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Pd, Lodolini striglia gli anconetani:
“Basta guerre interne
è ora di voltare pagina”

ANCONA - L'onorevole dem traccia la strada per cambiare il partito dopo gli scivoloni di Urbisaglia e Ragni

Emanuele Lodolini

 

“In questi giorni si è parlato molto (e male) del Pd nella provincia di Ancona. Grande clamore attorno ad alcuni casi. Ovvio. Non giustifico. Questa raffigurazione mi ferisce essendone stato il primo segretario provinciale. Ovviamente non mi sfugge certa strumentalità che utilizza metodi di lotta politica che mai avrei pensato potessero essere praticati in una comunità che si chiama democratica. Per non parlare poi del tentativo di mettere gli uni contro gli altri. In momenti come questi, aldilà della mediocrità e di mezzucci, bisogna provare ad alzare lo sguardo e ad indicare alcune direzioni di marcia”. E’ la presa di posizione del deputato dem Emanuele Lodolini, dopo gli scivoloni in cui sono caduti, prima il consigliere anconetano Diego Urbisaglia con le parole sulla morte di Carlo Giuliani che gli sono costate l’espulsione dal partito (leggi l’articolo); poi quello più recente del giovane candidato alla segretaria provinciale Fabio Ragni per il video omofobo “Acqua di Frogio” (leggi l’articolo).  “Bisogna rilanciare il Pd in provincia e il nostro ruolo in ambito regionale – spiega ora Lodolini – l’ attuale forma partito, con i suoi riti e correnti che replicano in peggio i riti dei vecchi partiti del ‘900, va ripensata. Gran parte dei cittadini oggi considera i partiti come strumenti del passato ma guardano con interesse al futuro e ai grandi temi come lavoro, ambiente, salute, volontariato. Dunque non hanno disinteresse per la politica. C’è n’è abbastanza per una riflessione di fondo su forme partecipative che dovremmo iniziare a sperimentare. E’ il momento di una nuova generazione per interpretare il tempo nuovo che stiamo vivendo. Ma questa nuova generazione, secondo me, ha un compito: unirsi sulle idee e su un progetto al di là delle differenze di corrente. Non dividersi o farsi la guerra”. Quindi l’appello finale ai giovani che vogliono mettersi in gioco. “Se i giovani dirigenti che avanzano e si propongono con umiltà fonderanno la loro forza sulle idee prima che sulle carriere e compiranno una rottura vera faranno un bene a sé stessi, al Pd e al territorio che non potrà risollevarsi senza un progetto politico e partecipativo nuovo. La nostra provincia può essere il laboratorio. Io ci credo e sono convinto che ce la possiamo fare”.

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