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Crac Banca Marche,
processo d’appello per i revisori dei conti

IN TRIBUNALE ad Ancona martedì partirà il secondo grado, i tre imputati erano stati assolti. Il ricorso è stato presentato dalla procura e dalle parti civili, tra queste il Movimento nazionale di difesa del cittadino con gli avvocati Borgani e Girardi: «Gli ex componenti del collegio sindacale si sarebbero resi "complici" del management dell'istituto di credito»

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L’avvocato Gianfranco Borgani

 

di Luca Patrassi

Martedì processo di Appello in Tribunale ad Ancona per gli ex componenti del collegio sindacale della ex Banca Marche: in primo grado Franco D’Angelo, Marco Pierluca e Piero Valentini, accusati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, erano stati assolti, in abbreviato. Il gup Carlo Cimini, nelle 110 pagine di motivazioni, aveva scritto: «non è configurabile il dolo» a carico degli ex componenti del collegio sindacale di Banca Marche. Per i revisori dei conti, difesi dall’avvocato Salvatore Santagata, i pubblici ministeri avevano chiesto sette anni e mezzo di reclusione. Il ricorso in Appello lo hanno fatto la Procura e le parti civili, tra queste ultime il Movimento nazionale di difesa del cittadino (Mdc) assistito dagli avvocati Gianfranco Borgani del Foro di Macerata e Micaela Girardi del Foro di Ascoli Piceno che hanno predisposto una memoria che ripercorre i passaggi più significativi della complessa vicenda che ha segnato la recente storia della ex Banca Marche sino al suo fallimento. Una memoria che porta i legali del Mdc a ribadire il concetto – la colpevolezza degli imputati – già espressi in primo grado dalla Procura ed anche dalle parti civili. Stando al giudice di primo grado, i sindaci – che avevano il potere di vigilare sulle decisioni prese dal cda in merito all’apertura delle linee di credito – avrebbero agito «in buona fede». Per i legali del Mdc, invece, Franco D’Angelo, Marco Pierluca e Piero Valentini, «nella loro veste di revisori dei conti della banca, pur percependo lauti compensi, anziché verificare e controllare la regolarità delle procedure di affidamento dei crediti (in alcuni casi per decine e decine di milioni di euro), la effettività e congruità delle garanzie date e la reale solvibilità degli obbligati, nonostante i reiterati moniti scaturiti da diversi controlli della Banca d’Italia ed ignorando i numerosi “campanelli d’allarme” che dal 2007/2008 segnalavano una situazione critica nella gestione dell’Istituto di credito marchigiano, si sarebbero limitati a “galleggiare nel sistema”, dando il proprio assenso ai bilanci ed il parere favorevole agli aumenti di capitale, mai segnalando agli organi di controllo ed all’autorità giudiziaria in atti e documenti alcun episodio di dubbia, non conforme o addirittura illegittima gestione pur avendone ampia prova in ragione del loro mandato. Così operando – aggiungono gli avvocati Gianfranco Borgani e Micaela Girardi – i revisori dei conti si sarebbero resi “complici” del management di Banca Marche attualmente sotto processo per i reati di bancarotta ed avrebbero con il loro comportamento concorso con questi ultimi (Bianconi in primis) a creare un danno colossale a tutto il territorio e all’economia marchigiana». Diversa l’opinione espressa dal Gup in primo grado che ha deciso appunto per l’assoluzione degli imputati, martedì si torna in Tribunale per il giudizio di Appello chiesto dalla Procura e dalle parti civili.

 

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