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Regionali 2020, per Alessandrini
«Mangialardi è candidabile»

POLITICA - Il vice segretario regionale dei dem interviene dopo i dubbi sollevati in merito all'ipotesi di candidatura a governatore dell'attuale sindaco di Senigallia

 

Fabiano Alessandrini, vice segretario regionale del Pd

 

«La posizione di Maurizio Mangialardi non rientra in alcuno dei casi previsti dal nostro codice etico, quindi l’ipotesi di una sua incandidabilità non esiste». É lapidario il commento di Fabiano Alessandrini, segretario provinciale e vice segretario regionale del Partito Democratico, in replica all’ipotesi circolata nel pomeriggio, sollevata da Cronache, e legata al rinvio a giudizio dell’attuale sindaco di Senigallia per l’alluvione 2014 (LEGGI QUI).

E a chi oppone il codice etico, Alessandrini invita a leggere l’articolo di riferimento. In quale passaggio? Al comma a) del quinto punto del codice. In quel comma si parla infatti di un impegno del Pd a non candidare ” coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato emesso decreto che dispone il giudizio”. E questo è il ‘nero su bianco’. Nulla di più ma neanche nulla di meno. Per il vicesegretario regionale dem, però, l’incandidabilità, anche in sede di rinvio a giudizio, sarebbe da collegare ai reati riportati al comma c) del codice, ovvero “reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro”. Insomma siamo nel campo delle libere interpretazioni. E a chi accosta il codice a un testo vincolante, per la serie ‘dura lex sed lex’ anche per i candidati, Alessandrini replica che: il codice etico è una carta di valori non vincolante, quello che è vincolante è lo statuto con regolamento”. Il tutto in attesa della direzione regionale dei dem di domani, dalla quale dovrà uscire una linea chiara ed inequivocabile per le elezioni regionali. E magari anche l’interpretazione prevalente di quel comma divenuto in pochi istanti cruciale.

5. Condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni

1. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione – anche di carattere interno al partito – coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato:

a) emesso decreto che dispone il giudizio (articolo, questo, riferito ai reati di cui sotto, ndr);

b) emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione;

c) emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di patteggiamento; per un reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.

2. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione – anche di carattere interno al partito -, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, ricorra una delle seguenti condizioni:

a) sia stata emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva ovvero a seguito di patteggiamento, per delitti di corruzione nelle diverse forme previste e di concussione;

b) sia stata emessa sentenza di condanna definitiva, anche a seguito di patteggiamento, per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità ;

c) sia stata disposta l’applicazione di misure di prevenzione personali o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima normativa;

3. Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza definitiva di proscioglimento, di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure di cui al comma 2 lett. c).

Mangialardi incassa il sì anche di Ricci, ma per il codice etico è incandidabile

 

 

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