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Maltrattamenti all’asilo nido:
caso archiviato dopo un calvario di 7 anni

RECANATI - Patrizia Scipione, difesa dagli avvocati Vando Scheggia e Marielvia Valeri, come gestore dell’asilo nido “Il covo dei birichini” di Osimo e Castelfidardo, finisce sotto inchiesta nel 2011 per la denuncia di una ex dipendente, risultata poi infondata. Nel 2018 il gip archivia, su richiesta della procura. La donna: «Mi vergognavo anche di andare a fare la spesa, ma ora la verità è stata ristabilita»

Da sinistra: Marielvia Valeri, Patrizia Scipione e Vando Scheggia

 

di Giovanni De Franceschi (foto Fabio Falcioni)

Bimbi costretti a mangiare con il naso tappato o con gambe e mani legate, oppure lasciati sporchi di vomito. Accuse pesantissime, rivolte da un’ex dipendente e risultate alla fine totalmente infondate. E’ durato ben sette anni il calvario che ha dovuto subire Patrizia Scipione, 58enne di Recanati.  La donna, insieme alla figlia gestisce l’asilo nido “Il covo dei birichini”, che aveva sedi oltre che nella città leopardiana, anche a Castelfidardo e Osimo. E nel 2011 è finita sotto inchiesta (proprio insieme alla figlia) con un fascicolo aperto dalla procura di Ancona per maltrattamento di minori e sequestro di persona. Il procedimento è stato archiviato dal gip Antonella Marrone alla fine dello scorso anno, su richiesta della stessa procura. 

Patrizia Scipione

«Mi vergognavo anche solo ad andare a fare la spesa – commenta la Scipione, assistita dagli avvocati Vando Scheggia e Marielvia Valeri  – le accuse erano pesantissime e non sapevo dove sbattere la testa, ho rischiato il carcere. Ma adesso ne sono venuta fuori sia al livello personale che professionale, la verità è stata ristabilita. E ci tenevo per i genitori dei bimbi che venivano additati, per le dipendenti, tutte brave persone, e per le mie cinque figlie, non sopportavano potessero vergognarsi di uscire di casa». Tutta la vicenda è iniziata a luglio del 2011 dalla denuncia della ex cuoca del nido di Castelfidardo, supportata dalle testimonianze di altre due dipendenti. Secondo le tre, appunto, Scipione e sua figlia maltrattavano i bimbi del nido. Da lì sono partite le indagini dei carabinieri. Telecamere nell’asilo, appostamenti fuori, telefoni sotto controllo, blitz dei Nas, dell’Asur, dei Servizi sociali del Comune. Per due anni e mezzo la struttura è stata messa sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, senza che saltasse fuori niente di strano o anomalo. Neanche un indizio che potesse confermare le accuse delle tre ex dipendenti. «Anzi – aggiunge Scipione – proprio grazie alle telecamere è stato appurato che i bambini venivano trattati con amore». Non solo, perché poi è venuto fuori che a fine 2011 l’ex cuoca che aveva presentato denuncia si è dimessa e con lei le altre due ex dipendenti.

L’avvocato Vando Scheggia

«Se ne vanno – spiega l’avvocato Scheggia – e aprono un nuovo asilo nido a Castelfidardo ad appena un chilometro di distanza dal “Covo dei birichini”. Non prima però di essersi impossessate dell’elenco dei genitori per inviare una lettera a tutti e dire loro che avrebbero lasciato l’asilo, ma che il loro non sarebbe stato un abbandono bensì un arrivederci. Da qui l’ulteriore amarezza per la mia assistita, quella di aver subito accuse ingiuste da persone interessate».  L’avviso di conclusione delle indagini arriva nel 2015 e a quel punto la difesa si attiva e chiede di essere sentita. Cosa che avviene a febbraio 2018, a fine anno l’archiviazione. Nel frattempo però la Scipione, oltre a passare anni di inferno, ha dovuto chiudere due sedi su tre (complice anche il sisma, perlomeno a Recanati) con diversi dipendenti che hanno perso il posto. «Ci riserviamo – conclude l’avvocato Scheggia – di chiedere il ristoro degli ingenti danni morali e materiali patiti e innescati da una denuncia temeraria, infondata e falsa».

 

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