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«Spiagge infestate dal polistirolo»:
Legambiente fa i conti coi rifiuti

I RISULTATI dell'indagine Beach Litter 2019 sono tutt'altro che rassicuranti. Trovati 11.274 rifiuti in 13 spiagge da nord a sud della regione, tra le quali quelle di Marina di Montemarciano, Palombina di Falconara Marittima, Torrette di Ancona, e Marcelli di Numana. A farla da padrona è la plastica, che rappresenta oltre il 90% del totale

 

I risultati dell’indagine sono stati presentati questa mattina a Pesaro

«Su tredici spiagge marchigiane, per un totale di 35.900 mq monitorati (pari a circa 5 campi da calcio), sono stati trovati 11274 rifiuti, con una media di 867 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia (lineari) campionata, ovvero 8,67 rifiuti per ogni metro. Una mole incredibile che rappresenta soltanto la punta di un iceberg: i rifiuti in spiaggia e sulla superficie del mare rappresentano appena il 15% di quelli che entrano nell’ecosistema marino, mentre la restante parte galleggia o affonda. Rifiuti spiaggiati gettati consapevolmente arrivati da chissà dove attraverso i fiumi o che provengono direttamente dagli scarichi non depurati, dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera e, soprattutto, dalla loro cattiva gestione».

A fotografare il fenomeno è l’indagine Beach Litter 2019 di Legambiente presentata questa mattina a Pesaro nella Sala del Consiglio comunale, che racconta una situazione critica: il 90,3% dei rifiuti trovati nella spiaggia libera di Fiorenzuola di Focara presso il Parco Regionale del Monte San Bartolo, nella spiagge dei Gabbiani, di Sassonia e di Fosso Sejore a Fano, nella spiaggia libera di Piano Marina di Marotta, nella spiaggia libera nella zona sud di Marina di Montemarciano, nella spiaggia di Palombina di Falconara Marittima, nella spiaggia Torrette di Ancona, nella spiaggia di Marcelli alla foce del fiume Musone a Numana, nei due diversi tratti di spiaggia libera del lungomare Piermanni di Civitanova , nella spiaggia di Fonte di Mare a Porto Sant’Elpidio e nella spiaggia della Riserva Naturale Sentina a San Benedetto del Tronto è rappresentato dalla plastica (5166 rifiuti). A seguire, metallo (3,03%), carta/cartone (2,08%), vetro/ceramica (1,87%) e gomma (1,38%).
Oltre la metà (il 72,5%) dei rifiuti registrati sono rappresentati da sole 10 tipologie di oggetto. A guidare la top ten dei rifiuti più trovati troviamo il polistirolo (pezzi da 2,5cm fino a 50) e pezzi e frammenti di plastica che, assieme, rappresentano il 47,7% dei rifiuti. È ormai noto che il polistirolo rappresenta un enorme pericolo per l’ecosistema e anche per i pesci, dal momento che le cassette si frantumano facilmente e finiscono sia nelle pance del prodotto ittico e, in generale, nel mare. Medaglia d’argento, invece, per reti o sacchi per mitili (5,36%), spugne sintetiche (4,26%), reti e pezzi di rete (3,81%), mozziconi di sigarette (3,09%), altri oggetti di plastica/polistirolo (2,72%), tappi/coperchi di bevande (2,09%), cotton fioc/bastoncini (1,85%), bottiglie e contenitori per bevande (1,57%).
I rifiuti abbandonati direttamente sulle spiagge e a monte, insieme alla cattiva gestione dei rifiuti urbani e la conseguente dispersione di questi nell’ambiente, sono i principali motivi della presenza dei rifiuti sulle spiagge marchigiane (ben il 24% è riconducibile alla sola cattiva gestione dei rifiuti). Questa categoria di rifiuti è rappresentata da rifiuti da fumo, quindi mozziconi di sigarette, accendini, pacchetti di sigarette e imballaggi dei pacchetti, e dagli imballaggi alimentari, che comprendono contenitori in plastica per bevande e per cibo, tappi e coperchi di bevande, lattine, bottiglie, sacchetti dei dolciumi per fare alcuni esempi. I rifiuti derivanti da attività di pesca e acquacoltura rappresentano il 13% degli oggetti ritrovati e prevalentemente sono reti/sacchi per mitili e reti e pezzi di rete. Non solo pesca professionale ma anche pesca amatoriale. L’indagine di Legambiente (realizzata da aprile a luglio), è una delle più importanti azioni a livello internazionale di citizen science sul tema dei rifiuti spiaggiati, il risultato cioè di un monitoraggio eseguito direttamente dai volontari dei circoli dell’associazione, che setacciano le spiagge italiane contando i rifiuti presenti secondo un protocollo scientifico riconosciuto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, a cui ogni anno vengono inviati i dati dell’indagine. L’indagine rientra nel progetto di Legambiente Volontari per Natura.
«Ciò che i volontari hanno trovato sulle spiagge marchigiane è davvero preoccupante. Tutti questi rifiuti rappresentano un rischio concreto per la conservazione e la biodiversità del nostro ecosistema marino, per il turismo e in generale per la nostra economia – ha commentato Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche –. Nonostante nei mesi passati siano stati fatti dei passi in avanti per la soluzione del Beach e Marine litter, come l’approvazione della legge regionale n. 204/18, ora è arrivato il momento di alzare l’asticella. Ci appelliamo a tutte le amministrazioni affinché, attraverso campagne mirate, promuovano una maggiore attenzione agli acquisti plastic free, guidino i cittadini e i consumatori a prevenire i rifiuti e ad aumentare la qualità della raccolta differenziata e favoriscano il riutilizzo e la vendita dello sfuso. È necessario che tutti, governi locali, industria e consumatori, sorreggano insieme la sfida impegnativa che ci aspetta: diminuire l’enorme pressione che l’uomo esercita sui mari, gli oceani e i suoi abitanti.».
Nel corso della mattinata, inoltre, sono stati presentati anche i dati del progetto sulla pesca sostenibile delle seppie e sul riciclo delle reti da posta (Progetto pilota per avviare azioni virtuose in ambito ecologico. Progetti finanziati dalla misura 4.1 Piano di azione locale 2014 – 2020 del Flag Marche Nord). Il progetto, coordinato dalla cooperativa Blu Marine Service, ha coinvolto le marinerie di Fano e Pesaro ed è nato con un triplice scopo: avviare un percorso sperimentale di pesca sostenibile delle seppie che possa garantirne il successo riproduttivo, visto che negli ultimi anni questa specie ittica è in netto calo nel nostro mare; sperimentare il riciclo delle reti da posta, che hanno un alto valore commerciale – sono infatti realizzate in nylon – ma vengono raccolte come rifiuti speciali e quindi non mandate a riciclo; ripulire alcuni tratti SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona a protezione speciale) della costa pesarese con l’aiuto dei volontari di Legambiente. Proprio grazie a questo progetto, i pescatori di Fano hanno potuto recuperare in questi mesi 95kg di uova di seppie, per un totale di 165.000 seppie reimmesse in mare e si sono occupati del riciclo delle reti da posta dismesse. A Pesaro, invece, è in fase di sperimentazione la realizzazione di una rete da posta in materiali biodegradabili e compostabili. «Grazie a questo progetto – ha aggiunto Emanuele Troli, direttore della cooperativa Blu Marine Service – la piccola pesca artigianale ha intrapreso un percorso di presa di coscienza su come le attività di pesca esercitate possano, con dei semplici aggiustamenti culturali e comportamentali, diventare completamente ecosostenibili ed essere inserite in un meccanismo virtuoso che porti a perseguire appieno la sostenibilità delle attività, con minimi sacrifici e con notevoli benefici per la categoria e la società intera.».
Hanno partecipato alla conferenza: Heidi Morotti, assessore all’Ambiente del comune di Pesaro; Andrea Biancani, presidente commissione Ambiente Regione Marche; Marco Ciarulli, direttore di Legambiente Marche; Chiara Tagnani, responsabile campagne di Legambiente Marche; Enzo Frulla, presidente circolo Legambiente il Ragusello di Pesaro ed Emanuele Troli, direttore operativo Blu Marine Service.

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