Il post di Salvini con la storia Instagram di Mangialardi
Lo scivolone social del capogruppo dem Maurizio Mangialardi finisce con una “condanna” pubblica in Consiglio regionale. E ora è a rischio il suo stesso ruolo. Dopo la storia su Instagram pubblicata il 25 Aprile in cui Matteo Salvini e Marine Le Pen compaiono a testa in giù e diventata un caso nazionale, ieri in aula il centrodestra ha presentato e approvato a maggioranza una mozione per «esprimere la netta condanna per quanto pubblicato, in quanto rappresenta una comunicazione violenta, intollerante, di istigazione all’odio verso l’avversario politico» ed in cui si «invita il gruppo Pd ad assumere i provvedimenti adeguati». Agli attacchi del centrodestra in aula, hanno risposto d’ufficio i consiglieri dem che hanno fatto quadrato intorno al loro capogruppo in un dibattito che è durato ore.
Maurizio Mangialardi
«La storia non è del 25 aprile ma del 24 – ha ribadito in Consiglio Mangialardi – Salvini più volte ha detto in tv che il programma di Marine Le Pen avrebbe potuto capovolgere l’Unione europea. Invece non è stata capovolta l’Europa ma quelle tesi. Nessuna attinenza con eventi tragici che hanno segnato la storia del nostro paese. Un fatto che, se decontestualizzato, poteva sembrare non opportuno ma se contestualizzato assume il significato che intendevo dargli. Se devo chiedere scusa, lo chiedo al 25 aprile per aver sporcato questo evento. Anche se forse la Regione dovrebbe occuparsi di più dei problemi che interessano famiglie e imprese». E poi sull’ipotesi che venga destituito da capogruppo, ha concluso: «Rispondo solo al mio gruppo per il ruolo che ho e se devo rimettere il mandato lo faccio per loro. Non può essere quest’Aula a prendere provvedimenti ma lo deve fare chi mi ha dato la fiducia».
Al momento dunque il ruolo di Mangialardi resta in bilico, nei prossimi giorni il commissario regionale Losacco avrà una riunione col gruppo dem per affrontare la questione. Ma l‘ipotesi che venga costretto a un passo indietro resta più che concreta, anche perché si intreccia con i già precari equilibri che hanno portato al commissariamento del partito regionale e al mancato congresso.
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