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App Immuni, tutela della salute
e criticità per la privacy

L'INTERVENTO di Maurizio Petrocchi, dottorando Unimc, sul contrasto al Covid attraverso le nuove tecnologie

Maurizio Petrocchi

Il contrasto del Covid con Ia e nuove tecnologie, la app Immuni e le nuove criticità per la privacy. Ad affrontare il tema è Maurizio Petrocchi, dottorando in History, Politics and Institution of the Mediterranean, Area dell’Università di Macerata, Dipartimento di Scienze Politiche della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali riceviamo

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di Maurizio Petrocchi

La diffusione del covid-19 ha posto nuove sfide che coinvolgono la tecnologia, la robotica e l’intelligenza artificiale, ma allo stesso tempo ha suscitato interesse ed allarme in altre questioni come la protezione della privatezza personale e il corretto uso dei loro dati. Tecnologia e IA (Intelligenza Artificiale), insieme, possono essere la soluzione per contrastare la diffusione del covid-19. È stato già fatto in Corea del Sud, Cina e Singapore con ottimi risultati. In queste ore, anche l’Italia, sta lavorando con la tecnologia per realizzare l’App Immuni. Per l’occidente e per l’Italia potrebbe essere questa una sfida su due livelli: il primo è dato dalla tutela della salute pubblica nell’interesse della Sicurezza nazionale; il secondo riguarderebbe la sfera etica, con la necessità della tutela della privacy del cittadino.
Un patto tra “galantuomini”; lo Stato da una parte e il cittadino dall’altra, dove il primo non può, auspicabilmente, tradire la fiducia del secondo. Il governo sudcoreano, utilizzando, in maniera integrata, strumenti ibridi come l’IA, la tecnologia, i droni, device, robot, e Cctv camera ha ottenuto risultati eccezionali nel contrasto del covid-19.
Tutte le informazioni, usate in maniera aggregata (anonima e non), sono servite per individuare e sottoporre a test sanitari tutti coloro i quali avevano avuto contatti con soggetti contagiati.
Anche in Europa si potrebbe sacrificare la privatezza del singolo nel nome dell’interesse collettivo, allentando temporaneamente le rigorose norme sul trattamento dei dati personali, purché le misure straordinarie adottate siano mirate solo e soltanto al contrasto del virus e limitate nel tempo. Ma i precedenti a cui abbiamo già assistito non fanno ben sperare sul corretto uso dei dati personali del cittadino da parte dello Stato.
Snowden, ha denunciato la massiccia campagna di raccolta informativa di dati, intercettazioni telefoniche ed informazioni da parte della National Security Agency del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America. Data gatering campaign avviata anche in Europa con il programma Prism ed altri programmi di acquisizione dati dal web.
Altro esempio dove sono stati utilizzati fraudolentemente i dati sensibili degli utenti è stato lo scandalo di Cambridge Analytica, che aveva utilizzato i dati degli utenti, profilandoli e targhettizzandoli, nell’intento di influenzare le loro opinioni anche per scopi elettorali.

L’APP “IMMUNI”: COME FUNZIONA – Immuni è l’App Italiana, che sta per essere approntata dal governo presso il Ministero della Salute, per il tracciamento del contagio del Covid-19. L’App utilizzerebbe un sistema di tracciamento digitale che dovrebbe essere utile ad identificare il potenziale contagiato dal virus, prima della comparsa dei sintomi. L’obiettivo è quello di evitare la trasmissione e di conseguenza il contagio. Come tutte le App si dovrebbe scaricare, su base volontaria, su un device (un telefono supportato da un sistema operativo ios o android) e grazie a quest’App di tracciamento saranno registrati i contatti avvenuti tra i cellulari delle persone con i quali il soggetto è venuto a contatto, segnalando con un sms il warning nel caso la persona incontrata sia infetta dal covid-19. Il tutto, dice il governo, mantenendo l’anonimato della persona.
Quali dovrebbero essere le condizioni che “Immuni” dovrebbe rispettare?
Prima di tutto la piattaforma dovrebbe essere realizzata esclusivamente con infrastrutture nazionali e gestita da enti e/o società con capitale totalmente pubblico e lo stesso dovrebbe valere per i programmi informatici, che dovrebbero essere di proprietà pubblica. Gli utenti, che vorranno avvalersi dell’App, dovrebbero essere esaustivamente informati sulla trasparenza, sulle finalità dell’operazione e sul trattamento dei loro dati sensibili, i quali non dovrebbero essere utilizzati in maniera diversa da quella di tutela della salute pubblica. Anche la conservazione dei dati dovrebbe essere limitata nel tempo, non oltre il 31 dicembre 2020.

PANOPTICON: L’EPOCA DELLA SORVEGLIANZA GLOBALE?

Sembrerebbe cosa fatta, basta fare un download dell’App e il gioco è fatto, si salvano vite. Già, ma la questione potrebbe essere più complessa. Quando un provider utilizza i nostri dati in maniera fraudolenta, vendendo, o memorizzando le nostre informazioni personali, possiamo sempre rivolgerci alla magistratura. Nel caso in cui, ad essere installata, fosse un’App di Stato, cosa potrebbe attenderci in un futuro non tanto prossimo. In paesi non democratici, vedi la Cina, questi strumenti sono diventati obbligatori e coloro che non si allineano sono pesantemente puniti.
Nella civile Olanda si sta cercando di combattere il virus con l’utilizzo, per ora su base volontaria, con braccialetti elettronici, che inviano in tempo reale a dei server di Stato le condizioni di salute delle persone. Ci sono state già falle nel sistema. Magari un domani, in un futuro che pare imminente, potremmo essere tutti obbligati ad indossarne uno.
Combattere qualcosa che non si capisce e non si vede può condurre ad un’unica soluzione, l’aumento incessante dei livelli di repressione e controllo nei confronti della popolazione, questo tipo di politica repressiva potrebbe far precipitare le democrazie in puri e semplici regimi dittatoriali, è quello che stiamo assistendo con l’Ungheria di Orban e l’assunzione dei “pieni poteri”.
Molte voci di scienziati ed Accademici, circa 300, si sono levate chiedendo di essere cauti e di prestare attenzione sull’utilizzo dell’App Immuni, perché del suo funzionamento si sa troppo poco e un domani, scelte poco oculate potrebbero portare a fare di questi dati un uso sbagliato. Aggiunge poi il professore di informatica Giuseppe Persiano dell’Università di Salerno che: “la poca trasparenza del consorzio Pepp-Pt al quale aderisce Bending Spoons è un pessimo segnale”.
Ci sarebbero altri alert poco rassicuranti come la sospensione del Foia (Freedom of Information Act) strumento fondamentale per la libertà di informazione e del controllo dell’operato delle pubbliche amministrazioni. Il Foia è stato temporaneamente sospeso con il Decreto-legge “Cura Italia” del 17 marzo 2020, il testo reca: “le amministrazioni pubbliche sospenderanno le risposte a richieste di accesso documentale (legge 241/1990), civico e civico generalizzato (D.lgs. 33/2013) che non hanno carattere di indifferibilità e urgenza fino al 31 maggio 2020”. Tra le altre cose, non sono ancora state rinnovate le presidenze di due importantissime Autority: il Garante della Privacy e l’Agicom, in regime di prorogatio da oltre un anno. Il Ministero dell’Innovazione sostiene che l’App non accederà ai contatti della rubrica, non invierà sms per indicare chi è a rischio e “il suo funzionamento potrà cessare non appena terminerà la fase di emergenza con la cancellazione di tutti i dati generati durante il funzionamento e non conserverà i dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti, ma registrerà esclusivamente i contatti pseudonimizzati di prossimità rilevati mediante la tecnologia bluetooth low energy”.
Nonostante le rassicurazioni governative, appare evidente che tutte le informazioni che saranno gestite da Immuni allettano molte company farmaceutiche, assicurative, della sanità privata, della finanza e a tutte quelle che fondano il loro business e il loro potere sui dati. Gli interessi sono elevatissimi e non sono da escludere (come già successo in Olanda ed altrove negli ultimi tempi) attacchi cyber per esfiltrare dati. Resta emblematico il fatto che per l’App si sia adottato il codice open source, ritenendo quindi che il concetto di “aperto e osservabile da tutti”, sia più “sicuro” e “trasparente”; stessa strategia poteva essere adottata anche dalla politica, fornendo più informazioni sulla stessa App Immuni. Per saperne un po’ di più, oltre all’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Ministro Paola Pisano, c’è stato bisogno di scomodare il Copasi(Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica). Il governo, e il ministro Pisano in particolare, hanno scelto di far sviluppare soltanto la App Immuni e non anche quella di CovidApp, come indicato dalla commissione di esperti. La decisione – ha spiegato il ministro – è stata dettata da motivi di tempo e di costi e sempre secondo l’Onorevole Pisano, era stata condivisa sia dai Ministeri della Sanità e dell’Interno e sia dal Dis (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), il quale avrebbe espresso la preferenza per Immuni, più coerente con le direttive europee.
Nel corso dell’audizione al Copasir il Direttore del Dis, avrebbe fornito una versione differente da quella del Ministro, sostenendo di essere stato coinvolto dal ministero a scelta fatta e soltanto per attivare il perimetro di sicurezza per rendere l’App Immuni impermeabile a possibili attacchi cyber, come previsto dalla legge.
Sicuramente nuove audizioni dovranno essere fatte a Palazzo San Macuto (sede del Copasir) dove il Governo dovrà chiarire perché ha deciso di cambiare quanto era stato già deciso: (il sistema che sarà usato sarà quello decentralizzato e non come si era pensato in un primo momento, centralizzato), inoltre avrebbe chiesto altro tempo per individuare chi dovrà gestire i dati. Slittano anche i tempi, invece che dall’inizio di maggio, Immuni, potrebbe essere pronta non prima della fine maggio.
In “Sorvegliare e Punire” Foucault scriveva di in un regolamento per la peste del XVII° secolo, dove tutto era registrato e sottoposto a stretta sorveglianza: un sistema basato sulla registrazione permanente. Anche noi, forse, ci stiamo avviando ad una sorveglianza e tracciabilità costante, una sorta di ultrapanopticon, nel nome di un bene maggiore, la salute di tutti, a scapito di un altro diritto di tutti: la propria privacy e riservatezza personale?

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