Petizione per lo stop ai rapporti con Israele,
il sì di Lidia Mangani: «Un impegno
coerente con le idee del mio partito»

REGIONALI – La candidata presidente del Pci ha partecipato all’iniziativa organizzata per la nascita dell’associazione Sumud a Falconara aderendo ai contenuti della petizione online che chiede la sospensione immediata dei rapporti della Regione Marche con lo Stato israeliano fino al rispetto del diritto internazionale

Lidiaa Mangani alla presnetazione della nuova associazione Sumud e dell petizione pro Palestinaa

 

La nuova Associazione Sumud si è presentata in occasione di un evento organizzato da ‘Marche per la Palestina’ e svolto venerdì scorso, 5 settembre, a Falconara sulla spiaggia del Circo Marinaro. Per l’occasione è stato effettuato anche un collegamento con la Global Sumud Flottilla diretta a Gaza, in particolare con l’anconetana Silvia Severini che parteciperà alla missione umanitaria internazionale. Durante l’incontro è stata presentata la petizione proposta da ‘Marche per la Palestina’ e da altre associazioni marchigiane, da sottoporre  anche a tutti e 6 i candidati governatori per le prossime elezioni regionali, per chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina e dell’immediata interruzione di ogni tipo di rapporto tra la nostra regione e Israele, promossa da tante associazioni e movimenti del territorio. «Fermiamo ogni rapporto e complicità tra la Regione Marche e Israele. Noi cittadini della Regione Marche, attraverso questa petizione insieme a tutti voi, chiediamo la sospensione immediata dei rapporti della Regione Marche con Israele fino al rispetto del diritto internazionale» si legge nel documento che può essere letto e sottoscritto al seguente link.

Ha aderito all’iniziativa anche Lidia Mangani, candidata presidente di Pci alle prossime elezioni regionali del 28 e 29 settembre. «Questo è l’impegno che come candidata presidente ho sottoscritto il 5 settembre a Falconara in occasione della costituzione dell’associazione culturale Sumud. – scrive sui social Lidia Mangani – Impegno richiesto a candidati e candidate alle elezioni regionali dal Coordinamento “Marche per la Palestina”, che ringrazio di cuore. Non una promessa elettorale di facciata. Ma un impegno coerente con le idee e azioni personali e del mio partito, il Pci, che non da oggi si batte per la causa del popolo palestinese, sottoposto prima all’occupazione della propria terra, poi all’apartheid e oggi al genocidio da parte di Israele. Una catastrofe umanitaria e un’ingiustizia perpetrata con la complicità dei governi occidentali e dell’Unione Europea e delle istituzioni»

Seguendo l’esempio delle Regioni Puglia ed Emilia-Romagna «e alla luce dei gravissimi crimini di occupazione e apartheid e delle violenze perpetrate nei confronti della popolazione palestinese e nella Striscia di Gaza, chiediamo – prosegue la petizione promossa dalle associazioni che si battono per la causa palestinese e la pace, tra le quali Sumud e Circo Marinaro – alla Regione Marche: il riconoscimento dello Stato di Palestina e la sospensione e il rifiuto di ogni collaborazione culturale, accademica, sportiva e turistica con istituzioni israeliane ufficiali o legate allo Stato di Israele. In questa ottica, chiediamo di revocare eventuali gemellaggi o partenariati con enti pubblici israeliani fino al rispetto del diritto internazionale umanitario. Un esempio concreto in questa direzione è il rifiuto dell’ospitalità a iniziative che prevedono la presenza di militari israeliani in libera uscita nelle città marchigiane, come recentemente denunciato dalla stampa (Pressenza, maggio 2025)».

Sollecitata inoltre «l’adozione di azioni economiche e civiche quali l’impegno affinché le aziende controllate o partecipate dalla Regione Marche non intrattengano relazioni economiche con imprese coinvolte nella colonizzazione dei Territori Occupati o la promozione di un codice etico negli appalti pubblici che escluda soggetti coinvolti nelle gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme Est».

Con il documento si domanda anche che venga «esercitata una pressione politica e istituzionale nei confronti del Governo italiano, tramite ordine del giorno, affinché lo stesso adotti: l’imposizione di un embargo sulle armi nei confronti di Israele; il congelamento dei rapporti di cooperazione militare-industriale con l’attuale governo israeliano e con tutti i soggetti a esso direttamente riconducibili; la sospensione delle relazioni diplomatiche con il governo israeliano responsabile delle gravi violazioni del diritto internazionale; il richiamo immediato dell’ambasciatore italiano da Tel Aviv e l’espulsione dell’ambasciatore israeliano dall’Italia, fino al rispetto pieno dei diritti umani e delle risoluzioni Onu; il divieto di ingresso sul territorio italiano per cittadini israeliani coinvolti in crimini di guerra o residenti in insediamenti nei territori occupati illegalmente; l’applicazione del diritto internazionale in favore del popolo palestinese. Tali misure dovrebbero durare fino a quando non verrà ristabilito il rispetto del diritto internazionale, fatta salva la collaborazione con quei soggetti che si impegnano apertamente per la fine della occupazione e apartheid, la protezione dei civili e l’assistenza umanitaria».

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