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Priorità alla Scuola in presidio:
«Stop alle classi pollaio,
non ci sono alunni di Serie B»

ANCONA - Stando ai manifestanti, riunitisi sotto Palazzo Leopardi, la situazione nelle Marche «è piena di criticità». Un professore: «La Regione non ha investito nell’istruzione come avrebbe dovuto». Un altro docente: «Chiediamo quello che ancora non c’è: un protocollo uguale per tutti i territori con linee guida chiare e uniformi per la gestione di eventuali casi di contagio e quarantene»

 

di Giampaolo Milzi

Sotto il vestito delle promesse e dei provvedimenti governativi “niente”. Cioè:, nonostante la situazione della pandemia da Covid 19 sia  migliorata, il nuovo anno scolastico si prospetta con gli stessi deficit e carenze del precedente. La madre di tutte le richieste? Diritto allo studio garantito in presenza ovunque al 100%. Questa la sintesi-cappello delle rivendicazioni e denunce protestatarie andate in scena oggi ad Ancona dalle 16 davanti alla sede della Regione Marche di Palazzo Leopardi, tappa locale di manifestazioni svoltesi in tutta Italia organizzate dal movimento Priorità alla scuola (Pas).
«L’obiettivo di un vero e pieno diritto all’istruzione uguale per tutti, in tutte le regioni, senza scuole di serie A e B, si centra attraverso l’eliminazione delle “classi pollaio”, la predisposizioni di più spazi all’interno degli istituti, la stabilizzazione dei e delle precarie, il potenziamento del trasporto pubblico, un protocollo di sicurezza unitario e non discriminatorio e tamponi gratuiti per la comunità scolastica su tutto il territorio italiano».
Queste parole sono tornate più volte negli interventi al microfono di insegnanti, genitori, educatori ed educatrici, studenti e studentesse del Pas Marche (una trentina) e comparivano a mo’ di slogan in diversi cartelli stesi sul selciato. Le misure di questo e del precedente Governo nazionale? «Sono uguali a quelle passate, inadeguate» ha sottolineato una mamma di Ancona, Silvia Mariotti. Inadeguate anche quello del Governo regionale, tanto che un cartello “rimandava a settembre” per inefficienza il presidente della Giunta regionale, Acquaroli. Perché nel comparto istruzione la situazione nelle Marche «è piena di criticità» come nel resto del Paese.

Vittorio Sergi, professore in una media superiore a Senigallia: «La Regione Marche non ha investito nell’istruzione come avrebbe dovuto, e non ha reso pubblica in modo chiaro, con dati, la situazione». Del resto, hanno aggiunto altri, «siamo ben lontani da un punto percentuale in più di investimenti a livello nazionale che occorrerebbe per metterci al pari con la media europea».
Critiche anche alla gestione sanitaria della pandemia. Valerio Cuccaroni, docente al liceo “Galilei” di Ancona: «Chiediamo quello che ancora non c’è: un protocollo uguale per tutte le regioni con linee guida chiare e uniformi per la gestione di eventuali casi di contagio e quarantene. Invece tutto è stato delegato alle singole Asur, con relative discriminazioni». Quanto alle quarantene, secondo il collega Sergi, «bisognerebbe prendere esempio dal Veneto, l’unica Regione che ha deciso di farle scattare non quando si verifica solo 1 caso di contagio di uno studente, come accaduto fino ad ora, ma almeno di 3 o 4».

Le classi sovraffollate, che avrebbero dovuto essere un brutto ricordo, nelle Marche ci sono eccome. Angelo Marcelli, rappresentate del Cobas – sindacato di base che ha sostenuto la manifestazione come l’Usb; ha aderito anche Potere al Popolo – ha ricordato che il ministro dell’Istruzione, Bianchi, ha annunciato una media nazionale di classi pollaio scesa al 2,9%; non è vero, siamo all’8,6% (secondo fonti di giornali nazionali, ndr.), e nei licei marchigiani a 15%». Alcuni esempi resi noti oggi alla manifestazione: molte classi in sovrannumero con 28, 29, 30 alunni nelle Marche; ad Ancona una classe dell’indirizzo linguistico al liceo “Savoia Benincasa” con 27 ragazzi, alle elementari “Faiani” una terza con più di 28 e una seconda con 26, una classe del I anno dell’indirizzo di Scienze Umane al liceo “Rinaldini” a quota 30, almeno un caso al liceo “Galilei”. Altre classi pollaio al biennio liceo “Leopardi” di Recanati.
E poi, studenti che restano a piedi perché i bus non si fermano in quanto già pieni. A Jesi, per esempio. Un giorno è capitato a 4 ragazze. E’ successo anche a una studentessa, oggi tra i manifestanti: «Abito a Pianello Vallesina, proprio stamattina la corriera Atma non si è mai fermata e all’Itas “Galilei” a Jesi mi ha accompagnato mia madre; ieri si è fermata solo la corriera della seconda corsa».

Altro record in negativo, ad Ancona: «In questo anno scolastico è la prima volta che le mense e quindi il tempo pieno partono in ritardo. – ha detto Livia Accorroni, una mamma – Alle materne accadrà il 27 settembre, alle primarie è successo solo da oggi. Motivo? Ritardo nell’assunzione del personale addetto».
Per concludere, l’appello, condiviso anche dai sindacati di base, «ad eliminare le misure dei licenziamenti, della sospensione degli stipendi e delle sanzioni per gli insegnanti non in regola col Green Pass. Il certificato verde non è una garanzia, sia perché anche il prof. vaccinato può ammalarsi e contagiare altri, sia perché moltissimi alunni e studenti non sono vaccinati. I lavoratori della scuola non possono essere penalizzati così, rispetto a quelli degli altri settori del pubblico impiego in generale». E ancora: «Il Governo, lo abbiamo detto e ridetto, ha puntato unicamente sulla campagna di vaccinazione di massa, gestendola inoltre in modo maldestro, e la scuola subisce l’ennesima stigmatizzazione quale luogo del contagio per eccellenza, condizione smentita dai dati sulla base dei quali numerosi comitati hanno vinto ricorsi al Tar contro le chiusure».

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