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Ristorante al faro del Cardeto,
Legambiente: «Vietate le auto e i parcheggi»

ANCONA - Il circolo Pungitopo dell'associazione ambientalista interviene sul progetto di ristrutturazione, al vaglio dell'Agenzia del Demanio e si appella sia al Comune, sia al futuro concessionario della lanterna

Foto d’archivio

 

Ristorante stellato al Vecchio Faro, il circolo di Legambiente “Il Pungitopo” lancia il grido d’allarme. «C’è il rischio di una gravosa ipoteca sul ripristino della fruibilità pubblica del Faro Vecchio, monumento simbolo della città e del Parco del Cardeto e si rischia − aggiungono i rappresentanti del circolo − di snaturare il parco stesso, preludendo a una pericolosa e non tollerabile sua riapertura al traffico veicolare». L’Agenzia del Demanio deve ancora decidere per l’aggiudicazione definitiva, l’ultima seduta della commissione di gara del Demanio regionale riunita lunedì ha dato l’ok al piano economico, che prevede una concessione di 30 anni, con 12mila euro all’anno di affitto pagato dai privati per i primi 10 anni, 24mila euro per i successivi 10 anni e infine 36mila euro all’anno per la terza decade, per un totale di 720mila euro a favore dello Stato, oltre agli oneri pagati per la ristrutturazione del bene. La proposta dello studio di ingegneria ArtIngegneria in provincia di Novara, torna ora all’esame di Roma per l’ultima parola.  «Il Vecchio Faro − prosegue la nota di Legambiente − è sempre stato il cuore del Parco del Cardeto, un parco pubblico molto amato e frequentato, di conseguenza, ci aspettiamo che l’attività di un privato segua le regole che vigono al Cardeto e non che le regole del parco si pieghino alle esigenze di un privato». E il circolo lancia un doppio appello, al Comune ed al futuro concessionario del monumento. «Al Comune chiediamo che non preveda variazioni all’attuale regime di divieto di transito, eventualmente prevedendo una deroga solo ed esclusivamente per il carico e scarico, da effettuarsi in orari di bassa frequentazione da parte dei cittadini. E con l’occasione − aggiunge ancora il Pungitopo −, chiediamo all’amministrazione di riconsiderare gli orari di apertura del Parco e le modalità di sorveglianza». E per l’arrivo al ristorante dei clienti che non vogliano raggiungerlo a piedi «prevedere l’uso esclusivo di un solo mezzo alimentato elettricamente, a cura del gestore. L’area prospiciente il Faro non deve trasformarsi in un parcheggio a uso della struttura privata». Poi l’appello al futuro gestore «auspichiamo che gli orari di accesso al Faro e alle aree adiacenti siano idonei a garantire un’effettiva fruibilità e accesso al monumento. Dal Faro così i cittadini potranno godere di nuovo, dopo tanti anni di chiusura, di un panorama unico, anche nei fine settimana durante la buona stagione. Un monumento simbolo della città completamente privatizzato non sarebbe infatti un buon biglietto da visita per il capoluogo regionale». Il circolo anconetano di Legambiente chiama infine a raccolta tutte le associazioni che «hanno il Cardeto nel cuore» per avviare un confronto urgente sulla questione con il Comune «allo scopo di condurre un’azione unitaria di difesa della fruibilità del vecchio Faro e di rilancio del Parco, luogo ricco di suggestioni relative alla storia e della natura della nostra città».

Ristorante di lusso al faro del Cardeto, primo sì del Demanio

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