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Beffati di Pietralacroce,
nuovo appello a Mattarella
«Gli sconti non cancellano un’ingiustizia»

VICENDA COOPCASA MARCHE - Il sindacalista Andrea Raschia torna ad interessare del caso gli Affari interni della Presidenza della Repubblica. «Il risultato raggiunto è importante, ottenuto grazie ad uno sforzo collettivo, ma è parziale ed insufficiente. Tra i residenti c'è un sentimento di rabbia ed il peso di quello che è un dramma sociale»

Andrea Raschia

 

Beffati di Pietralacroce, nuovo appello del sindacalista Fp Cgil, Andrea Raschia, alla presidenza della Repubblica. Dopo un primo interessamento dell’ufficio Affari interni al tema, Raschia ha ricontattato gli uffici a seguito della riunione dell’altra sera tra gli ex soci di Coopcasa Marche, il sindaco ed il pool di avvocati che sta seguendo la vicenda. 

«Innanzitutto ho potuto constatare − premette Raschia − che durante l’esposizione della problematica all’altro capo del telefono, il funzionario in ascolto aveva già sul tavolo la relativa documentazione. Un modello organizzativo da estendere per una pubblica amministrazione di qualità, a garanzia dei diritti dei cittadini e a tutela del bene comune.
Poi, certo, servono idee, passione, partecipazione attiva – come il presidente Mattarella non manca mai di sottolineare – e soprattutto politica buona per realizzarlo, nello spirito della nostra Carta Costituzionale che tra valori e principi fondanti reca l’obiettivo di giustizia sociale. Obiettivo che resta dell’impresa che abbiamo di fronte e che dobbiamo tutti assieme realizzare. Le vicende di Coopcasa Marche, delle incompiute del Peep, stanno in questo solco, e come tali devono essere affrontate, e possibilmente risolte. Vicende dolorose e drammatiche – ed anche di opportunità se pensiamo alle occasioni di lavoro e ripresa e di sviluppo – che si trascinano ormai da quasi un decennio, che potrebbero consegnare un esito quanto meno contraddittorio. Famiglie che credevano, infatti, di aver realizzato il sogno della prima casa, onorando gli impegni a prezzo di grandi sacrifici, rischiano di trovarsi in una condizione paradossale: doversi ripagare la casa, anche se a prezzi di realizzo. Le cronache raccontano degli incontri tra sindaco e vertice Ubi Banca, istituto titolare delle ipoteche non ancora cancellate dopo il fallimento della cooperativa, che ipotizzano un abbattimento del loro valore fino al 40%. Tutto risolto, dunque? Ad eccezione di quanti hanno dato a suo tempo mandato al proprio avvocato di chiudere ad “ogni costo” la vertenza con la banca -impresa che loro malgrado fin qui non era riuscita -, si registra un’espressione generale di un sentimento di rabbia per quella che sembra ormai una conclusione data per scontata. L’ultima immagine che ho davanti agli occhi – lunedì sera nel corso dell’incontro svolto in parrocchia con il sindaco – è quella di una signora che piange dietro la colonna in chiesa, e non certo per motivi di soddisfazione.

La condizione che vive la gran parte di quelle persone è dolorosa, un vero dramma. Una tragedia, come ha riconosciuto lo stesso sindaco che pure ha cercato di muoversi dentro il contesto dato. al fine di ottenere il più possibile: “il massimo – ha tenuto a precisare lei stessa – per questa via” e nel contesto dato il risultato che si prefigura è oggettivamente apprezzabile. Un risultato – ancorché parziale e insufficiente -, da ascrivere esclusivamente ad un impegno collettivo delle persone coinvolte che hanno trovato nel deputato Piergiorgio Carrescia e nel sindaco figure autorevoli e riferimenti solidi. Tengo a precisare, però, che senza questa ribellione civile non saremmo giunti a questo primo approdo. Frutto di attiva partecipazione, di iniziativa concreta nostra, e della vicinanza dell’intera opinione pubblica alla quale i mezzi di stampa hanno fornito quotidianamente precisi elementi di valutazione. E il grido di dolore è stato raccolto anche dal Capo dello Stato, dal quale siamo in attesa di ulteriori riscontri dopo le prime iniziative assunte dagli alti uffici del Colle.

Perché continuiamo a definire il risultato “parziale e insufficiente”? Perché i cittadini di Pietralacroce, legittimi assegnatari del Peep non possono accontentarsi? Perché? Perché ciò che si consuma è una palese ingiustizia. Per questo inaccettabile. Tutte quelle famiglie hanno pagato con i risparmi di una vita la propria casa. La prima casa. La questione non può essere risolta con ulteriori sovrapprezzi ancorché “scontati”. Per questo riteniamo che il cammino verso l’obiettivo di vera giustizia sociale, che questo dramma ripropone in modo così forte, sia tutt’altro che compiuto. Ogni iniziativa di soggetti privati che va nella direzione auspicata deve essere colta e valorizzata. Ciò vale anche per le banche che operano nel territorio e dovrebbe valere ancor di più per gli istituti di credito che hanno superato gravi crisi, momenti di collasso, e fallimenti grazie all’intervento pubblico, con ingenti risorse dei contribuenti.

Ma la questione, tema fondante per una comunità, non può essere lasciata ad iniziative benefiche. I drammi sociali, le tragedie e l’interesse pubblico non devono passare in secondo piano».

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