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«Occupazione cresce ma troppi precari»,
il punto sul lavoro della Cgil

DATI - Il 2018 segna un trend positivo anche se ancora inferiore rispetto agli anni pre-crisi. Il segretario regionale del sindacato Giuseppe Santarelli commenta: «Questi segnali di ripresa dell’occupazione vengano tradotti in lavoro di qualità ed in investimenti»

Giuseppe Santarelli

Dopo tre anni di calo torna a crescere l’occupazione nelle Marche. I dati, illustrati dalla Cgil regionale, sono relativi al 2018. I posti di lavoro in più sono 22mila, ancora sotto al dato del 2008 (anno della crisi). Mentre sono 26mila i posti di lavoro in crescita tra quello dipendente, il lavoro autonomo vede 4mila posti in meno.

L’aumento dell’occupazione interessa il lavoro dipendente, in particolare il settore delle costruzioni (+4,8%), quello dei servizi (+3,4%), il settore industriale e manifatturiero (+3,3%) e l’agricoltura (+9,1%). Il dato positivo interessa sia la componente maschile (+3,4%) sia quella femminile (+3,8%). Il lavoro indipendente, invece, continua a diminuire del 2,8% passando dai 156mila occupati del 2017 a 151mila del 2018. Occorre sempre ricordare che l’Istat considera occupati tutti coloro che, nella settimana di riferimento, hanno svolto almeno un’ora di lavoro. Complessivamente, i posti di lavoro perduti dal 2008 ad oggi, ammontano ancora a 15mila. La Cgil evidenzia anche il fatto che cresce il lavoro precario con 6mila lavoratori dipendenti a termine in più rispetto al 2017 (+6,9%) ma cresce anche il lavoro stabile con altri 20mila lavoratori in più (+5,4%). Nello stesso tempo aumenta il part-time del 3,6% passando da 109mila occupati del 2017 a 113mila del 2018. Secondo Giuseppe Santarelli, segretario Cgil Marche, «questi dati confermano una crescita dell’occupazione, che arriva in ritardo rispetto al resto d’Italia e alle regioni del centro ma che ancora non ha recuperato i livelli occupazionali pre-crisi, come avvenuto per altri territori. Si evidenziano, comunque, le debolezze del mercato del lavoro marchigiano che abbiamo più volte denunciato: i lavori a termine e precari stanno lentamente erodendo sempre più il lavoro stabile, contribuendo ad accrescere la condizione di disagio di intere generazioni. Il lavoro, anche quando c’è non riesce a rappresentare più una condizione di benessere e un’ uscita dalla condizione di povertà e precarietà».

Sono 56 mila le persone in cerca di lavoro, in calo del 23% rispetto al 2017 e si registra anche una diminuzione degli inattivi (-10mila) che decidono di tornare a ricercare un lavoro e di coloro, soprattutto giovani, privi di precedenti esperienze lavorative. La diminuzione dei disoccupati riguarda sia gli uomini (-25%) che le donne (-21,2%) mentre tra gli inattivi la diminuzione interessa sopratutto gli uomini  (-5%) e meno le donne (-2,4%). Il tasso di disoccupazione è in calo e si attesta all’ 8,1%, inferiore a quello nazionale (9,1%) e a quello delle regioni del centro (10,0%), resta particolarmente alto il dato della disoccupazione femminile che comunque è al 9,7%. I lavoratori dipendenti tornano a crescere in misura apprezzabile nell’industria manifatturiera, con oltre 10mila unità in più rispetto al 2017 (+6,2%), nei servizi con 12mila lavoratori in più (+4,6%), nelle costruzioni (+15,4%) e nell’agricoltura (+17,2%). Conclude Santarelli: «E’ necessario che questi segnali di ripresa dell’occupazione vengano tradotti in lavoro di qualità ed in investimenti, a partire da quelli in innovazione, per creare solide condizioni di sviluppo e di crescita. Non possiamo rassegnarci a un’idea di regione che produce lavoro precario e bassi salari. E’ necessario che il sistema delle imprese faccia la propria parte».

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