Irene Manzi, deputata del Pd
«Dimensionamento scolastici, la Regione non si ferma neppure davanti alle richieste del Tar che aveva accolto la richiesta di alcuni Comuni e sospeso l’efficacia di alcuni accorpamenti», così la deputata del Pd Irene Manzi sulla questione del dimensionamento scolastico in regione.
Secondo la deputata, il fatto che si prosegua sulla strada degli accorpamenti «mette in seria difficoltà tante realtà territoriali e incide negativamente sull’accessibilità ai servizi da parte delle famiglie. Eppure l’ordinanza del tribunale amministrativo poteva essere un’opportunità per avviare un dialogo reale e costruttivo con le comunità locali e le realtà sindacali, non semplicemente formale o di facciata. Invece la destra che guida la Regione, in ossequio alle disposizioni punitive del governo relative al dimensionamento scolastico, non sembra avere alcun interesse a garantire la continuità dei servizi educativi e la stabilità amministrativa anche in aree soggette a spopolamento.
Peraltro i tagli agli organici previsti dalla Legge di bilancio stanno determinando i primi effetti negativi per le scuole. Per il prossimo anno saranno tagliate a livello nazionale 5.700 cattedre e questo significa classi in meno e conseguenti ulteriori accorpamenti. La risposta della destra all’inverno demografico è quella di tagliare in modo lineare senza cogliere l’opportunità di lasciare le risorse al comparto istruzione per affrontare finalmente il tema della didattica e del numero di alunni per classe. Peraltro, il taglio dei posti di organico verrà suddiviso a livello regionale in ragione del calo percentuale degli alunni registrato in ciascuna regione. Una scelta che – stando ai dati diffusi ieri dall’ufficio scolastico regionale – vuol dire 150 cattedre in meno a livello regionale. Una decisione che rischia di penalizzare concretamente territori già fragili come le aree interne o contesti urbani più complessi».
Il calo demografico, dice ancora la deputata, non va usato «come una clava per tagliare le già poche risorse della scuola. Ci chiediamo se la Regione vuole affrontare il tema dell’inverno demografico in un’ottica di tutela degli alunni e delle famiglie oppure preferisce fare da spettatrice, lasciando che interni plessi chiudano».
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