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Greenpeace issa le vele
E chiama a bordo i ricercatori Univpm

SI CHIAMA 'Difendiamo il Mare' la spedizione che partirà dalla Toscana la prossima settimana. Parteciperanno gli studenti del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, specializzati nello studio delle microplastiche

 

Come sta il mare post lockdown? L’inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale e plastica monouso? Per rispondere a queste domande ma anche per documentare l’enorme biodiversità dei nostri mari e studiare come anch’essa stia soffrendo l’impatto dei cambiamenti climatici, parte giovedì 16 luglio 2020 da Porto Santo Stefano (Grosseto) il tour di Greenpeace ‘Difendiamo il Mare’. Per verificare l’evoluzione della situazione dopo il lockdown Greenpeace tornerà anche in località toccate dal tour effettuato nella primavera 2019. ‘Difendiamo il Mare’ è organizzato in collaborazione con la Fondazione Exodus di don Mazzi, che mette a disposizione la barca a vela Bamboo, con cui si navigherà nel Mar Tirreno centro settentrionale. Alla spedizione parteciperanno ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, del DiSVA (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche specializzati nello studio delle microplastiche, esperti di flora e fauna marina costiera del DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita) dell’Università degli Studi di Genova, dell’Istituto Thethys: con loro verrà portata avanti una spedizione di ricerca, monitoraggio e documentazione per rispondere all’allarme lanciato dal mare e dalle sue creature. Il tour, della durata di due settimane, toccherà sia alcune aree marine protette (Cinque Terre, Portofino) che zone fortemente colpite dall’inquinamento da plastica, incluse le foci dei fiumi, come Tevere e Arno.  Verrà studiato come l’aumento delle temperature marine stia colpendo anche le specie che abitano i fondali e verranno seguite le rotte dei cetacei, particolarmente abbondanti nell’area e sempre più colpiti dall’inquinamento da plastica, fino all’area interessata dalla presenza delle balle di rifiuti in plastica dispersi da cinque anni nei fondali marini del Santuario dei Cetacei.

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