimenti lo sforzo rimane nel vuoto. Il famoso Codice Rosso, spacciato come primo passo per tutelare le vittime , doveva risolvere questo problema, ma mi sembra che non vada in questa direzione. Le cose da fare sono ancora tante. Il punto è che la violenza maschile sulle donne ha una matrice culturale, chi è chiamato a gestire queste storie, risente a volte di stereotipi e di ruoli stabiliti. La fatica è proprio qui:  bisogna sgretolare le concezioni che fanno parte della società».

Sono passati più di sei anni da quel tragico episodio. La sua vita è cambiata: la carriera politica, un film su quanto ha subito, un libro e tanti progetti. Che donna è oggi?

Una persona sempre in cammino, che si deve rinnovare e trovare nuove risorse. Ora ho una sfida  a tutto tondo perchè con il passaggio a Italia Viva mi si richiede un impegno politico ben preciso. C’è senso di responsabilità e l’esigenza di riempirsi di nuove contenuti, affinchè le proposte che verranno possano avere un impatto sulla vita delle persone.

Da sinistra gli avvocati Piazzolla, Annibali e Miranda

Riforma della prescrizione, penalisti anconetani in sciopero Assemblea con Lucia Annibali

 

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