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«Arianna ed Enea freddi e spietati,
potevano compiere altri atti di violenza»

OMICIDIO DI MONTECASSIANO - Il gip indica tra i motivi che rendono necessaria la custodia in carcere di figlia e nipote di Rosina, il rischio di reiterazione del reato. Altro aspetto l'inquinamento delle prove, e un tentativo di Enea di fingere che all'ora del delitto stava con dei pusher per comprare hashish. Decisivo l'incrocio di telefoni, celle telefoniche e modem per stabilire il lasso di tempo (6 minuti) tra il ritorno a casa del giovane e la chiamata della madre al 112. Un periodo che non rende credibile la ricostruzione data dagli indagati

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Arianna Orazi ieri in tribunale per l’interrogatorio

 

di Gianluca Ginella

«Spietatezza nel programmare ed eseguire l’omicidio» di Rosina Carsetti, «freddezza e assenza di ogni rimorso». Questo scrive il gip su Arianna Orazi ed Enea Simonetti, figlia e nipote della 78enne uccisa a Montecassiano il 24 dicembre scorso. Il giudice Giovanni Manzoni lo dice nell’ordinanza cautelare, dove, tra le motivazioni che indica per la necessità della custodia in carcere, parla del pericolo di reiterazione del reato. Il giudice continua scrivendo di «inquietante personalità» di Arianna, «per come descritta dall’ex marito ed emergente dalle intercettazioni», e poi la «totale assenza di ogni resipiscenza inducono a ritenere elevato pericolo di reiterazione di altre condotte criminose con violenza alla persona o gravi fatti di violenza, anche in relazione ad eventuali soggetti ritenuti pericolosi per la loro sicurezza o ostativi rispetto alle loro mire. Pericolo evidente e attualissimo per Arianna ed Enea» dice il giudice.

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Enea Simonetti e la madre Arianna

Per Enrico Orazi, marito di Rosina e pure lui indagato per l’omicidio, invece il giudice parla di una figura marginale «rispetto al sodalizio madre-figlio» e nei suoi confronti, anche alla luce del fatto che ha 79 anni, non ha emesso nessuna misura cautelare. Altro rischio alla base della misura è quello di inquinamento delle prove, sempre da parte di madre e figlio. «Emerge una frenetica attività difensiva di Arianna Orazi ed Enea Simonetti anche con tentativo di alterare il quadro probatorio» dice il gip. Tra queste il giudice cita il fatto che abbiano resettato i telefoni, il dispiacersi «di non avere meglio predisposto il quadro simulatorio narcotizzando i cani». E anche il tentativo di Enea di tentare di contattare tramite un amico due spacciatori di hashish per fingere, dice il giudice, che al momento in cui avveniva l’omicidio lui si era incontrato con loro per comprare droga. Aveva anche chiesto uno spinello all’amico, non ottenuto, perché pensava poi avrebbe dovuto fare il test del capello e voleva risultare positivo per attestare di essere un consumatore di hashish e accreditare la tesi sulla lunga sosta nel parcheggio come dovuta ad un appuntamento per comprare droga. Una sosta che è durata un’ora e mezza nel parcheggio, secondo quanto ricostruito con estrema precisione dal consulente della procura Luca Russo.

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Luca Russo, a destra, esce dalla villetta insieme ai carabinieri con il materiale informatico sotto sequestro

«E’ stata una attività molto complessa, va dato merito alla velocità con cui i carabinieri si sono mossi con la procura, che ha consentito di reperire quanti più dispositivi possibili e analizzare e incrociare i dati. Questo ci ha consentito di ricostruire con esattezza il percorso e i movimenti di Enea» spiega Russo che ha tenuto a ringraziare la procura e i carabinieri per la fiducia che gli hanno dimostrato e le attività che gli hanno delegato. Russo con le sue analisi ha incrociato celle telefoniche, telecamere, modem wi-fi della villetta dove abitava Rosina, e ha consentito di stabilire che Enea è tornato a casa alle 19,41 (ora in cui il suo cellulare aggancia il wi-fi di casa). Sei minuti dopo Arianna chiama i carabinieri per chiedere aiuto e parla per la prima volta della rapina. Per gli inquirenti quei sei minuti sono l’ennesima prova che in casa non era entrato un rapinatore perché sarebbe stato impossibile che in così poco tempo Enea avesse scoperto la madre legata e l’avesse liberata, per poi scendere al piano seminterrato a liberare il nonno.

E anche la confessione fatta da Enea il 24 dicembre, poi ritrattata (leggi l’articolo), e che è stata riportata oggi pomeriggio nel corso della trasmissione Pomeriggio Cinque, non torna con i movimenti che ha descritto e i sei minuti. Altra cosa che non torna è l’orario della morte di Rosina indicato dalla procura. Si parla di un lasso di tempo che va dalle 16,49 (ora dell’ultima delle 5 chiamate fatte da Rosina alle amiche) e alle 17,15 (quando due vicini di casa passano alla villetta per portare un regalo di Natale e nessuno risponde).

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Il procuratore Giovanni Giorgio

Sempre Russo ha recuperato dai cellulari una conversazione su Instagram tra Enea e la madre in cui lei gli scrive di avere iniziato a studiare il piano e chiede se si possono cancellare le chat da Instagram. Chat tra lei e Enea che Arianna non cancella (anche se poi resetterà il cellulare) e il figlio sì.

Tra gli aspetti che emergono nell’ordinanza anche il reato di rapina. Una amica di Rosina parla di cento euro che le aveva prestato (e non sono stati trovati). La procura contesta agli indagati di aver rapinato i 100 euro alla donna, nel comò. Dice che Enea, Arianna ed Enrico avrebbero portato via i 100 euro e che Enea «compiva materialmente l’omicidio attesa la resistenza opposta dalla parte lesa», ossia Rosina. Su questo però il giudice scrive: «Non appare peraltro possibile allo stato comprendere se tale somma sia stata oggetto di rapina (reato che presuppone violenza o minaccia sulla parte offesa viva per sottrarle il denaro) o piuttosto sia stata sottratta dopo l’avvenuto omicidio». Il giudice ritiene che la premeditazione «appare logicamente poco compatibile con quella di un litigio insorto nel tentativo di sottrarre alla parte offesa i suoi ultimi denari».

 

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Enrico Orazi oggi non ha parlato davanti alle telecamere di Mediaset. Nell’altra immagine il collegamento dalla villetta di Montecassiano con Cronache Maceratesi

 

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