facebook rss

Fiaccolata per Pamela, la mamma:
«Era una morte che si poteva evitare» (Foto/Video)

ORRORE A MACERATA - Alessandra Verni durante la manifestazione ha rotto il silenzio: «Quello che hanno fatto a mia figlia è una violenza assurda per l'essere umano». Su Traini: «Ringrazio per il cero acceso ma siamo sempre contro la violenza»

La mamma di Pamela, Alessandra Verni, oggi a Macerata per la fiaccolata (nella foto con il fratello, l’avvocato Marco Valerio Verni)

 

di Giovanni De Franceschi
(foto di Fabio Falcioni, video di Andrea Petinari)

«Era una morte che si poteva evitare». Timida davanti ai flash e alle telecamere. Gli occhi verdi, profondi, pieni di dolore, ma anche e soprattutto d’amore. Quello che solo una madre è capace di provare. Nonostante tutto, nonostante l’orrore. Alessandra Verni è arrivata ai giardini Diaz di Macerata poco prima delle 21, sotto una pioggia battente. Proprio da lì è partita la fiaccolata per Pamela, sua figlia, venuta nella nostra provincia per disintossicarsi, finita in un tunnel di barbarie e ritrovata fatta a pezzi in due valigie ai bordi della strada che sale da Casette Verdini a Pollenza. Con Alessandra, il padre della 18enne Stefano Mastropietro e lo zio, nonché avvocato, Marco Valerio Verni. Ad attenderli i responsabili dell’associazione “L’esistenza ora”, che si occupa di assistenza alle donne vittime di violenza e poco meno di 200 persone, che hanno sfidato il tempo inclemente. «Sono contenta che siete così tanti», ha detto Alessandra mentre il serpentone saliva passando per i cancelli, quindi corso Garibaldi, prima di fermarsi in piazza Cesare Battisti. «Con questa  manifestazione volevamo accendere una luce per Pamela e chiedere giustizia», hanno esordito quasi in coro Deborah Pantana e Orietta Quarchioni, sulla scalinata che delimita il loggiato. Anche Alessandra ha chiesto verità e giustizia per la figlia, «oggi siamo qui per questo e perché non accada mai più, ma per tutti, ciao amore», ha aggiunto subito dopo. L’intento è chiaro: fare in modo che giovani e meno giovani, finiti nel tunnel droga, trovino una spalla su cui potersi appoggiare, che le famiglie non vengano lasciate sole.

«Vorremmo creare un’associazione no profit con medici, psicologi, esperti, chiunque possa aiutare persone in difficoltà, anche a trovare strutture adeguate – ha proseguito la madre di Pamela – perché a noi non c’hanno seguito come dovevano seguirci. Come famiglia siamo stati molto dietro a nostra figlia, ma purtroppo, questo lo devo dire, la sua è una morte che si poteva evitare». Sapere che una figlia, 18enne, sia stata fatta a pezzi è un’immagine con cui nessun genitore vorrebbe mai fare i conti. «E’ una violenza assurda all’essere umano – ha commentato Alessandra – non è da essere umani comportarsi così, quello che hanno fatto a nostra figlia è disumano, quindi spero che le forze dell’ordine e la magistratura facciano in modo che non accada più». Un ringraziamento ai sindaci di Macerata e Roma perché si sono impegnati affinché a Pamela sia dato almeno un posto degno dove riposare in pace, «un loculo al Verano».  Quando gli è stato chiesto che cosa pensasse del folle attacco terroristico e razzista messo in atto da Luca Traini, Alessandra non ha avuto dubbi: «Con Luca Traini noi non c’entriamo nulla, siamo sempre contro violenza. Ho saputo che ha acceso un cero – ha continuato – e di questo lo ringrazio, si ringrazia sempre quando c’è un cero acceso, una preghiera, però sul gesto che ha fatto non siamo d’accordo».

Poi sua figlia, l’ultima volta che si sono viste, proprio alla Pars, la comunità che la 18enne ha abbandonato prima di andare incontro al suo tragico destino. «Era il 21 (gennaio, ndr) – ha ricordato la madre, mi chiese di farle la piastra in camera sua perché c’era la riunione con tutte le famiglie, la visita ai parenti». Chi era Pamela? «Una cosa stupenda di Pamela è che quando è nata, mi salvò la vita, ma questo non lo racconto perché rimane mio». Prima che la famiglia di Pamela entrasse nell’auto per far ritorno a Roma, Paolo Diop, responsabile immigrazione di Movimento Nazionale, ha chiesto scusa «a nome di tutta la comunità, che le violenze finiscano qua, che non ci sia altro sangue, altra violenza. Dobbiamo unirci per la pace – ha proseguito  – e spero di aver dato il mio contributo per chiederti scusa». Scuse accettate. «Da madre le accetto però non sei tu che hai fatto a pezzi mia figlia. Spero allora che adesso tutti insieme, qualunque sia il colore delle pelle, faremo un passo per sconfiggere la criminalità». E che  dire alla politica che sta cavalcando un’orrenda tragedia, che non si è fermata neanche davanti all’orrore pur di ottenere qualche voto in più. «Di non dire tante cavolate – ha concluso Alessandra – di unirsi e pensare veramente alla gente, non tanto al popolo italiano, parliamo in generale di gente, di persone, di umanità. Ormai Pamela è diventata mondiale, quindi penso sia necessario parlare in grande».

 

Paolo Diop

Delitto di Pamela, indagato per concorso in omicidio il presunto pusher

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X