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Rigopiano, il fratello di Dino:
“La speranza ora
è in un altro miracolo”

OSIMO - Parla Alessandro Di Michelangelo. Il poliziotto è ancora disperso con la moglie Marina sotto la slavina che ha travolto l'hotel a Farindola, sul Gran Sasso. "Le ricerche non si fermeranno". I colleghi fanno la spola tra Osimo e Pescara per stare vicini al bambino. Gli hanno portato regali e il cappello del padre. Lui chiede: "Quando viene papà ?". Il bimbo è ricoverato in Pediatria. Sarà dimesso domani (23 gennaio). I familiari sperano ancora di ritrovare in vita i genitori

Al Rigopiano si continua a scavare

 

Domenico Di Michelangelo e la moglie Marina Serraiocco

 

di Maria Paola Cancellieri e Agnese Carnevali

Ai colleghi del padre che erano andati a trovarlo per consegnargli alcuni regali ha chiesto: “Quando viene papà?”. Per rincuorarlo e rassicurarlo, gli agenti del commissariato di Osimo gli hanno risposto che il genitore, in questo momento, è molto impegnato al lavoro.

Intanto il fratello dell’agente, Alessandro Di Michelangelo, anche lui poliziotto, alla Digos di Chieti, continua a sperare di poter riabbracciare Dino. «La speranza ora è solo in un miracolo – dice contattato al telefono da Cronache Ancona – un altro miracolo». 

I poliziotti hanno giocato con il figlio di 7 anni di Domenico Di Michelangelo e Marina Serraiocco, la coppia osimana ancora dispersa sotto la neve tra le macerie dell’albergo Rigopiano, a Farindola, sul Gran Sasso.

 

E per farlo sorridere gli hanno donato una scatola di Lego, altri giochini e un berretto della polizia, sostenendo che quel cappello appartiene proprio a Dino, suo padre. Da due giorni i colleghi del poliziotto originario di Chieti, ma in servizio a Osimo, si alternano in delegazione, durante le ore libere dal lavoro, per andare a trovare all’ospedale di Pescara il bimbo, estratto dalla macerie insieme agli altri 4 ragazzini, e ancora ricoverato in Pediatria, all’ospedale di Pescara (leggi l’articolo).

La sala da biliardo dove si trovava il bambino della coppia, estratto vivo

Il piccolo si è salvato perché con gli altri coetanei stava giocando nella sala biliardo dell’albergo negli attimi precedenti alla valanga che ha sommerso la struttura ricettiva. In queste ore è accudito dalla nonna e dallo zio paterno.

«Sta bene, è coccolato dai nonni e da tutti noi – dice lo zio Alessandro –  Ogni tanto chiede della mamma e del papà ma non possiamo far altro che sostenerlo e fare scudo attorno a lui. Di mio fratello e di mia cognata ancora non si sa nulla. Le ricerche continuano e non si fermeranno. La speranza ora è solo in un miracolo, un altro miracolo. Non possiamo che ringraziare tutti i colleghi della Polizia di Stato di Osimo e Ancona che si sono stretti a noi come una grande famiglia. Un grazie va anche alla città di Osimo e agli osimani che continuano a testimoniarci il loro affetto».

Il bambino, forse già domani (lunedì 23 gennaio) potrebbe essere dimesso ma è sotto stretta sorveglianza degli psicologi che hanno invitato i familiari e chi va a fargli visita a non parlare di quanto è accaduto durante la vacanza sul Gran Sasso. E’ importante che sia lui a iniziare quel racconto doloroso che per lo choc subito potrebbe aver rimosso dalla memoria. I familiari sono consapevoli di quanto Marina e suo marito fossero apprensivi con il figlio. Sono certi che non lo avrebbero lasciato andare da solo, troppo distante da loro, mentre si trovavano in hotel. Il cuore quindi non smette di battere e questa sensazione sostiene con forza la speranza di trovare la coppia ancora in vita. Aggrappata a questa speranza tutta la questura di Ancona, come afferma il capo di gabinetto Stefania Marrazzo. «Non abbiamo novità perché purtroppo non ce ne sono, ma c’è ancora speranza. Siamo tutti vicini ai familiari di Domenico. Cerchiamo di non fare mancare mai la nostra presenza. Io ed il questore Capocasa siamo andati a Pescara nei giorni scorsi, ora ci sono i colleghi del commissariato. C’è una rete molto bella – prosegue Marrazzo – e anche chi è qui cerca di avere informazioni, sempre con grande rispetto, attendendo buone notizie. Abbiamo sempre creduto nel concetto di polizia come grande famiglia ed in momenti come questi non poteva esserci che grande condivisione».

Il salvataggio dei primi sopravvissuti

Domenico, Marina e il loro bambino

L’hotel Rigopiano prima della slavina

 

 

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