Aveva posizionato, nei terreni delle campagne di Arcevia, alcuni lacci metallici a nodo scorsoio, uno dei quali aveva causato la morte di un lupo.
Il decesso dell’animale è stato accertato lo scorso 14 gennaio dai carabinieri Forestali che hanno immediatamente avviato le indagini riuscendo in pochi giorni a risalire al presunto autore del reato.
I Forestali avevano trovato il lupo lungo la strada statale “Arceviese”, non molto distante dal cimitero. Si trattava di un esemplare adulto, morto dopo essere rimasto intrappolato in un laccio formato da una catena e cavo in acciaio, posizionato in una scarpata.
Per il primo intervento di soccorso e recupero dell’animale era stata inoltrata, da parte di un cittadino, una segnalazione al Centro Recupero Animali Selvatici Marche – Associazione Foxes di Fano, che inviò un suo esperto nel luogo del rinvenimento.
I carabinieri Forestali della Stazione di Jesi – San Marcello riscontrarono poi che il lupo era dotato di un radiocollare per monitorare a livello scientifico gli spostamenti della specie sul territorio.
Da una prima verifica, si constatò che l’esemplare era morto da alcune ore a causa della stretta provocata sul collo dal nodo scorsoio del cavo di acciaio.
Considerate le modalità, la morte deve essere avvenuta in seguito ad atroci sofferenze.
Dopo avere eseguito i primi accertamenti, nella serata la carcassa dell’animale è stata rimossa per essere sottoposta ai successivi esami clinici.
Nel frattempo i carabinieri hanno sequestrato la trappola e avviato le indagini per i delitti di ‘uccisione di animali’ e per ‘uccisione di fauna particolarmente protetta’.
L’esemplare si chiamava ‘Drago’ ed era stato già catturato illegalmente un anno fa, con una trappola dello stesso tipo ma nel territorio del Monte San Vicino, nel maceratese. Successivamente curato presso il Centro di recupero fauna Selvatica ed esotica Monte Adone nel bolognese, era stato rimesso in natura nei luoghi di origine.
Lunedì scorso però, dopo due giorni di intensa attività sul campo e di riscontro di indizi, i carabinieri Forestali di Arcevia hanno individuato, non molto distante dalla precedente, un’altra trappola innescata e del tutto identica a quella dove era rimasto intrappolato e ucciso ‘Drago’.
I successivi approfondimenti sul materiale ritrovato, sono stati utili per risalire a un residente di 80 anni nei pressi della località dove era stato trovato il lupo ucciso.
Effettuata una perquisizione domiciliare, sono state trovate e sequestrati cordini in acciaio, catene, morsetti ed altri oggetti utili per la costruzione di altre 5 trappole, permettendo dunque di individuare l’uomo come presunto autore dei reati.
Inoltre è stato rinvenuto e sequestrato un quantitativo di carne di selvaggina, pari a 3 chili, senza poterne documentare la provenienza legittima.
Il denunciato rischia, in caso di condanna, le pene previste dai reati di furto aggravato e uccisione di animali.
Dalla ricostruzione dei fatti e dagli elementi raccolti in seguito alle attività di perquisizione e sequestro, con ogni probabilità il laccio metallico che ha ucciso il lupo era stato posto in un luogo di abituale passaggio dei cinghiali al fine di catturarne qualche esemplare.
Posizionare lacci è però attività illecita, penalmente punita, e costituisce un metodo di cattura degli animali non selettivo poiché rischiano di essere catturati e uccisi pure cani domestici oltre che animali selvatici quali lupi, volpi, caprioli, tassi, istrici e di altre specie. Non da meno, va sottolineato che si tratta di un metodo cruento perché l’animale muore dopo ore di strazianti tentativi fatti nel cercare di liberarsi.
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