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Liste d’attesa: il budget è
agli sgoccioli,
le visite slittano a gennaio

SANITÀ - Con la riduzione dei fondi pubblici nell'ultimo periodo dell'anno, le prestazioni calano tra ottobre, novembre e dicembre per essere programmate a partire dall'anno successivo. Un trend nazionale, svelato dal "mini" reportage di Milena Gabanelli, ma le Marche sono la regione dove la frenata è più evidente, seconde solo alla Campania. Duello in aula questa mattina, mentre andava al voto la variazione di Bilancio, tra il presidente della Regione Ceriscioli e le opposizioni

 

Obiettivo riduzione liste di attesa, l’imperativo che il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, aveva ribadito in occasione della nomina dei nuovi direttori di area vasta appena 15 giorni fa. Eppure un “mini” reportage video di Milena Gabanelli per il corriere.it vede le Marche rallentare drasticamente, più di tutte le altre regioni d’Italia eccetto la Campania, l’erogazione delle visite specialistiche del servizio sanitario pubblico nell’ultimo trimestre dell’anno, facendo slittare le prestazioni a gennaio dell’anno seguente. La giornalista parla di un – 20% di visite tra ottobre, novembre e dicembre 2016 rispetto a gennaio, febbraio e marzo dello stesso anno. La spiegazione? Non certo perché ci si ammala meno nell’ultimo periodo dell’anno. Questione di budget. I manager della sanità, di fronte all’assottigliarsi delle risorse a fine anno, bloccano le prestazioni, rimandando i costi al budget dell’anno nuovo. Un trend che si registra in tutta Italia, ma che nelle Marche emerge con maggiore evidenza. Peggio solo la Campania.

Un tema che questa mattina ha acceso il dibattito in Consiglio regionale dove si è discusso ed è andato al voto l’assestamento di Bilancio. All’attacco il capogruppo della Lega Nord, Sandro Zaffiri, quello di Fratelli d’Italia, Elena Leonardi, vicepresidente della commissione Sanità, e quello del Movimento 5 Stelle, Gianni Maggi, che hanno citato i dati del reportage di Gabannelli. «La Giunta regionale vive alla giornata, senza strategie anche sulla sanità − ha tuonato Zaffiri −: siamo al penultimo posto in Italia per le liste d’attesa con -20% di riduzione dell’attività ambulatoriale nel quarto trimestre». Ha commentato Leonardi a margine della seduta: «La notizia delle liste di attesa per le prestazioni specialistiche che vede le Marche peggiore regione d’Italia dopo la Campania, è il risultato di una politica sanitaria fallimentare a guida Pd. La rincorsa a misure palliative, tardive, come il prolungamento delle prestazioni di alcune strumentazioni diagnostiche sono un insufficiente gesto, come a voler “mettere una pezza” ad una situazione che è davanti agli occhi di tutti i marchigiani. Dall’attacco alla proposta:  «In seno al Comitato per la valutazione delle politiche occorre la realizzazione di una cosiddetta “Missione valutativa” sui tempi di attesa così da accertare le cause dei ritardi nell’espletamento delle prestazioni sanitarie. Essere Regione “benchmark” − ha concluso − per il rispetto delle spese ha ben poco valore se a tale parametro non corrisponde la reale capacità del sistema sanitario regionale di fornire servizi essenziali e garantire il diritto alla salute di tutti i marchigiani».

Il presidente della Regione ed assessore alla Sanità, Luca Ceriscioli, ammette la possibilità di un calo dell’attività ambulatoriale nel quarto trimestre dell’anno, periodo in cui i fondi calano, ma ha sostenuto «il 20% mi sembra eccessivo, ho un dato diverso». Ed ha aggiunto: «Faremo una verifica sul dato e utilizzeremo gli strumenti necessari perché venga corretto se risultasse così. I dati non raccontano questo tipo di realtà. Le attività − spiega − in carenza di fondi “frenano” nell’ultimo trimestre perché altrimenti il dirigente viene “licenziato” se sfora. Perché non sforiamo sempre e cacciamo il direttore per poi nominarne un altro? − ha lanciato la provocazione Cerisicoli −. La tassazione regionale verrebbe portata al massimo: 150 milioni di euro in più di Irpef senza contare poi l’Irap e sulle spalle dei marchigiani ci sarebbero più tasse da pagare. Ci sta − ha concluso − una frenata per stare nei limiti di bilancio ma non più ampia: facciamo una verifica. Occorre anche considerare il rapporto tra produzione e spesa: se un sistema produce molto poi frena». La spiegazione non convince il consigliere Maggi che ha sottolineato: «Se le liste attesa slittano all’anno successivo i cittadini non pagheranno tasse in più ma dovranno pagare la sanità privata per farsi curare».

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