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Microplastiche, arriva il natante hi tech
per liberare la Riviera del Conero

MARE - E' l'avveniristico progetto emerso da “The Blue Way - Ateneo e ricerca” nel festival “Tipicità in blu”. Si tratta di una barca gemella della Pelikan

Il professor Francesco Regoli di UnivPm

di Giampaolo Milzi

Un’imbarcazione avveniristica, capace, come una sorta di mega-granchio mutante, di catturare i rifiuti plastici grandi e piccoli, micidiali quanto a capacità inquinante, lungo la Riviera del Conero. Di più: alimentata presto ad energia elettrica – e magari, in prospettiva, da quella prodotta da pannelli solari a bordo – e, tra qualche anno, addirittura in grado di trasformare i rifiuti raccolti durante la navigazione in eco-propellente, perfettamente quindi all’insegna della Blue Economy. E’ la notizia più sorprendete e importante emersa questa sera alla Mole Vanvitelliana di Ancona nel corso dei 40 minuti complessivi di interventi (The Blue Way – Ateneo e ricerca verso l’economia blu”) riservati ai relatori dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm) nell’ambito della prima delle due giornate conclusive della manifestazione “Tipicità in blu”. Il progetto, di straordinaria rilevanza e interesse internazionale, è stato accennato dal professor Francesco Regoli, direttore del Dipartimento di scienze della vita e del’ambiente dell’Univpm: «Ma siamo a buon punto, abbiamo già un prototipo di questa nuova imbarcazione, e se arriveranno nuovi fondi ministeriali speriamo di vararla e renderla operativa l’anno prossimo». Si tratta di un natante “hi tech”, il primo frutto dalla neonata Ber, ovvero “la Blue Economy Research”, una struttura di multi-ricerca integrata inaugurata il 30 luglio scorso ad Ancona nel complesso di Marina Dorica accanto al porto turistico. Ber è di proprietà del gruppo industriale Garbage di Ancona, da decenni attivo nella cattura e smaltimento di rifiuti di vario tipo, in particolare in mare. Famosa la sua “Pelikan” di 11 metri, esportata in vari Paesi, come la Thailandia, e già richiesta in Kuwait. Il progetto “Nuova Pelikan” (più piccola, di 8 metri) si concretizzerà grazie a un protocollo d’intesa firmato nel marzo scorso da Univpm, Cnr, e Cpn, Cantiere privato di Ancona specializzato nella costruzione di barche per particolari lavori ed operazioni in mare, yacht e componentistiche ad alta tecnologia per natanti speciali.
Il medio Adriatico, e quindi anche quello che bagna la costa marchigiana, è a forte rischio in particolare per la contaminazione da componenti plastiche, proprio come il Mediterrano, definito da prof. Regoli “una zuppa di plastica”, così come gli oceani, dove ogni anno vengono sversati 12 milioni di tonnellate di questi componenti, per lo più frammentati. «Abbiamo calcolato che il 50% delle specie ittiche dell’Adriatico commerciabili hanno ingerito microplastiche, 6 creature marine su 10. – ha aggiunto Regoli – Senza contare il 30% che ha ingerito cotone e fibre tessili». Si tratta, va ribadito, soprattutto di microplastiche, invisibili, perché spesso in profondità. Che fare per fronteggiare e limitare questo aberrante fenomeno? «All’Univpm lo studiamo da tempo e continuiamo a farlo, attuiamo progetti educativi e di sensibilizzazione nelle scuole, supportiamo nuovi protocolli normativi con regole di contenimento e limitazione, abbiamo avviato un progetto internazionale di ricerca che coinvolge 14 partner di molti Paesi».
Come se non bastasse, è in agguato anche l’impatto dello smaltimento piratesco in mare di farmaci, un segnale d’allarme che non va sottovalutato, perché anche i farmaci finiscono in bocca a pesci e specie ittiche varie, compresi i mitili. E in questo senso vanno migliorate le capacità di filtraggio mirate dei depuratori. Inoltre i farmaci interagiscono in modo deleterio con altre sostante inquinanti in mare. Ed è auspicabile che le aziende producano medicinali più eco-sostenibili.
Il docente Marco Gallegati, sempre di Univpm, si è soffermato, parlando di economia e turismo nel nostro territorio, sugli effetti diretti e indiretti della Blue economy e sugli aspetti attrattivi di turismo principali e secondari di cui sono foriere le piccole e medie ioprese: «Il fatturato per le aziende che offrono attrattive secondarie, come la ricettività, la pesca turistica, gli sport nautici, le microcrociere è inferiore a quello che in prospettiva può risultare da info-campagne che generinio arrivi e soste di persone da fuori regione e dall’estero».
Sul che fare, si è espresso anche il rettore di Univpm, Gian Luca Gregori. Queste le sue parole chiave: «Ricerca multidisciplinare, innovazione nei modelli di governance del settore mare, link tra scienza, industrie e cittadini informati su comportamenti ecologici». «Vero, occorre un approccio integrato per agire sul territorio e sul mare. Blue economy significa soprattutto sviluppo eco-sostenibile. Ma purtroppo questo fronte integrato è ancora molto debole, centri di ricerca, enti locali e imprese agiscono in modo scollegato nelle Marche, ognuno autonomamente in genere. Noi dell’Univpm facciamo tanto, diano l’esempio» ha sottolineato il prof Valerio Temperini.
Insomma, in definitiva un’analisi attenta, realistica e rivolta al futuro, quella dell’Univpm. Proprio per continuare a valorizzare, in piena sicurezza per i consumatori, anche il pescato dell’Adriatico. Tematiche che in modo piacevolissimo, sono state “toccate col palato”, grazie ad altri eventi degustativi della giornata di ieri di “Tipicità in blu” – come “Chic Nic in Blu. Pesce di stagione in confezione eco-gourmet” e “In cucina con lo chef” – che prosegue domani con altri appuntamenti dalle 17 alle 21 sempre alla Mole Vanvitelliana di Ancona.

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