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Uno spreco 7 milioni per sistemare la Fiera,
Covid center fuori tempo massimo

CIVITANOVA - Gli autori dell'articolo di approfondimento sulla nuova struttura, rispondono all'assessore Sciapichetti e al consigliere regionale Micucci. Poca chiarezza su quanto sia il costo per la realizzazione dell'opera, la location è una delle meno appropriate, alternative erano l'ultimo piano dell'ospedale di Torrette o i due inutilizzati di quello di Civitanova. La Regione sta bruciando una cifra enorme a vuoto

Bertolaso, Sciapichetti, Ceriscioli e Ciarapica alla presentazione del progetto

 

di Giuseppe Bommarito e Monia Orazi

A leggere le considerazioni del capogruppo regionale Pd Francesco Micucci e dell’assessore regionale Pd Angelo Sciapichetti (leggi l’articolo), mirabile esempio di arrampicata sugli specchi, solo una cosa viene da dire: in quali mani è affidata la sanità pubblica delle Marche? In primo luogo Micucci e Sciapichetti eludono consapevolmente il problema principale. Fanno finta, cioè, di non capire: qui, infatti, non si sta parlando dell’alternativa tra l’incrementare o no nelle Marche di posti letto di terapia intensiva. Su ciò, se non altro per il principio di precauzione, siamo tutti d’accordo, in vista di una possibile riacutizzazione del Covid-19 tra qualche mese o anche tra qualche anno, nella stessa forma o in forme diverse.

L’avvocato Giuseppe Bommarito

Il problema vero, il principale, è invero un altro, è quello della “location” del nuovo reparto, se cioè sia giusto collocarlo non solo all’esterno delle strutture ospedaliere esistenti (ove sono presenti spazi di notevole ampiezza già belli e pronti, a costo strutturale zero), ma addirittura all’interno del centro fiere di Civitanova, cioè nel posto meno indicato di tutta la provincia di Macerata, in una zona dal traffico caotico e dagli intasamenti quasi quotidiani, con tutti i problemi già sollevati per i pazienti, per i medici, per gli infermieri, e per le strutture sportive e commerciali site nei pressi e per i cittadini che in massa le frequentano. Sull’esigenza di mantenere il nuovo centro covid dentro, e non fuori la rete ospedaliera già in essere, usufruendo di reparti attualmente dismessi o inutilizzati, si sono già espressi con nettezza impareggiabile nei giorni scorsi il sindacato regionale degli anestesisti e dei rianimatori e anche ben 660 medici e dirigenti sanitari facenti capo all’Anaoo Assomed Marche (leggi l’articolo).

Operai al lavoro questa mattina alla Fiera (foto De Marco)

Non pericolosi complottisti o dilettanti allo sbaraglio, quindi, ma tecnici altamente specializzati del settore – mai come in questa vicenda volutamente ignorati dai politici e dai burocrati della Regione Marche –, i quali hanno posto gli ovvi problemi degli spostamenti pericolosi per i pazienti, del personale medico e infermieristico assolutamente carente, dell’esigenza di tutelare i ricoverati con più patologie (la maggioranza, nel caso di coronavirus) richiedenti visite specialistiche, esami strumentali, accertamenti diagnostici, interventi operatori (non si tratta, quindi, solo di esami di laboratorio, come semplifica bellamente il duo Micucci-Sciapichetti). Il nuovo reparto covid non può quindi essere collocato nel centro fiere civitanovese, per tutte le considerazioni già esposte nel precedente articolo (leggi) e per quanto detto, con ancora maggiore autorità, dal personale sanitario sceso in campo nella vicenda. Il nuovo reparto – e non solo per una questione di costi, sulla quale torneremo – doveva e deve trovare collocazione all’interno della già esistente struttura ospedaliera, come, ad esempio, i già citati due piani inutilizzati dell’ospedale di Civitanova Alta oppure, meglio ancora, l’ultimo piano dell’ospedale regionale di Torrette, altrettanto inutilizzato, ove vi è la disponibilità di ben 130 posti letto. Uno scandalo nello scandalo aver ignorato queste situazioni, che avrebbero consentito maggiore velocità di realizzazione, costi di realizzazione e di gestione infinitamente minori e riutilizzo di spazi da tempo lasciati nell’abbandono nell’ambito di una più ampia politica sanitaria regionale pervicacemente volta a favorire in tutti i modi la sanità privata.

Francesco Micucci, Fabrizio Ciarapica e Angelo Sciapichetti col progetto

E veniamo ora ai costi, anzi agli sprechi. Affermano i due esponenti Pd, per ridurre la portata enorme dell’inutile operazione che stanno sponsorizzando contro ogni evidenza, che i 12 milioni di euro sino ad oggi strombazzati a destra e a manca dalla Regione non sarebbero il costo effettivo dell’opera, ma solo una stima preventiva e che la spesa finale, che essi stessi quantificano nella cifra simile di 11.600.000 euro (che, se non è zuppa, è pan bagnato), potrà essere ridotta da una serie di fattori, tra i quali (e qui veramente siamo nel surreale) anche ulteriori donazioni, che certo – dice il figlio di un mio amico che sta studiando ragioneria – non incidono sui costi. Ma allora, a parte le battute, un qualunque cittadino ha il sacrosanto diritto di chiedersi per quale motivo il Cisom, il soggetto direttamente responsabile dell’operazione, proprio ieri ha parlato di un costo addirittura di 12 milioni e mezzo e per quale motivo si è partiti, in piena confusione e in tutta fretta proprio allorché si era già ampiamente fuori dall’emergenza (con quasi 100 posti letto di terapia intensiva oggi disponibili), per una raccolta fondi per 12 milioni di euro, peraltro inopportunamente dirottata verso un soggetto privato (il Cisom), non avendo minimamente chiari i parametri fondamentali dell’operazione.

In primo luogo, l’esigenza reale dei posti letto di terapia intensiva da realizzare, prima 100, poi 90, poi 84, poi ulteriormente dimezzati visto che nell’ultimissima versione, il classico coniglio tirato fuori dal cilindro, questi 84 posti letto vengono suddivisi a metà tra terapia intensiva e terapia subintensiva, essendosi dimenticato qualcuno che proprio pochi giorni fa a Macerata, presso l’ex palazzina delle Malattie Infettive, è stata inaugurata, dopo una costosissima ristrutturazione, una struttura destinata a pazienti in terapia subintensiva, con ben 45 posti letto, peraltro anch’essi in gran parte inutilizzati. Poi i costi, quanto meno di massima, oggettivamente prevedibili, e non le cifre a caso e senza senso sinora sparate dai vertici regionali. Infine la durata temporale dell’utilizzo della nuova struttura, oscillante nelle dichiarazioni tra pochi mesi e qualche anno (ad esempio, se l’utilizzo fosse solo di qualche settimana o mese, come qualche politico locale ha detto, non sarebbe stato logico pensare a strutture di tipo militare facilmente poi smontabili, come avvenuto altrove?).

Francesco Micucci

Domande rimaste senza risposta e nulla di chiaro. Solo una certezza: si sta realizzando un’opera inutile, giunta fuori tempo massimo, non ragionata, ingestibile, con uno spreco ingiustificabile di soldi provenienti dalla solidarietà privata e di costi futuri per la sanità pubblica. Tutto però sarà rendicontato, affermano Micucci e Sciapichetti per cercare di tranquillizzare i marchigiani sempre meno disposti a farsi prendere in giro. Certo, ci mancherebbe, anche per una questione di rispetto verso i cittadini benefattori che hanno contribuito all’opera, che non ci fosse una contabilità finale, anche se, qualora la rendicontazione dei costi fosse precisa e puntuale come quella relativa all’afflusso delle elargizioni liberali, pochi alla fine del giro potranno capirci qualcosa. Ma le assurdità vanno ben oltre e toccano il colmo quando la coppia Micucci-Sciapichetti giunge ad affermare che la parte principale dell’esborso resosi necessario, pari al 60 per cento del totale per un importo di circa 7 milioni di euro, sarà non per i macchinari, ma per i lavori di adeguamento e di sistemazione dell’immobile fieristico (manco fosse da blindare il caveau della Banca d’Italia). In sostanza, la Regione Marche sta consapevolmente bruciando questa somma enorme a vuoto, a fondo perduto, visto che tra pochi mesi o, al massimo, tra 3 o 4 anni, il reparto covid civitanovese dovrà essere del tutto smantellato (con il costo ulteriore di 500.000 euro, precisano i due piddini). Cose veramente dell’altro mondo. Sta di fatto che, nonostante i penosi artifizi contabili messi in campo dagli esponenti regionali, il costo per ogni posto letto previsto supera ampiamente i 140.000 euro e inchioda la classe politica promotrice di questo colossale spreco ad una precisa responsabilità morale e politica, se non anche giudiziaria.

Ma non finisce qui questa barzelletta giocata sulla pelle dei cittadini e dei malati, perché al costo dell’opera dovrà poi aggiungersi il costo del personale indispensabile per coprire le 24 ore giornaliere. E qui soccorre il prof Luciano Gattinoni, docente a Gottinga, in Germania, uno dei massimi esperti mondiali di terapia intensiva e rianimazione, il quale, definendo il reparto covid della Fiera di Milano come la “fiera della politica e della vanità”, ha parlato, quanto al personale necessario a garantire l’assistenza h 24 nei tre turni giornalieri, dell’esigenza di ben 120 medici e 350 infermieri, numeri assolutamente impensabili per l’erigenda struttura civitanovese. Costi del personale e costi di gestione della struttura che graveranno sulla sanità pubblica anche quanto il reparto covid avrà pochissimi o zero pazienti. In definitiva, spreco enorme di risorse, spreco di strutture ospedaliere vuote e lasciate a marcire (Civitanova e Torrette di Ancona), disprezzo per il buon senso e per la collettività che ancora non ha perso l’uso della ragione e capisce molto più di quanto non pensino i vertici della Regione Marche. Non a caso, a parte il Pd locale e regionale, principale sponsor di questa scellerata operazione per motivi che è eufemistico definire opachi, tutti i partiti, sia di centrodestra che di sinistra, la Cgil regionale, l’ex presidente di centrosinistra della Regione Vito D’Ambrosio, stanno contestando fortissimamente l’operazione “Civitanova 100”. E poi c’è il sindaco di centrodestra, Fabrizio Ciarapica: come giustificherà la rinunzia al canone di affitto, oltre 60mila euro annui, che il Comune di Civitanova percepiva dalla società titolare della gestione del Centro Fiere, per concedere in comodato gratuito alla Regione e al Cisom quella struttura del tutto inutile, peraltro con passaggi formali estremamente zoppicanti? Come giustificherà, politicamente parlando, la rinuncia, chiara nei fatti al di là delle false promesse, al completamento dell’ospedale di Civitanova?
Chiudiamo con un appello, anche a nome dei tantissimi sottoscrittori della petizione lanciata a Civitanova: fermatevi, fermatevi per il dovuto rispetto verso l’intelligenza dei cittadini, verso la generosità dei benefattori e verso il dolore dei malati.

I lavori alla fiera di Civitanova

 

 

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