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Giacigli, coperte e stracci:
dormitorio all’ex stazione marittima
«Non sappiamo dove altro andare»

ANCONA - Bivacchi e 'letti' improvvisati sulle panchine nello scalo, ormai in disuso da anni, del porto. Una situazione che, di tanto in tanto, torna a riaffacciarsi nella realtà cittadina

Il dormitorio alla ex stazione marittima

 

La vecchia stazione marittima del porto torna ad essere il ricovero dei senza fissa dimora. In quest’ultimo periodo il numero delle persone che hanno trovato in questo luogo un posto dove trascorrere il giorno e, soprattutto, la notte è aumentato notevolmente.
A dormire al freddo, sulle panchine e sopra a cartoni utilizzati come giacigli, sono persone prevalentemente straniere. «Veniamo dal Senegal» dice un ragazzo in compagnia di un altro, apparentemente coetaneo. Non parlano quasi nulla di italiano e, a stento, un po’ di inglese. O forse, hanno più semplicemente poca voglia di parlare della loro situazione. «Ho 26 anni – aggiunge successivamente – e non so dove andare se non qui. Però – aggiunge – ci aiutano. Viene la Caritas».
Alla domanda: “In quanti dormite in questa zona della città” la risposta è «Siamo 15 persone, forse 20».
Di giorno si confondono nella città mentre di notte tornano a dormire qui, dove hanno lasciato le proprie coperte e vestiti, tutti piegati e accatastati sulle poche panchine che vi sono oppure a terra o dietro ad alcuni interstizi ricavati tra i muri delle pareti e i vecchi pannelli dove erano affissi una volta gli orari delle ‘partenze’ e degli ‘arrivi’ dei treni.
Impossibile vedere cosa celano quei muri se si cammina lungo la soprastante via XXIX Settembre. La realtà la si scopre solo passando all’interno del porto, e solo se si cammina lungo la banchina che corre a fianco dei binari oggi in disuso. A disposizione hanno due bagni decisamente sporchi. L’odore che emanano lo si sente ancor prima di entrarci mentre una fontanella viene utilizzata per lavarsi e bere.
In questo periodo di Covid, indubbiamente quella che si vive alla ex stazione marittima non è la situazione migliore non solo per un possibile rischio di contagio, ma pure per le condizioni igieniche che vi sono senza ovviamente tralasciare quelle umane. Il bagno, inoltre, viene utilizzato anche dai camionisti che transitano per lo scalo. Due soli gabinetti, e sono decisamente pochi.
La situazione che si vive qui, ma più che altro il “disagio”, non è poi così nascosto se non agli occhi della città. Sembra quasi la classica situazione di quando si nasconde la polvere sotto al tappeto.
Alla domanda: “Di cosa vivete?”, non danno risposta e la disponibilità a continuare a parlare, viene meno. Il luogo è apparentemente ordinato. Ognuno tiene alle proprie cose e qualcuno di guardia lo si incontra sempre; probabilmente o perché non ha modo di impegnare il tempo in altra maniera, o per controllare che non gli venga rubata una coperta. Non è infatti difficile pensare a come non sia facile dormire all’aperto quando, di notte, la temperatura in questo periodo è sotto i 10 gradi. Allo stesso tempo ci si chiede anche come mai tutte queste persone possano dormire ormai da settimane in questo luogo e non in una struttura al chiuso nella quale le loro condizioni di salute possano anche essere controllate. Nel frattempo, il dormitorio continua ad esistere e a riempirsi.

(al. big.)

 

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