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Perseguitato perché eletto,
l’abbraccio della città a Shohel

ANCONA - Messaggi di vicinanza e solidarietà per il consigliere straniero di origini bengalesi. Il 23 sarà anche ricevuto dal sindaco Valeria Mancinelli

Shohel Ahmed

 

di Giampalo Milzi

Abbracci di solidarietà, istituzionali, politici, da utenti dei social e l’invito della sindaca Mancinelli ad incontrarlo, per Shohel Amhed, il consigliere comunale bengalese di Ancona che combatte la sua battaglia di giustizia contro sei connazionali indagati in concorso tra loro per violenza privata, minacce e percosse. In sostanza per averlo duramente perseguitato per oltre un anno proprio perché, rispedendo al mittente i loro diktat, si era candidato alle amministrative del 10 giugno 2018 ed è stato eletto come rappresentante aggiunto dei migranti del capoluogo regionale a Palazzo del Popolo. Nel pomeriggio di martedì 23 luglio la prima cittadina lo riceverà per esprimergli tutta la sua vicinanza e comprensione, e per aiutarlo in tutti i modi possibili a superare il dramma personale e familiare che lo tormenta. Dopo che già nelle settimane scorse la presidente del Consiglio comunale, Susanna Dini, e l’assessore Stefano Foresi, lo avevano più volte incontrato esprimendogli tutto il loro affetto.

Il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli

Una storiaccia dagli aspetti intimidatori quasi incredibili, per una città come Ancona dove l’esercizio dei diritti democratici non è mai stata messo così sotto attacco e dipanatasi anche dopo che Shohel – 32 anni, aiuto fornaio, con moglie casalinga e padre di una bimba di 5 anni e di un maschietto di 4 mesi – aveva sporto un prima denuncia alla procura della Repubblica nella tarda primavera dell’anno scorso; e un’altra il mese scorso dopo che i sei bengalesi sotto inchiesta, tutti residenti nella zona Piano-stazione Fs dove abita anche la presunta vittima, avevano scoperto di rischiare di finire sotto processo. Una storiaccia che ha travalicato i confini di Ancona. Ieri le parole di Yousuful Ali, consigliere comunale straniero aggiunto come Shohel, ma a Falconara Marittima: «Lo conosco benissimo, una persona di cuore, mite, che si è sempre fatto i quattro per dare una mano a tutti i bengalesi e altri immigrati integratisi ad Ancona che si sono rivolti a lui per vari problemi. Conosco anche uno dei sei indagati, un tipo molto prepotente, che vuole dettar legge nella zona dove risiede aiutato da tanti familiari, parenti e compagni – ha aggiunto Yousuful Ali – Non voleva che Shohel si candidasse, forse pensa di essere ancora in Bagladesh, dove i suoi metodi sono diffusi, perché c’è una democrazia di facciata, ma io sono in Italia e ad Ancona da 17 anni, è ciò di cui questa gente è accusata è scandaloso, inaccettabile, mi fa stare malissimo». Il consigliere straniero di Falconara ha telefonato a Shohel, confortandolo anche per le minacce che avrebbe subito la famiglia: «Oggi pomeriggio andrò ad Ancona, a casa sua, mi metterò a sua disposizione per ogni esigenza, perché so che è terrorizzato, si sente isolato». E domenica prossima Shohel riceverà un’altra visita, quella di Kazi Islam, consigliere straniero a Jesi: «Conoscevo bene la sua tragedia esistenziale anche prima dell’articolo di Cronache Ancona. In pratica vive barricato in casa, per paura di fare brutti incontri, lo accompagnerò in auto a fare la spesa al supermercato. I sei che ce l’hanno con lui non sono degni del popolo bengalese, la maggior parte del quale è nel profondo dell’animo democratico. E Shohel ha fatto bene a tenere duro, a farsi eleggere, perché cedere alle violente pressioni subite sarebbe stato inaccettabile, qui ad Ancona e in Italia siamo liberi e vogliamo restarlo, non come in Bangladesh».

Ahmed Shohel in Consiglio comunale con il collega Mrida Kamrul

Ha fatto bene a tenere duro, Shohel, ma il prezzo che ha pagato e ancora paga è altissimo. In procura ha presentato anche un certificato medico in cui uno psicologo attesta il suo gravissimo stato di stress e i suoi disturbi di insonnia. «E’ vero, mi sento ancora isolato – confessa – Esco solo per andare al lavoro, il pomeriggio non lo faccio quasi mai, ho paura di incontrare i tipacci che ho denunciato. Ieri non ho avuto la forza di accompagnare la mia bambina a fare una passeggiata, nonostante mi supplicasse in lacrime, mia moglie è così disperata che vuole tornare in Bangladesh. Certo, la solidarietà che sto ricevendo mi fa sentire un po’ meglio e mi fa piacere. Confido soprattutto nell’aiuto della polizia (nelle settimane scorse il capo della squadra mobile, Carlo Pinto, lo ha ricevuto in Questura rassicurandolo e promettendo “che seguirà personalmente col suo staff il suo caso”) e della mia amica giustizia. Spero anche che la polizia adotti misure contro gli indagati, in modo che mi possa sentire più protetto». L’inchiesta, in effetti, ha subito un’accelerazione, dopo la decisione adottata dal giudice per le indagini preliminari il 3 luglio, che ha ordinato alla procura di intensificare le indagini. Sono già stati sentiti, in procura, due degli ulteriori quattro testimoni bengalesi – indicati dall’avvocato di Shohel Stefano Crispiani – che hanno assistito a tanti degli episodi concretizzatisi in insulti, offese, avvertimenti, botte, addirittura anche il 10 giugno 2018 al seggio elettorale, fino a promesse di morte per tutta la famiglia del consigliere straniero, fino a richieste di somme di denaro. Dice di confidare nella giustizia anche Dulal Md, fino ad un anno fa presidente della Comunità bengalese nelle Marche, gestore di un ristorante ad Ancona. «Come persona di pace, sono già intervenuto per fare da paciere in questa fastidiosissima vicenda e lo farò ancora, cercando di fare da tramite tra le parti, in attesa degli esiti del procedimento penale». Hanno espresso solidarietà a Shohel anche i consiglieri comunali della Lega Antonella Andreoli e Marco Ausili: “Fatti forza amico”. Pure il Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle di Ancona solidale col collega consigliere Ahmed Shohel. Giovedì scorso letto l’articolo di Cronache Ancona, ha diramato una nota stampa: «Difficilissima la situazione in cui si trova a vivere il nostro caro Shoel, con continue minacce e offese rivolte a lui e alla sua famiglia. Auspichiamo che gli inquirenti facciano chiarezza e che si ripristini al più presto un clima “normale” e di civile convivenza. In un paese civile, infatti, non sono tollerabili vessazioni o minacce nei confronti di nessuno e, a maggior ragione, di un rappresentante eletto nella massima istituzione cittadina».

 

L’incubo del consigliere Shohel: «Mi perseguitano da mesi solo perché sono stato eletto»

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