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«Vaccini prima ai dipendenti
dell’ospedale di Torrette»
e gli specializzandi si rimettono in fila

ANCONA - Sulla vicenda che ha sollevato malumori interviene il presidente dell'Ordine dei medici, Fulvio Borromei che invita a puntare su soluzioni unitarie e condivise sulla somministrazione del siero anti-Covid per tutta la categoria. «Occorre creare condizioni di unitarietà per i medici e non dividerli» sostiene

 

 

Vaccini ritardati ai medici specializzandi: l’ospedale di Torrette con un avviso spedito via mail ha cancellato le circa 200 prenotazioni degli specializzandi, dando priorità ai dipendenti dell’Azienda di ruolo sanitario in assistenza, in applicazione delle priorità stabilite dalle linee guida ministeriali. Una doccia fredda per i camici bianchi più giovani e non di ruolo che sono stati invitati a rimettersi in fila rinnovando la prenotazione. Alla notizia, il presidente dell’Ordine dei Medici Fulvio Borromei ha invitato tutti invece a puntare su soluzioni unitarie e condivise sulla somministrazione dei vaccini per tutta la categoria. «Occorre creare condizioni di unitarietà per i medici e non dividerli, la battaglia contro il Covid è epocale, serve una classe medica unita, la cui azione va regolata sul principio della condivisione dell’inclusione e non dell’esclusione» scrive Borromei con riferimento alla situazione degli specializzandi dorici che, dopo la corretta iscrizione agli appositi elenchi, hanno visto posporre in blocco la propria vaccinazione a quella dei dipendenti assunti dell’Azienda Ospedaliera di Torrette. Insomma agli specializzandi è stata chiesta l’iscrizione per vaccinarsi e poi, dopo, si è detto loro di mettersi in fila e di aspettare il proprio turno.

L’Ordine dei Medici, con la voce del presidente Borromei, si mette soprattutto a disposizione per trovare «soluzioni ottimali, evitando principi ad excludendum», indicando piuttosto una via che si dimostri «includente e condivisa da tutti e per tutti i medici impegnati a combattere, ognuno nella propria parte, gli effetti della pandemia». Si può comprendere «che esistano delle priorità – spiega ancora Borromei – come nelle linee guida del Ministero, ma di contro si devono tener presenti e sullo stesso piano, senza distinzioni, tutte le forze professionali che in questo periodo hanno contribuito, e contribuiscono, fattivamente al funzionamento del sistema sanitario, nazionale e regionale, quindi la questione degli specializzandi va rivista secondo una nuova ottica di ampliamento delle possibilità di vaccinazione e non sulla base di criteri escludenti».

Il vaccino anti Covid somministrato lo scorso 27 dicembre all’ospedale di Jesi al presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona, Fulvio Borromei

E intanto l’Ordine si impegna anche a individuare soluzioni concrete che «conservino l’unità della classe medica». Quali, allora, questi criteri? «Ampliare i posti dove fare le vaccinazioni ad esempio, oppure aumentando la rapidità delle stesse… Soluzioni pratiche si trovano, purché rimanga intoccabile il principio di non lasciar fuori dal processo di vaccinazioni, o di ritardarlo notevolmente, categorie protagoniste anch’esse della lotta al Covid, come gli specializzandi». Fa un esempio, Borromei:«Se si somministrano vaccini ad un intero reparto, si comprendano anche i suoi specializzandi, magari il giorno dopo i dipendenti, evitando però di ritenerli un unico blocco da mettere alla fine della fila». Altrimenti, fa capire Borromei, si divide la classe medica nel momento in cui c’è, al contrario, assoluto bisogno di unità, garantita esclusivamente da inclusione e condivisione. L’Ordine, dal canto suo,«è in campo, ed è pronto, pur nel rispetto delle linee generali del Ministero, a trovare soluzioni compatibili con l’unità della classe medica, più e meno giovane».

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