Strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo: il 13 marzo 2020 si aprirà il processo per la banda dello spray. Il gip Carlo Cimini ha firmato la richiesta di giudizio immediato presentata lo scorso mese dalla procura dorica per i sei ragazzi del Modenese accusati di aver scatenato la calca infernale che ha causato la tragedia dell’8 dicembre 2018. Davanti alla Corte d’Assise dovranno difendersi Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah. Sono tutti in carcere dal 2 agosto. Le accuse sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine, omicidio preterintenzionale, lesioni personali e singoli episodi di furti e rapine in discoteche di mezza Italia. Gli imputati hanno ora 15 giorni di tempo per decidere se richiedere riti alternativi o procedere con l’ordinario. Stando alla ricostruzione della procura, la gang aveva spruzzato lo spray al peperoncino la notte dell’8 dicembre, serata in cui alla Lanterna Azzurra era atteso il trapper Sfera Ebbasta, con lo scopo di strappare collanine e monili in oro ai giovani clienti del locale. Proprio l’emissione nell’aria della sostanza urticante aveva dato il via all’evacuazione scomposta dalla discoteca, con centinaia di ragazzini ammassati verso l’uscita numero 3, quella teatro del crollo delle balaustre.
A pochi passi dall’uscio, era stata ritrovata la bomboletta poi sequestrata dai carabinieri e analizzata nei laboratori del Ris. Era emersa una traccia di dna riconducibile a un componente della banda. Il capo d’imputazione, lungo 101 pagine, contiene 43 episodi accusatori. Tra le persone offese non ci sono solamente i familiari delle sei vittime (cinque minori e una giovane mamma di 39 anni) e gli oltre 200 feriti della Lanterna, ma anche i ragazzi scippati in varie discoteche d’Italia sempre con il modus operandi dello spray urticante. Dal processo è già uscito Andrea Balugani, il presunto ricettatore della banda residente a Castelfranco Emilia. Ha patteggiato 4 anni e due mesi si reclusione per associazione a delinquere e ricettazione continuata. Non gli sono mai stati contestati i fatti di Corinaldo, ma per la procura era lui l’uomo a cui faceva riferimento la gang per rivendere i gioielli rubati nei locali.
(Fe.ser)
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