di Federica Nardi
Fondi a persone e compagnie fuori dalle Marche o che non ne avrebbero avuto diritto, nessuna traccia di graduatorie né delle quantità assegnate, conflitti di interessi tra valutatori e valutati. Queste le accuse contenute in un video che circola in queste ore su Whatsapp e che riguarda il progetto Amat della Regione “Marche palcoscenico aperto”. Il video, realizzato da anonimi, con immagini di repertorio, screenshot e una voce artificiale circostanzia con nomi, cognomi e date una serie di presunte irregolarità di cui ora la Giunta ma soprattutto l’Amat dovranno rendere conto.
L’Amat infatti, guidato dal presidente Gino Troli e dal direttore Gilberto Santini, è indicato come soggetto attuatore del progetto che ha messo in campo 306mila euro e aveva nominato anche una commissione (composta oltre che da Santini stesso da due esperti esterni, Gemma Di Tullio e Federica Patti), per selezionare i 60 vincitori dei finanziamenti tra le 370 richieste arrivate. La notizia dei vincitori è di dicembre. Sulle modalità di selezione e assegnazione fondi c’è anche un’interrogazione del Movimento 5 stelle e una richiesta di chiarimento interna che arriva direttamente dall’assessora Giorgia Latini.
«Sarà il direttore dell’Amat a fornire tutte le risposte specifiche, rispetto ai rilievi che sono stati fatti, per capire se sono strumentali o meno – dice a Cronache Latini -. Non si trattava di un vero e proprio bando ma di manifestazioni di interesse. Il mio è stato un indirizzo politico e avevo chiesto di mettere in atto la procedura migliore per poter realizzare il prima possibile questo cartellone digitale». Latini spiega che segnalazioni simili sono arrivate anche alla sua attenzione: «Ho chiesto di controllare circa un mese fa. E quando sarà calendarizzata in Consiglio l’interrogazione risponderò con i dati tecnici che mi fornirà l’Amat, non mi tiro indietro. Ci tengo anche io che sia stato tutto fatto nel migliore dei modi e in modo regolare. Perché l’obiettivo, e da qui nasceva l’idea, era di sostenere il territorio. Tutto è stato poi gestito da Amat che era il soggetto più qualificato e con una organizzazione tale da poter sostenere anche in breve tempo l’organizzazione di un bando del genere».
Che però appunto non si capisce se fosse o meno un bando, rilievo contenuto anche nel video dove vengono mostrati i vertici Amat chiamarlo in video sia ‘bando’ che ‘invito’. Che sia attualmente impossibile reperire una graduatoria comunque è un fatto, così come è evidente che la news nel sito dell’Amat dove vengono elencati i vincitori sia diversa rispetto alla primissima pubblicata il 18 dicembre e poi, a detta degli autori anonimi del video, ripubblicata il 13 gennaio con numerose variazioni non giustificate esplicitamente. Inoltre nel video si sottolineano vari aspetti degni di chiarimento, oltre alla mancanza di documenti che mostrino graduatorie, punteggi o un qualche tipo di valutazione. Il primo è che diversi assegnatari non sarebbero marchigiani anche se nelle regole di partecipazione erano esplicitata la residenza nelle Marche. Il secondo è che soggetti già finanziati dal Fus sarebbero stati accettati (ed era esplicitamente vietato dalle regole). Il terzo è un presunto conflitto di interessi del direttore Amat Santini, che è anche direttore del Consorzio Marche Spettacolo: “Diverse compagnie e artisti che fanno parte del consorzio hanno partecipato al bando e sono state valutate dallo stesso – dice la voce artificiale nel video -. Ci si domanda in che modo nel procedimento sia stato garantito il rispetto dell’imparzialità delle decisioni? Quali i criteri oggettivi per l’assegnazione di punteggi e del perfezionamento della graduatoria di assegnazione di risorse pubbliche?”.
Domande che comunque Latini non vuole ignorare: «Se ci sono state irregolarità devono essere attenzionate, anche se non penso ci siano state – dice l’assessora -. Nel caso vanno chiarite. Ma sicuramente è stato un’iniziativa molto importante e positiva per il territorio. Hanno lavorato 500 e passa persone del mondo dello spettacolo. Tanti giovani e soggetti che prima non erano mai stati presi in considerazione. Io poi non ho né visto né fatto le graduatorie, perché ci sono delle commissioni apposite».
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