Ricorso respinto dalla Cassazione. Niente più appelli per Mirco Basconi, il carabiniere accusato dell’omicidio colposo di Korab Xheta, 23enne albanese, colpito alla nuca da una pallottola mentre il primo febbraio 2015 si trovava a bordo di un suv bianco, sospettato di essere il mezzo con cui si stava spostando per tutta la zona di Ostra Vetere una banda di topi d’appartamento. La sentenza dei giudici romani è stata espressa questo pomeriggio. Dunque, il verdetto di condanna nei confronti di Basconi, all’epoca dei fatti appuntato in servizio alla stazione di Ostra diventerà definitivo. Il militare, in primo grado, era stato condannato in abbreviato a scontare un anno di reclusione, pena sospesa. In appello, sette mesi e dieci giorni. L’albanese aveva trovato la morte all’ospedale di Torrette dopo quattro giorni di agonia nel reparto di Rianimazione. La pallottola sparata dalla pistola di Bastoni lo aveva colpito alla nuca, mentre si trovava sul sedile posteriore del suv Mercedes intercettato dai militari e sospettato di essere il mezzo su cui si stava spostando una banda di ladri. In un primo momento, i militari erano scesi dalle vetture d’ordinanza per controllare chi fosse all’interno del veicolo. All’improvviso, l’auto era stata messa in movimento, in direzione del gruppo dell’Arma. C’era il rischio, come sostenuto sempre dalla difesa, che qualcuno potesse essere investito.
Per impedire il tentativo di fuga e tutelare l’incolumità di loro stessi e di terzi, i carabinieri avevano fatto fuoco, mirando alle ruote del suv, come dimostrato dalla perizia balistica. Una pallottola, dopo aver rimbalzato per terra, aveva infranto il lunotto del Mercedes, finendo sulla nuca dell’albanese. I giudici d’appello avevano stabilito che «il militare non versava nelle condizione di necessità di far uso di armi indirizzandole verso le ruote del veicolo, con rischio poi concretizzatosi di collaterali conseguenze per la incolumità degli occupanti». La Corte d’appello aveva anche ribadito, come il gup del primo grado, che c’erano modalità alternative all’uso della pistola. Tutt’altra la versione della difesa, sostenuta dagli avvocati Mario e Alessandro Scaloni: si sarebbe prefigurata una situazione di necessità tale da giustificare l’utilizzo delle armi da parte dell’imputato, per cercare di preservare l’incolumità del gruppo dell’Arma e dei cittadini di Ostra Vetere, dato che il giorno della sparatoria coincideva con la festa di paese e c’era un numero di cittadini in circolazione superiore ai ‘normali’ pomeriggi invernali. Inoltre, come scritto nel ricorso per Cassazione, «Basconi non aveva altra scelta se non quella di cercare di bloccare la fuga facendo uso delle armi avendo già sperimentato il fallimento di metodi più soft» quali un inseguimento non andato a buon fine, un colpo di pistola sparato in aria da un altro appuntato, il controllo da vicino del suv con tanto di torcia. I soggetti fermati, riporta il ricorso, «avevano mostrato di non temere nulla e di volere a tutti i costi sottrarsi al controllo».
(fe.ser)
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