Centro operativo della polizia postale di Ancona
Truffe online e falsi viaggi negli States: quattro denunce, bluffate più di 80 aziende. E’ un raggiro di circa mezzo milione di euro quello scoperto dalla Polizia Postale di Ancona con i colleghi del dipartimento di Roma al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dalla procura dorica. Gli agenti hanno sgominato un sodalizio criminale dedito alla consumazione di truffe ad aziende italiane del centro/nord. Tali aziende, operanti in vari settori merceologici, venivano attirate dalla possibilità, poi risultata falsa, di concludere lucrosi affari con industrie americane. Denunciati 4 italiani, di cui due residenti all’estero, responsabili di una movimentazione fraudolenta di denaro per centinaia di migliaia di euro e di dollari che poi venivano trasferiti su conti svizzeri e statunitensi. Oltre 80 aziende truffate in sei mesi con importi sottratti fino a mezzo milione di euro. L’indagine è scaturita dalla denuncia di un amministratore delegato di un’azienda marchigiana il quale era stato contattato da fantomatici collaboratori di una società statunitense alla ricerca di un fornitore europeo per conto di varie ditte americane che manifestavano interesse per i prodotti offerti dall’azienda. La ditta marchigiana era stata scelta come fornitrice, dando vita all’esigenza di organizzare un viaggio per un incontro di lavoro nella sede della società americana. A seguito di contatti con sedicenti dipendenti della ditta committente, l’imprenditore ha così il costo di un pacchetto per viaggio e soggiorno negli Usa. Ill viaggio è stato posticipato più volte con varie motivazioni fino a quando l’imprenditore non ha capito di essere stato raggirato. Gli accertamenti tecnici e di polizia giudiziaria hanno consentito di individuare un vero e proprio “sistema truffaldino” operativo da diversi anni.
La dirigente della polizia postale di Ancona Cinzia Grucci
Stando a quanto emerso dalle indagini, l’attività delittuosa veniva gestita sul territorio nazionale da una coppia di coniugi veneti, mentre gli accertamenti condotti sui conti correnti esteri sui quali confluivano le somme di denaro provenienti dalle truffe, hanno evidenziato la transnazionalità del sodalizio criminoso ed il coinvolgimento di altri due soggetti italiani, residenti all’estero. Il modus operandi secondo la ricostruzione degli investigatori: il primo livello era affidato ai coniugi veneti, i quali prendevano i contatti con società, essenzialmente ubicate nel nord/centro Italia, proponendo l’opportunità di aprire partnership con società statunitensi di portata internazionale. Le vittime venivano contattate da soggetti che si celavano dietro ad identità illecitamente carpite a mezzo di comunicazioni con l’applicativo Skype ed email apparentemente provenienti da dipendenti delle fantomatiche ditte a stelle e strisce. Dopo circa 20/30 giorni i truffatori ricontattavano la società italiana, dichiarando che, al termine di una valutazione comparata con altri competitor nazionali dello stesso settore merceologico, aveva superato una prima verifica e quindi venivano richieste informazioni sulla sua capacità produttiva, stante l’elevato volume di prodotto da commercializzare negli Usa. Al fine di concretizzare l’accordo, che allo stato era un semplice gentlemen agreements, era necessario un viaggio negli Usa per siglare un contratto di fornitura presso la sede centrale dell’azienda americana con il responsabile acquisti per l’estero. Alle aziende veniva proposto, qualora non fossero in grado di provvedere autonomamente, di affidarsi ad una agenzia di viaggi che collaborava con la ditta americana e che avrebbe potuto procurare prenotazioni dei voli ed alberghi negli Stati Uniti a prezzi molto vantaggiosi, ciò anche in considerazione della necessità di acquistare voli “aperti” stanti gli impegni del responsabile acquisti per l’estero. Il costo del viaggio era proporzionale al numero di persone che dall’Italia sarebbe partito per siglare gli accordi commerciali con la società americana. Gli importi, che variavano dai 3 ai 13mila euro venivano bonificati su vari conti aperti in alcuni istituti di credito statunitensi. A ridosso della partenza l’azienda veniva contattata nuovamente e avvisata di un posticipo del viaggio in quanto il dipendente dell’azienda americana – o la moglie dello stesso – era deceduto in un incidente stradale o si era gravemente infortunato. Il secondo livello, stando a quanto emerso dalle indagini, veniva invece curato dai due soggetti residenti all’estero, ma di fatto operanti dal territorio nazionale. I proventi dell’attività delittuosa confluivano infatti su conti correnti statunitensi appartenenti a società fittizie nella disponibilità di uno dei malfattori, il quale si occupava di trasferire i soldi sui suoi conti svizzeri, per poi trasferirli sul conto del quarto sodale. Quest’ultimo inoltre era deputato alla gestione e all’utilizzo di varie utenze telefoniche attivate, sulla base di identità illecitamente carpite o fittizie, per i successivi contatti con le aziende.
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