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Scoperta la villa costruita con
i reperti dell’Ancona antica
distrutta dai bombardamenti

ANCONA – Gli inquirenti, mossi dalle ricerche del giornalista Giampaolo Milzi, hanno rintracciato l'abitazione in via della Palombare dove è custodita una incredibile collezione privata di pezzi accumulati 70 anni fa, tra cui archi, capitelli e colonne probabilmente risalenti alla chiesa di San Pietro e un prezioso mosaico romano di epoca imperiale

Alcuni fregi incastonati nella villa delle Palombare

Il mosaico romano di epoca imperiale ritrovato nell’abitazione

 

Archi, colonne e capitelli trafugati 70 anni fa, dalle macerie dell’Ancona antica distrutta dai bombardamenti. Sono diventati elementi strutturali, veri e propri pezzi portanti di una villetta privata in via delle Palombare. Una “casa – museo” costruita attorno ai reperti salvati dallo storico e appassionato d’archeologia Giorgi, di cui negli anni si era persa memoria, fino ad assurgere al limite di leggenda metropolitana. Gli esperti della storia cittadina hanno fantasticato a lungo sull’abitazione del defunto Giorgi, ma è stato grazie al lavoro d’inchiesta del giornalista e collaboratore di Cronache Ancona Giampaolo Milzi che i carabinieri sono riusciti a risalire alla villetta che custodisce pezzi antichissimi e preziosi, scampati alla distruzione della Seconda Guerra Mondiale, tra cui un mosaico romano di epoca imperiale. I militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Ancona, guidati dal maggiore Carmelo Grasso, in collaborazione con i militari della compagnia di Ancona, con il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ancona, durante le indagini coordinate dal pm Rosario Lioniello sono riusciti a risalire alla incredibile “casa – museo” della Palombare. Lo spunto lo ha dato Milzi, in qualità del direttore del mensile Urlo, con il suo gruppo specializzato in ricerche storiche Urlo Indiana Jones, che un anno e mezzo fa era riuscito a risalire alla villa, oggi di proprietà di un medico iraniano. L’uomo aveva acquistato la villa già di seconda mano, senza rendersi veramente conto di quale fosse il tesoro custodito al suo interno.

Gli elementi strutturali dell’abitazione che potrebbero essere parte della chiesa perduta di San Pietro

Parte dei reperti sono strutture architettoniche, capitelli, archi in serie, colonne, integrati nella ristrutturazione della villa nel primo dopoguerra, diventando veri e propri elementi strutturali di cortili e porticati. Questi pezzi risalgono a un periodo romanico-gotico, dal 1.100 al 1.300 circa. Molto probabilmente, gran parte di questo materiale arriva dalla chiesa andata distrutta di San Pietro. Negli anni ’90 infatti era stato proprio l’architetto e storico Vincenzo Pirani, nel corso di una conferenza dedicata ai luoghi di culto di Ancona andati distrutti nei bombardamenti, ad indicare come parte del patrimonio della chiesa di San Pietro potesse essere custodito nella casa delle Palombare, prima che si perdesse memoria per altri 25 anni della sua esistenza. Oltre a queste strutture, nell’abitazione sono conservati una serie di elementi decorativi, fregi, rappresentazioni di animali, simboli araldici delle antiche famiglie nobiliari, quasi certamente recuperati dalle macerie del colle Guasco. Tra questi figurano anche due stemmi del Comune di Ancona, uno danneggiato del ‘400 e un altro ottimamente conservato della prima metà del 1.500. Questo è stato riconosciuto anche da Giuseppe Barbone, ex funzionario dell’assessorato alla cultura, noto esperto di araldica, che ha dedicato un libro alla foto di quello stemma, indicandolo come uno dei primi esemplari del cavaliere armato, adottato dalla città come proprio simbolo istituzionale. Il pezzo più antico e più pregiato conservato alle Palombare è infine un mosaico romano, di età imperiale. Ora i reperti sono stati posti sotto sequestro cautelare. Lunedì mattina saranno illustrati da procura e carabinieri maggiori dettagli sull’operazione che ha riportato alla luce questo patrimonio di storia cittadina finito nel dimenticatoio e sulle sorti che attendono i beni rinvenuti.

(E. Ga.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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