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Tavernelle, un cimitero ‘mezzo morto’
Colombai inagibili per crolli

ANCONA - La chiesa è inaccessibile e regna l'incuria nella parte monumentale. Cappelle ed edicole private cadenti, come parte della cinta esterna. Il giallo dei loculi 'off limits' ma con le lucine accese

La giungla nel cortile del colombaio Angiolani 2

 

 

di Giampaolo Milzi

Due grandi colombai inagibili e pericolanti, ma solo in parte chiusi al pubblico; sprangate le porte della vecchia chiesa; una porzione di muratura con lapidi non lontana dall’ingresso che pare bombardata; transenne, reti, sbarre e ferraglia; barriere architettoniche e quindi disagi per i portatori di handicap; bagni privi di carta igienica e non igienizzati secondo le misure anti-Covid; e in alcune zone pulizia che, per vari motivi, forse anche per difficile accessibilità, che lascia a desiderare. Cartoline “dark”, ma troppo oscure.

Il colombaio Angiolani 2

Perché non stanno a testimoniare un millenario cimitero di campagna abbandonato, luogo ideale per suggestioni horror-goticheggianti. Ma a ricordarci le condizioni in cui giace il cimitero di Tavernelle, il maggiore di quelli comunali di Ancona. Che, per come è stato progetto e strutturato, almeno nella sua prima area edificata un secolo e mezzo fa, potrebbe essere per bellezza e suggestioni architettoniche un piccolo fiore all’occhiello del capoluogo marchigiano. Tra l’altro è triste notare l’esagerato numero di cappelle e tombe di famiglia, talvolta anche di concittadini illustri e/o nobili – collocate nella parte iniziale, quella che potremmo definire “storico/monumentale” – così fatiscenti e diroccate. Ma tant’è, di mancati interventi di risanamento privati si tratta. E forse le istituzioni più di tanto non possono agire. Ma è lecito chiedersi come mai l’Amministrazione comunale non si dia da fare, da una vita, con la “pietas” che converrebbe, almeno per resuscitare la parte totalmente pubblica dell’area sepolcrale. Almeno per restituirle il minino decoro che merita. Quanto alla ristrutturazione complessiva, difficile che avvenga: il Comune ha stanziato 900.000 euro per risistemare tutti i 13 cimiteri cittadini, in media 70.000 per ciascuno, e i soldi per riportare quello di Tavernelle al suo stato originario non basterebbero certo. Chissà, se potesse, cosa direbbe in proposito alla prima cittadina Valeria Mancinelli e ai dirigenti municipali dei Lavori pubblici il Conte Michele Fazioli. Lui, eroe risorgimentale, primo sindaco di Ancona dopo l’Unità d’Italia, alla guida della Giunta che nel 1861 decise la realizzazione del cimitero di Tavernelle e in soli 4 anni portò a compimento l’opera. Un’opera di prestigio, progettata dall’ing. comunale Luigi Daretti, nell’ambito della quale risalta ancora – nonostante tutto – l’eleganza dei vari colombai, frutto a partire dal 1938 dell’estro dell’architetto anconetano di fama nazionale Guido Cirilli.

Il degrado parte bassa Angiolani

E’ proprio dal grande colombaio ribattezzato “Angiolani 2”, che si può parlare di vero degrado. Il portale e la scalinata esterna sinistra della struttura, ubicate al piano terra dalla cui facciata si sono staccati parecchi mattoni, sono sbarrate da reti di ferro. Secondo Anconambiente – l’azienda addetta ai servizi cimiterali lampade votive e inumazioni – l’accesso al piano terra è stato interdetto dal 2018 a causa del crollo di alcune pareti e del soffitto. Ma ciò che si vede affacciandosi dalla rete del portale lascia basiti: lapidi frantumate nel pavimento, altre ancora incollate ai loculi come per miracolo, fenditure, foto di defunti poggiate qui e là, un tubo metallico di sostegno arrugginito. E una delle tante lucine votive, stranamente accese, vicino a un vasetto di “cadaverici” fiori di plastica. L’avverbio “stranamente”, poi, rende ciò che è un vero “giallo-nero”: già in questo livello di loculi ce ne sono centinaia, e molti resti mortali vi hanno trovato posto recentemente (ce n’è uno del 2004) questi estinti non sono più “cari” a nessuno, visto che, appunto, nessuno può raggiungere le loro tombe?

Si può comunque salire dentro il primo piano in pietra bianca e marmo (facendo attenzione a non inciampare in due gradini a pezzi) il cui diametro è più contenuto del sottostante, che ospita altre centinaia di loculi. Questa zona – divisa in due parti l’una sopra l’altra collegate da rampe a gradini – è frequentabile, ma l’atmosfera è sempre quella del tetro abbandono e dell’incuria, con uno scalino spezzato, un altro ridotto a metà. All’interno del colombaio, un vasto terreno circolare diventato un intrico di vegetazione che ricorda una giungla. La stessa inquietante visione si ripete, dopo una brevissima camminata, scrutando dalla rete di plastica sovrapposta a quella metallica che serra l’ingresso del colombaio “Angiolani 1”: all’interno dell’edificio circolare (di un solo piano), il “fu giardino” ormai simile a una radura boschiva, con rovi e piante infestanti a “go go”. Questo colombaio è stato chiuso nel 2000 per crollo, anche qui, del soffitto. Ma i loculi disposti lungo la circonferenza parietale esterna sembrano proprio, almeno in parte, svolgere la loro funzione. Tuttavia per i “gironi” interni vale lo stesso interrogativo del piano terra dello “Angiolani 2”; altre decine e decine di loculi irraggiungibili; possibile che tutte le salme siano state spostate? Capitolo a parte per la chiesa, edificata non molto dopo il 1920, autore il già citato Cirilli, con pianta centrale e volta a cupola. Un piromane nel 2016 ha causato un incendio, talmente rovinoso che la chiesa è stata chiusa.

Degrado colombaio Angiolani 1

L’anno scorso il Comune avrebbe dovuto restaurarla, ma non è avvenuto, eppure ci sono 300mila euro a disposizione. La sua facciata è inserita nella muratura esterna di un altro colombaio, con un porticato di colonne che delimita un corridoio aperto a mo’ di cornice, il cui tetto è talmente devastato a causa di continue infiltrazioni d’acqua da perdere continuamente pezzi. Il rischio di crolli – peraltro non segnalato – incombe sui parenti e/o amici dei defunti. Particolarmente disastrata, infine, la porzione di parete che – a due passi dalla ex camera mortuaria, sulla destra poco dopo l’ingresso principale – fa parte della cinta perimetrale del cimitero, con antiche lapidi alternate a spazi rettangolari vuoti e decrepiti, e alla base i soliti grovigli di rovi ed erbacce infestanti.

Gli scalini rotti e dissestati del colombaio Angiolani

Le lesioni nei loculi della cinta esterna del cimitero di Tavernelle

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