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«Con fondi europei e bilancio regionale
il 2021 sia l’anno della rinascita»

IMPRESE - Il punto in Regione di Cna e Confartigianato Marche di fronte a una preoccupante crisi del settore: «Sarà fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato». Il governatore Francesco Acquaroli: «Bisogna riuscire a fare squadra in un territorio dove purtroppo c’è stata frammentazione»

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Artigianato e micro e piccole imprese, «una situazione difficile», dicono Cna e Confartigianato Marche, che spiegano che «potrebbero essere 3.200 le imprese a rischio default nel 2021, di cui 1.100 a causa delle restrizioni dovute al Covid. Se va male saranno 4.100 a non superare i prossimi dodici mesi, di cui 2 mila a causa della crisi pandemica». Anche per questo le due associazioni di categoria hanno presentato in Regione l’osservatorio “Trend Marche”, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Presente anche il governatore Francesco Acquaroli: «Bisogna partire dal sostegno delle imprese condizionate fortemente dalla crisi pandemica. Fare in modo che le micro, le piccole, le medie imprese resistano nel trattenere la propria capacità competitiva ma allo stesso tempo saper guardare avanti, a nuovi distretti, a nuove filiere, a come razionalizzare, innovare, digitalizzare, riuscire a fare squadra in un territorio dove purtroppo c’è stata frammentazione. Il piccolo può diventare medio e grande se ci si crede e si lavora tutti in un’unica direzione, se l’azione è comune tra amministrazione regionale, corpi intermedi, imprese e banche, in una visione prospettica, condivisa e concertata. Anche le infrastrutture materiali e immateriali sono essenziali per la crescita, mettendo in campo tutte le risorse, a partire da quelle del Recovery Plan e del settennio europeo».

Nell’anno che si è appena concluso, Cna e Confartigianato Marche riportano che «il sistema produttivo regionale ha perso 1.188 imprese attive mentre gli occupati, ad ottobre 2020, erano diminuiti di 34.540 unità. Le imprese sono diminuite soprattutto in agricoltura (-577) e nel commercio (-558). Più contenute le perdite nel manifatturiero (-296 di cui 164 concentrate nel calzaturiero). È pesante il tributo alla crisi dell’artigianato che perde 548 imprese. Sul territorio regionale, le perdite più consistenti, ci sono state ad Ancona (-504) e a Macerata (-413). La provincia di Pesaro e Urbino ha perso 237 aziende e quella di Fermo 70. In controtendenza l’ascolano, con un aumento di 36 imprese attive.Per quanto riguarda la forma giuridica, continua la fuga dalle imprese individuali (-2019) e aumentano le società di capitale (+847) che sono ormai il 20,9 per cento delle aziende marchigiane in attività».

Ilario Favaretto, docente dell’Università di Urbino, spiega che «nei primi nove mesi del 2020, i ricavi delle imprese artigiane delle Marche sono diminuiti del 17,1 percento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati peggiori per i ricavi dall’estero (-25 per cento) mentre va meglio per i ricavi delle imprese conto terzi (-6,8). Pesante la situazione degli investimenti, crollati del 57,8 per cento, con una punta di meno 72 per cento per la imprese manifatturiere e del 58,3 per cento per i servizi. Calano solo dell’1,1 per cento gli investimenti nelle costruzioni».

Ma gli artigiani e le micro e piccole imprese delle Marche, sostiene Gian Luca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche, hanno reagito e messo in atto processi di adattamento: «Secondo una nostra indagine il 30 percento delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi, utilizzando gli strumenti digitali per la vendita. Il 20 percento ha riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. Molte anche le imprese che hanno ricercato nuovi mercati, anche in termini di riorganizzazione digitale. C’è stato, da parte degli artigiani e delle micro e piccole imprese, un maggior accesso al credito, mentre è forte la richiesta di sospensione della tassazione e la possibilità di ottenere sgravi fiscali».

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Francesco Acquaroli e Cristina Balbo

Gino Sabatini e Giuseppe Mazzarella, presidenti di Cna Marche e Confartigianato Marche spiegano che «è alto il rischio che nel 2021 una quota importante dei prestiti concessi dalle banche alle aziende marchigiane, si possa trasformare in crediti deteriorati. Per questo sarà fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato, a cui nel 2020, ha già fatto ricorso il 42,5 percento delle aziende marchigiane in crisi di liquidità. Un ruolo fondamentale, per sostenere il credito alle imprese lo avranno i Confidi. In particolare Uni.co, il Confidi delle Marche, che va adeguatamente finanziato. Per tornare a crescere, occorre investire con forza sulle imprese e sui territori. Cogliendo le occasioni offerte dalle risorse del Next Generation Eu, dai Fondi strutturali europei e dal Bilancio regionale. Finanziamenti che devono servire ad aprire cantieri e realizzare opere capaci di creare opportunità per le imprese marchigiane e posti di lavoro, favorendo lo sviluppo dei territori duramente colpiti dal Covid. Zone, in molti casi, già piegate dal terremoto».

Sono intervenuti anche Mirco Carloni assessore Attività Economiche Regione Marche, Cristina Balbo, direttore regionale Emilia Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, Giovanni Foresti economista direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo.

 

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