Fedrigoni, i sindacati:
«E’ urgente l’attivazione
del tavolo di crisi al Mimit»

LAVORO - Cgil Slc, Fistel Cisl e Uilcom Uil esprimono forte preoccupazione per il futuro degli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta. Nonostante l’annuncio di ulteriori inserimenti di lavoratori nel settore delle carte di sicurezza, ad oggi non c’è un piano concreto di sviluppo, né un riequilibrio territoriale che possa garantire continuità produttiva e occupazionale per i lavoratori della Regione

 

Dopo le assemblee svolte nei giorni scorsi negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, ed avendo ascoltato con attenzione le perplessità delle lavoratrici e dei lavoratori, Cgil Slc, Fistel Cisl e Uilcom Uil esprimono forte preoccupazione per il futuro dell’Area Marche, alla luce dell’incontro avvenuto lo scorso 4 giugno con l’ad del Gruppo Fedrigoni, Marco Nespolo. «Nonostante il contesto di incertezza globale e le difficoltà dei mercati di riferimento, riconosciute anche dal vertice aziendale, permangono gravi criticità irrisolte nei nostri territori, che si riflettono in una mancanza di strategia industriale chiara e in una gestione sempre più orientata alla riduzione e alla frammentazione produttiva.- scrivono in una nota le organizzazioni sindacali – In questo scenario, riteniamo fondamentale garantire strumenti di tutela e accompagnamento occupazionale, anche attraverso l’eventuale utilizzo degli ammortizzatori sociali, in attesa che si concretizzino scelte industriali realmente orientate alla salvaguardia e alla valorizzazione dei siti produttivi marchigiani».

Tra le principali criticità emerse picca quella della macchina F3, già da tempo inattiva, che verrà smantellata e venduta, chiudendo definitivamente ogni possibilità di rilancio produttivo su quella linea storica. Il reparto E-Close non garantisce margini e volumi adeguati. A fine giugno sarà sospeso il ciclo notturno, con il rischio di collocazione in Cigs o interruzione dei contratti per i molti lavoratori in somministrazione, che rappresentano oltre il 90% della forza lavoro del reparto Le due turbogas, un tempo in grado di produrre energia anche per l’Enel, è stata fermata, e una delle due unità sarà con ogni probabilità ceduta, con ripercussioni anche sull’organico tecnico dedicato e limitando così energia e vapore anche per il futuro di altri possibili processi produttivi.

«Il Gruppo ha tentato, nei mesi scorsi, la vendita del marchio “Fabriano”, che riguarda il segmento delle carte da ufficio, non più prodotte dal dicembre 2024. Solo l’intervento congiunto di organizzazioni sindacali e istituzioni ha evitato una decisione irricevibile, ma non senza conseguenze sulle future strategie aziendali. – proseguono i confederali – È stato annunciato che solo il 20% degli investimenti nazionali sarà destinato all’Area Marche, con interventi mirati principalmente al ripristino di vecchi macchinari nel reparto Sicurezza. Si tratta di un’inversione strategica che riduce Fabriano da polo d’eccellenza internazionale a realtà marginale e terzista. Quanto emerso durante l’incontro del 4 giugno con i Segretari Nazionali, previsto dall’art. 10 del Ccnl, conferma una distanza crescente tra gli indirizzi centrali del Gruppo e la loro reale applicazione nei territori».

I sindacati hanno denunciato l’indebolimento progressivo del modello partecipativo che, in passato, aveva rappresentato un valore distintivo nelle relazioni sindacali con Fedrigoni. In particolare, nonostante l’annuncio di ulteriori inserimenti di lavoratori nel settore delle carte di sicurezza, non vi è ad oggi un piano concreto di sviluppo, né un riequilibrio territoriale che possa garantire continuità produttiva e occupazionale per i lavoratori della Regione. «Per queste ragioni, chiediamo con forza l’attivazione urgente di un tavolo di crisi istituzionale presso il Mimit, alla presenza del ministro Urso, dell’assessore regionale Aguzzi, dei sindaci dei territori coinvolti, delle Rsu e delle Segreterie Regionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil supportate dalle stesse segreterie nazionali di categoria, (per cercare soluzioni utili alle problematiche esistenti nei siti del territorio, approfondendo in particolar modo la vicenda “Giano”, non ancora risolta definitivamente, non escludendo nel caso  la proroga della Cigs per le aree di crisi.) È necessario garantire trasparenza sulle scelte aziendali, vincoli chiari sugli investimenti e tutele concrete per i lavoratori. La tenuta industriale, occupazionale e sociale dei siti marchigiani non può essere affidata a logiche di bilancio o a decisioni unilaterali assunte a distanza. Come sindacati, confermiamo la nostra disponibilità al confronto, ma ribadiamo con fermezza che il tempo delle promesse è finito: ora servono atti concreti, coerenti con la storia, il valore e le competenze che il territorio marchigiano ha saputo esprimere per decenni» conclude la nota delle Segreterie regionali marchigiane di Cgil Slc, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

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