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I segreti di Lorenzo Lotto
negli archivi di Loreto

MACERATA - Colloquio con padre Floriano Grimaldi, il più profondo conoscitore della vita del pittore in mostra a Palazzo Buonaccorsi

Floriano Grimaldi

 

di Donatella Donati

Il colloquio con padre Floriano Grimaldi mi ha immerso per un po’ nel clima descritto e raccontato da Umberto Eco nel libro ‘Il nome della rosa’ , quel misterioso mondo di ricerca attraverso la consultazione degli archivi della traccia di una vita e di una verità. L’archivio della Santa Casa di Loreto con la sua lunga storia attraverso ricostruzioni e rovine ha offerto a padre Grimaldi, un cappuccino lucido e brillante nonostante l’iniziale rudezza, la possibilità di indagare a fondo sulla vita di Lorenzo Lotto, arrivato nelle Marche perché chiamato da uno zio commerciante prima ad Ancona poi a Loreto.  Dal 1480 fino al 1556 Lorenzo ha diligentemente compilato quasi quotidianamente un diario delle sue spese e per ciò delle commissioni ricevute, diario da cui è nato in due volumi ‘Il Libro delle spese diverse’. Pubblicato una decina di anni fa e presentato nel Salone del libro di Torino, è stato oggetto di una lunga intervista televisiva che ne ha raccontato origine e luoghi di provenienza con minuzia. Con l’accuratezza con la quale dipingeva, Lorenzo elenca le sue spese quotidiane, quelle della sua vita solitaria, quelle del materiale di cui deve provvedersi  per la pittura, quello che ha in mente con quella pittura di guadagnare. Che i pittori rinascimentali avessero il piacere di fissare sulla carta riflessioni e notizie della quotidianità è noto e gli archivi sono una delizia per coloro che vogliono confrontare col suo tempo l’artista di cui si occupano, individuandone le esigenze, la storia e tutto quanto riguarda la normalità della vita di cui fa parte anche il denaro.

La mostra a Palazzo Buonaccorsi

Padre Floriano Grimaldi, con questo nome bellissimo che è quasi un’opera d’arte, si è fatto aiutare nelle sue ricerche di archivio da una giovane studiosa, Katy Sordi, recanatese e molto capace di cogliere subito i dati importanti da fissare. Ho accennato a Padre Floriano della polemica Sgarbi-Dal Pozzolo e lui si è detto stupito che si facessero discussioni senza prove, e le prove sono negli archivi. Quanto alla morte di Lorenzo Lotto è certo che sia avvenuta a Loreto dove negli ultimi tempi della sua vita si era ritirato. Ne è la prova anche il materassino su cui giaceva che è stato venduto subito dopo il suo decesso e di cui, sempre negli archivi, resta la traccia. La mancanza di indicazioni sul luogo della sua sepoltura è dovuta al fatto che i morti venivano deposti sotto il pavimento della chiesa, pavimento che fu più volte rifatto per varie ragioni, dal cattivo odore che emanava al bombardamento subìto dalla Basilica nel 1944, bombardamento che ne fece l’obiettivo di un’ apposita incursione degli aerei americani, poco prima che arrivassero i soldati della quinta armata che liberarono la zona dai tedeschi fino alla famosa linea gotica. Le ossa comunque venivano rimesse alla rinfusa sotto il pavimento senza lasciare alcuna traccia che identificasse il morto. Padre Floriano si è un po’ meravigliato di non essere stato contattato in occasione della esposizione delle opere del Lotto nelle Marche e continua a ripetere che tutte le questioni circa le attribuzioni trovano spesso una risposta negli archivi.

Sgarbi in visita alla mostra

Penso anche io che una critica purovisibilistica non confortata da indizi scientifici abbia fatto il suo tempo, basterebbe leggere più approfonditamente storici dell’arte come Erwin Panofky, che per lo meno ha un’ impostazione storica e scientifica, per non lasciarsi andare a delle supposizioni non supportate da documenti. Nel salutare e ringraziare Padre Floriano, voglio ricordare che da bambina, uscita di casa in Corso Persiani ed entrata nella chiesa di Santa Maria dei Mercanti dove era collocata l’Annunciazione di Lorenzo Lotto, mi faceva paura il gatto nero che fugge terrorizzato e sembra voler uscire dal quadro per venirti addosso. Solo molto più tardi all’università La Sapienza, ascoltando una lezione di Venturi, capii attraverso la sua spiegazione in che modo il pittore incrociando abilmente luci ed ombre, aveva dato l’impressione che il gatto nero uscisse dal quadro, anche questa una prova scientifica.

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