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Suicidio assistito, il nodo sul farmaco
torna al Comitato Etico

ANCONA – E' stata l'Area Vasta 2 a chiedere un nuovo parere sul medicinale che consentirebbe a Mario, 43enne tetraplegico, di porre fine alla sua vita. L'Asur era stata già sollecitata con una diffida inviata dall'associazione Luca Coscioni, che da tempo sta seguendo il caso del disabile marchigiano

L’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini

 

 

Non si ferma la battaglia di Mario – 43enne marchigiano tetraplegico da più dieci anni – che da tempo combatte per vedersi riconosciuto il diritto al suicidio assistito. Dopo la diffida all’Asur perpetrata dall’Associazione Luca Coscioni (tutela il 43enne) affinché effettuasse le verifiche su metodo e farmaco eventualmente da utilizzare nella procedura, il 1 dicembre l’Area vasta 2 ha chiesto al Comitato etico di riesaminare il punto – uno dei requisiti richiesti per l’accesso al suicidio assistito – ed integrare il parere precedente, nel quale la questione era rimasta in sospeso.

È quanto emerge dalla relazione dell’avvocatura regionale che ripercorre la vicenda, ieri in parte ripresa dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini rispondendo alle interrogazioni di Pd e Movimento 5 stelle sul “caso Mario”. «Il duplice intervento della Consulta consente oggi di escludere, sussistendo determinati presupposti, la punibilità di un’eventuale condotta di assistenza al suicidio ma non consente di riconoscere un vero e proprio diritto soggettivo che può essere azionato davanti al giudice dei diritti», ha precisato in aula il titolare della delega, citando una parte dell’ordinanza del Tribunale di Ancona del 9 giugno scorso. «Anche il parere reso dei legali della Regione è indirizzato a chiedere sostanzialmente l’intervento del legislatore. Dal diritto a morire, cioè rifiutare le cure sulla base della legge 219 del 2017, non si può desumere il riconoscimento del diritto di essere aiutati a morire tramite magari ricorso al Servizio sanitario nazionale – ha proseguito Saltamartini –. E il riconoscimento del diritto di essere aiutati a morire, non espressamente previsto dall’ordinamento, determinerebbe uno stravolgimento dei compiti e dei limiti del potere giudiziario».

Critiche le opposizioni, con la capogruppo 5 stelle Marta Ruggeri che ha sottolineato come «la società civile vada avanti con un passo che la politica, o almeno una sua parte, non riesce a seguire. L’assessore Saltamartini si è limitato a ricostruire l’attuale stato delle cose, evitando però che la Regione si assuma responsabilità, come invece i 5 stelle vorrebbero, rispetto a una decisione comunque sofferta dal punto di vista umano e divisiva dal punto di vista politico. Resta dunque il fatto che è ancora inascoltato l’appello di Mario, il quale ha chiesto anche con una recente lettera di essere liberato dalla sua attuale condizione, da lui stesso definita tortura». Ancora più duro l’intervento del Pd: «neppure di fronte al dolore di Mario – l’attacco del capogruppo Maurizio Mangialardi –, il nostro concittadino tetraplegico che ormai da quasi due anni si batte per farsi riconoscere il diritto di accedere alla morte medicalmente assistita (come previsto dalla ormai nota sentenza 242 della Corte costituzionale) riesce ad assumersi le proprie responsabilità ed a prendere una decisione chiara a nome della giunta. L’assessore, e con lui il presidente Acquaroli, preferisce nascondersi, cavillare, disorientare, pur di non decidere».

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