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Separati dal Coronavirus,
mamma e figlio di 5 anni
si riabbracciano dopo un mese

ANCONA - Lei era finita in ospedale assieme al marito, poi sopraffatto dal Covid a metà marzo. Il loro bimbo era stato preso in carico dai servizi sociali del Comune. Il ritorno a casa della donna e del piccolo è stato accolto con un lenzuolo decorato dai condomini

Lo striscione del condominio

 

I genitori si ammalano di Covid e finiscono in ospedale. Il loro bimbo, 5 anni e senza parenti prossimi, rimane solo. Di lui si occupano gli assistenti sociali del Comune, trovandogli una sistemazione per l’isolamento preventivo. Nel frattempo, il papà del piccolo muore. La moglie è grave in terapia intensiva, a Torrette. Passa un mese. Il bimbo non si ammala e la mamma si riprende. E’ fuori pericolo: esce dall’ospedale e riabbraccia sua figlio. Il ritorno a casa viene suggellato da uno striscione decorato dal condominio. E’ la storia di una famiglia anconetana ferita ma non sopraffatta dal Covid. A raccontarla è stata anche la sindaca Valeria Mancinelli: «Qualche settimana fa Amel si ammala seriamente di Covid-19, insieme al marito. Finiscono entrambi in ospedale a Torrette, e rapidamente in terapia intensiva. Con loro hanno un bambino di 5 anni (lo chiamerò Andrea, un nome di fantasia), non hanno parenti a cui lasciarlo all’improvviso. Bisogna trovare una sistemazione per lui. Andrea risulta negativo al tampone ma deve stare in quarantena. Ci attiviamo con i nostri servizi sociali ma non è facile; non possono prenderlo in carico le normali strutture che accolgono minori, c’è un serio rischio contagio. Si offre di farlo il Seeport Hotel. Gratuitamente. Gli riservano uno spazio bello, una grande stanza. Garantiscono tutta la sicurezza possibile e gli cucinano i suoi piatti preferiti. Lo accudiamo anche noi, arrivano dispositivi ma anche vestiti, lo facciamo giocare e riflettere con i nostri operatori e i nostri servizi. L’hotel riserva anche noi una stanza comunicante così non lo lasciamo mai, giorno e notte: è un bambino che si ritrova all’improvviso senza mamma e papà, solo, in un contesto nuovo. Il papà non ce la fa, purtroppo. Amel invece dopo un duro periodo di terapia intensiva, guarisce. Andrea non risulterà mai contagiato e sta benissimo. Quel lenzuolo steso al balcone dice che ora mamma e piccolo posso abbracciarsi. Forte. E dice anche che in questa immane tragedia l’umanità può dare il meglio di se stessa: dai medici e gli infermieri che combattono ogni giorno per tutti noi, al titolare del Seeport che ha fatto questo gesto anche se l’immagine di questa specie di peste poteva intaccare quella della sua attività, ai nostri operatori che non si sono rassegnati a costruire per Andrea un percorso di serie B, ad un palazzo intero che accoglie il ritorno di una mamma come una vittoria per tutti. È un bell’insegnamento. Buona vita Amel, buona vita Andrea».

 

Mamma e papà ricoverati, bimbo di 5 anni affidato ai Servizi Sociali

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