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Perse le mani in un incidente sul lavoro,
Andrea Lanari si prende la rivincita:
«Così rendo la vita difficile agli infortuni»

CASTELFIDARDO - La vita del 42enne fu completamente stravolta sette anni fa. Oggi nuota a livello agonistico, progetta e sviluppa ausili che aiutano la sua disabilità, va nelle scuole per raccontare la sua storia de, soprattutto, si impegna per sensibilizzare operai, imprenditori ed enti nazionali ad adottare e divulgare l’importanza della sicurezza come testimonial dell’Anmil

Andrea Lanari mentre si fa la barba

 

di Francesca Marsili

«Quella mattina mi ero detto di sbrigarmi col lavoro per poi andare al mare con mio figlio, ma mentre sistemavo la lamiera all’interno dello stampo, improvvisamente la pressa si abbassò schiacciandomi entrambe le mani. Fu cosi, in una frazione di secondo che la mia vita cambiò per sempre». Andrea Lanari era un operaio specializzato nella costruzione di stampi per materie plastiche e tranciatura dei metalli. Aveva 35 anni quando nel 2012, un drammatico infortunio sul lavoro  lo ha reso disabile, o meglio, come lui stesso si definisce ”ulteriormente abile” perché occorre un’ulteriore abilità mista ad un mordace spirito di sopravvivenza per ritrovare l’autosufficienza dopo una lesione tanto devastante. E’ di Castelfidardo Andrea, oggi ha 42 anni e si è ripreso il suo destino: nuota a livello agonistico, progetta e sviluppa ausili che aiutano la sua disabilità, va nelle scuole per raccontare la sua storia di rivincita e, soprattutto, si impegna per sensibilizzare operai, imprenditori ed enti nazionali ad adottare e divulgare l’importanza della sicurezza sul lavoro come testimonial dell’Anmil. Nel giugno del 2012, quando avvenne l’infortunio, Andrea era felicemente sposato, padre di un bimbo di 6 anni e di un altro in arrivo. Lavorava in un’azienda vicino casa da molti anni, da subito dopo il diploma.

Andrea è diventato testimonial Anmil

Poi quel maledetto giorno l’infortunio: la macchina si azionò prima del tempo. «Ricordo solo una violenta scossa partita dalla base della testa lungo tutta la colonna – racconta Andrea con gli occhi lucidi – e una volta aperta la pressa l’immagine delle mie mani in condizioni disperate. Al risveglio mi sono reso conto che entrambi gli arti non c’erano più». Ripercorre col pensiero quei terribili giorni, li descrive invasi dalla disperazione perché certo del fatto che non avrebbe più potuto essere autonomo ed angosciati dalla paura che suo figlio lo rifiutasse. A Natale dello stesso anno, a distanza di sei mesi dall’infortunio, Andrea ha le sue prime protesi ed arriva per lui la rinascita: «Riuscivo finalmente a bere e a mangiare ed era per me un risultato straordinario ancora più bello per l’arrivo della mia secondogenita». Ma a distanza di un anno nonostante avesse delle nuove protesi, ancora più funzionali, arriva la richiesta di divorzio da sua moglie. Si commuove Andrea, confidando che se ce l’ha fatta a riacquistare autonomia ed autostima è solo grazie a chi non ha mai smesso di stargli vicino e non smetterà mai di ringraziare: «la mia famiglia, i miei amici, la comunità in cui vivo».

Andrea Lanari in bicicletta

Ma lui non si ferma, ogni giorno è vissuto per oltrepassare i suoi limiti e rimettersi in gioco. E’ orgogliosissimo della sua bicicletta da corsa con freno a contropedale che è riuscito a costruire interamente da solo e con la quale nei fine settimana riesce a rimettersi in contatto con la natura. Il desiderio di ritornare alla normalità era talmente forte da spingere Andrea a progettare e costruire dispositivi per migliorare la propria condizione di disabilità. Cosi, sotto casa, assieme a suo cognato, crea ausili personalizzati, plasmati sulle sue esigenze e soprattutto sulle sue protesi, che gli permettono di lavarsi o vestirsi in completa autonomia e ora è in grado di fornire consigli ad altri che si trovano in condizioni simili alle sue su come costruirseli in base alle loro esigenze. Nuota a livello agonistico Andrea. Nel 2015, quando ha iniziato ad affacciarsi allo sport paraolimpico si teneva malapena a galla, attualmente percorre 50mt in un minuto e benedice lo sport che lo ha aiutato a liberare soprattutto la mente. L’altra grande battaglia il nostro campione, la conduce attraverso L’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi sul lavoro) di cui è testimonial, dove ha ricevuto sin dal primo momento, aiuto e sostegno da esperti psicologi e lavoratori infortunati come lui: come fosse una seconda famiglia. Oggi Andrea, va in giro a raccontare la sua storia sensibilizzando datori di lavoro e dipendenti a fornire e pretendere sicurezza perché sostiene: «È inaccettabile che in un Paese civile e industrializzato come il nostro si abbia una giornaliera di 3 persone morte sul lavoro e decine di infortuni gravi. La sicurezza non è solo un obbligo, ma uno stile di vita». Il suo prossimo obiettivo, insieme all’associazione, è quello di incontrare sempre più studenti, aziende e istituzioni per sensibilizzare il maggior numero di persone sull’importanza della sicurezza sul lavoro. «Sette anni fa un brutto infortunio mi ha reso la vita difficile, ora – conclude – è tempo di rendere la vita difficile all’infortunio».

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