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Caos M5S, Pergolesi sbatte la porta:
«Troppi baronetti, siamo alla deriva
Non ci metto più la faccia»

MARCHE 2020 - La consigliera regionale annuncia di non volersi ricandidare nel giorno della scadenza su Rousseau. E lancia un duro atto di accusa al movimento: «Non siamo più quelli delle origini. Appena arrivati a Roma, alcuni nostri parlamentari hanno completamente abbandonato il territorio, dimenticandosi che erano lì per risolvere i problemi ai cittadini e non per rimanere ancorati alle poltrone. Uno scollamento ormai irrecuperabile»

 

Romina Pergolesi

 

Duro atto di accusa di Romina Pergolesi sulla deriva che a suo dire sta prendendo il Movimento 5 Stelle, con particolare riferimento ad alcuni «baronetti marchigiani» che siedono in Parlamento. Oggi, 10 febbraio, scadono le autocandidature sulla piattaforma Rousseau e la consigliera regionale pentastellata ha deciso di tirarsi fuori. Non si candida. «Non ci metto più la faccia con questo partito che, dal 2018, ha preso una deriva che tradisce il programma e le aspettative dei tanti cittadini che vi avevano riposto fiducia sperando in un cambiamento reale –  tuona la Pergolesi  – Non siamo più quelli delle origini. Appena arrivati a Roma, alcuni nostri parlamentari hanno completamente abbandonato il territorio, dimenticandosi che erano lì per risolvere i problemi ai cittadini e non per rimanere ancorati alle poltrone. Uno scollamento ormai irrecuperabile. Non si sono più visti, né sentiti, preferendo i privilegi di quella casta che tanto contestavano. C’erano persone valide, competenti e capaci all’inizio di questo nostro viaggio, ma sono state denigrate, insultate, isolate. Si sono preferiti i pigiabottoni per consolidare il proprio potere, tradendo cittadini e compagni di viaggio».

I facilitatori delle Marche in riunione a Roma con Vito Crimi e Danilo Toninelli

Attivisti storici che se ne vanno, gruppi che non si ripresentano alle amministrative, macchina del fango sui social, scorrettezze meschine se non si è allineati. E’ questo il quadro che tratteggia la Pergolesi. «Noi consiglieri regionali siamo stati lasciati soli a combattere le battaglie storiche locali – osserva – Abbiamo dovuto respingere attacchi personali ogni giorno, per cinque anni, ma mai una volta nel merito delle questioni, non ne erano capaci. Ho personalmente organizzato centinaia di riunioni e assemblee in tutta la regione, mentre i nostri rappresentanti a Roma erano impegnati a commentare sui social contro di noi. Incapaci di confrontarsi con i cittadini e poco inclini ad ascoltare le criticità per cercare di risolverle, si sono specializzati nei post, facendo scappare le più belle menti che avevano creduto in questo progetto. Noi, pur stando all’opposizione siamo stati in grado di incidere ed ottenere importanti risultati per i marchigiani. Loro al governo cosa hanno fatto per i terremotati? Per la chiusura degli ospedali? Sull’inquinamento ambientale? Finisco il mio mandato con la consapevolezza di aver svolto appieno il mio lavoro e messo sempre l’interesse dei cittadini al primo posto, a differenza di alcuni cosiddetti “puristi” che strumentalizzano il loro ruolo per potare vantaggi a parenti e amici. Ora restano il dispiacere e la delusione di un bel sogno che, per l’arrivismo di alcuni, si è trasformato in qualcos’altro. Non ho mai ceduto ai ricatti e alle ingerenze calate dall’alto, né voglio rendermi complice dei clamorosi voltafaccia delle nostre battaglie identitarie. Io, come altri portavoce, non ci metteremo più la faccia. Resto comunque convinta che la bellissima rete di brave persone che si è creata negli anni continuerà a lottare per il bene comune, con i tantissimi strumenti che ci sono a disposizione. A loro va il mio più grande ringraziamento e rispetto».

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