Gianni Ciotti, noto commercialista anconetano ed ex consigliere comunale di Ancona, riflette sulla delicata situazione della Comerobus, suggerendo una pianificazione industriale della gestione, per ragionare quali gli interventi da eseguire, anche per evitare altre perdite. «Si leggono -da giorni- sui giornali locali più articoli sulla crisi di Conerobus Spa, società della quale il Comune di Ancona detiene il 40%, la Provincia di Aancona il 31%, che dà lavoro a 450 dipendenti – premette – Non essendo ancora disponibile il bilancio 2024 che sembrerebbe avere una pesante perdita di gestione, mi è sembrato opportuno fare il punto sulla situazione -materializzatasi negli anni- non senza riportare le dichiarazioni che abbiamo letto nelle settimane scorse, dalle quali risulterebbe -si dice- che la crisi Covid e quella energetica del 2022 hanno comportato un aumento vertiginoso dei costi e hanno fatto esplodere i problemi strutturali».
Congiunture, insomma, non colpe della Giunta che ha governato dal 2013 al 2023, visto che si dichiara che: “Pur tra molte difficoltà, tra il 2014 e il 2021 ,l’ azienda chiudeva in pareggio sostanziale. A quel punto bisognava affrontare quei problemi strutturali di petto, con una strategia chiara e concreta”. L’azienda è così arrivata nella situazione drammatica che vive oggi e risulta che per il Comune di Ancona, il contributo chilometrico è di poco superiore ai due euro per chilometro. Questo mentre “i costi, dal 2022, sono esplosi”.
Di qui la necessità per Ciotti «di approfondire l’analisi dei numeri partendo dai bilanci di Conerobus degli anni dal 2020 al 2023 per fare alcune considerazioni sulla società che, il 23 dicembre 2023, ha deliberato il “ripianamento delle perdite pregresse, mediante l’utilizzo di riserve del patrimonio e parziale abbattimento del capitale che passa da 12 milioni a 5”, non senza procedere -poi- ad accertare – gli anni di formazione delle perdite – annuali- di gestione, ed i relativi amministratori. – evidenzia il tecnico in un nota – Non si capisce il motivo per cui la “copertura delle perdite” sia stata “eseguita” solamente nel 2023 quando -peraltro- era iscritta nel bilancio -fin dal 2012- una riserva di rivalutazione di 3,88 milioni, che, avrebbe coperto parte delle perdite pregresse, permettendo di ridurre il capitale sociale -anni addietro- non all’importo attuale, con un “messaggio” chiaro ai successivi amministratori, sul modus operandi».
«Dal 2013 al 2022 le perdite di gestione sono state di ca. 7,0 milioni, contro utili di 0,72 milioni, che, integrate a quelle già iscritte nel bilancio 2012, euro 5,2 milioni, hanno materializzato un danno economico superiore a 11 milioni, per cui sarebbe da capire il significato di quanto è stato dichiarato e cioè che: “Pur fra molte difficoltà, tra il 2014 e il 2021 l’azienda chiudeva in pareggio sostanziale”. – sottolinea Ciotti – E’ auspicabile che ci venga indicato il “pareggio sostanziale”, stante quanto risulta dai dati contabili degli anni di riferimento. Sarebbe -inoltre- da capire il perché l’abbattimento del capitale non sia stato fatto negli anni indicati, quando le perdite –escludendo le Riserve di Rivalutazione- riducevano il capitale nei limiti di cui all’ art. 2446 c.c.. Un problema di natura politica? – domanda il commercialista nel suo comunicato – Allo stato sarebbe opportuno che il presidente in carica facesse una pianificazione industriale della gestione, per ragionare quali gli interventi da eseguire, anche per evitare altre perdite, e che più ancora -si avvalga- della collaborazione “tecnica” di chi risulta in grado di gestire i termini dei risanamenti aziendali, che suggerisca cioè, le modalità di controllo dei costi, avendo -peraltro- anche a mente che nei prossimi anni dovremo sostituire gli autobus attuali con quelli elettrici, con costi, allo stato, non facilmente quantificabili» conclude Ciotti.
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