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Nuova Banca Marche, Goffi:
“Ubi valorizzerà il capitale umano”

GOOD BANK - L'amministratore delegato dell'istituto jesino commenta l'acquisizione e rassicura: "Tra contratti di prepensionamento e di solidarietà Nbm può accedere a un bacino ampio di fuoriuscite tra le 300 e le 400 unità"

Luciano Goffi

«E’ merito dei dipendenti, del loro impegno, se dall’inizio della crisi, nel 2012, pur tra mille vincoli, la nostra banca ha continuato a funzionare in tutti i suoi aspetti, e ha conservato clientela, raccolta, impieghi. Dall’inizio del commissariamento ad oggi la raccolta della clientela si è ridotta solo del 10%, segno del fortissimo legame tra banca e territorio». A dichiararlo è Luciano Goffi, ad di Nuova Banca Marche che resterà in carica fino al closing della banca ponte per poi andare in pensione. L’amministratore rassicura sugli esuberi del personale, uno dei nodi da risolvere dopo la cessione a Ubi Banca dell’istituto jesino, di Carichieti ed Etruria. «Non conosco il piano industriale Ubi per le banche ponte ma la voce dei tagli del 30% dei costi operativi è variegata e non comprende solo la razionalizzazione della forza lavoro. Posso comunque dire che con gli strumenti di prepensionamento e di solidarietà Nbm può accedere a un bacino ampio di fuoriuscite tra le 300 e le 400 unità.Tra i temi da affrontare, la razionalizzazione della rete territoriale con la chiusura di alcuni sportelli. Ma prima di cedere gli sportelli a terzi – spiega ancora l’ad – attendiamo il pronunciamento dell’antitrust: sono circa 60 le piazze in cui filiali Ubi e Nbm si sovrappongono». Quanto alla sede della direzione generale, attualmente a Jesi, Goffi non nasconde che «la nostra struttura è molto bella e funzionale, potrebbe essere utile per varie finalità e ci stiamo già muovendo per cercare soluzioni per il suo riutilizzo».

L’amministratore delegato elogia Ubi: «La proposta di Ubi è la migliore tra quelle emerse dall’asta competitiva, quella che meglio è in grado di salvaguardare gli interessi delle varie categorie di stakeholder. Le condizioni di vendita sono onerose per il venditore (il Fondo di risoluzione, e quindi il sistema bancario nazionale) a riprova del difficile contesto di mercato, ma anche testimoniano la volontà di favorire una aggregazione rispettosa delle esigenze dei territori e del personale . Ubi è uno dei gruppi più solidi ed efficienti del panorama italiano, con un’esperienza enorme in fatto di integrazioni. Il gruppo è cresciuto mettendo insieme banche con piani industriali intelligenti, sono sicuro che cercherà di valorizzare al meglio il capitale umano. Portiamo in dote ad Ubi una banca viva, la più importante nella Marche per quota di mercato, con 550mila clienti, 14,5 miliardi di raccolta tra diretta e risparmio gestito, poco meno di 9 miliardi di impieghi sani, con un bilancio ripulito e senza più i 4,5 miliardi di debiti verso la Bce che aveva a fine 2012. In 4 anni i correntisti sono cresciuti di 13.600 unità (di cui 5000 nel 2016), abbiamo erogato 2,2 miliardi di mutui a imprese e famiglie di cui il 30% a privati, e di questi 700 milioni di euro solo nel 2016 con una quota di mutui a famiglie cresciuti del 70% rispetto al 2015. Nel periodo, sono state 400 le uscite di personale e 30 le chiusure di filiali, di cui 20 nel 2016. Quella tra Ubi e Nuova Banca Marche è “un’aggregazione tra due banche molto vicine tra loro, ciascuna con una rete che ha avuto negli anni un ruolo fondamentale per la crescita dell’imprenditoria marchigiana. Due reti che ora, messe insieme, offriranno una vicinanza veramente capillare al territorio, e porteranno una gamma d’offerta molto importante».
Infine, il tema del credit crunch. Due banche in una e meno credito per tutti?«Lo escludo. Sono convinto che una banca molto presente dappertutto possa fare la differenza, e che possa anche essere uno stimolo positivo per i competitor».

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