facebook rss

Lavoro Marche, l’allarme della Cgil:
«Oltre il 65% dei giovani è senza futuro,
con un stipendio di 11mila euro l’anno»

L'ANALISI del sindacato sul report occupazione e reddito stilato dall’Ires. Solo un under 30 su tre ha un contratto a tempo pieno e indeterminato. Per le donne un salario di 7mila euro inferiore a quello degli uomini. Il segretario regionale Santarelli: «Dovrebbe essere il tema principale e prioritario per la politica, le istituzioni e le associazioni di impresa. Invece, si sta andando in direzione opposta»

santarelli-marinucci-cgil

Giuseppe Santarelli e Rossella Marinucci alla presentazione del report

di Francesca Pasquali (foto Giusy Marinelli)

Non è vero che i giovani sono “choosy”, cioè fanno gli schizzinosi quando si tratta di lavoro. E non è vero che, se le aziende hanno problemi a trovare giovani da inserire, la colpa è tutta di questi ultimi. «Oltre il 65% dei giovani è senza futuro, con contratti precari e uno stipendio annuale lordo di circa 11mila euro lordi. Non va meglio per le donne con uno stipendio, in media, è di 7mila euro in meno rispetto a quello degli uomini. I salari medi, nel complesso, viaggiano sui 19mila euro, in leggero aumento ma sempre inferiori rispetto al valore medio delle regioni del Centro».

santarelli-cgil1-325x216

Giuseppe Santarelli

Parola di Cgil Marche che stamattina ha analizzato il report su occupazione e reddito stilato dall’Ires, l’Istituto di ricerche economiche e sociali, su dati Inps. L’analisi riguarda il periodo che va dal 2011 al 2021. Il responso è impietoso: «In dieci anni, si sono persi il 20 percento di giovani con contratti stabili e il 10 percento complessivo dei tempi pieni e indeterminati», spiega il segretario generale della Cgil Marche, Giuseppe Santarelli. A passarsela peggio, dunque, sono i giovani. Solo un under 30 su tre ha un contratto a tempo pieno e indeterminato. Sul fronte retribuzione, i lavoratori marchigiani che hanno meno di trent’anni prendono in media 11.389 euro lordi l’anno, circa 8mila euro in meno dello stipendio medio dei dipendenti privati.

«Quello che si propone ai giovani sotto i trent’anni, spesso, è un lavoro precario che non garantisce sicurezza ed è mal retribuito», dice Santarelli. Non va meglio alle donne. Nelle Marche, quelle con un’occupazione sono 193mila, il 44 percento della forza lavoro totale. Ma più della metà non lavora a tempo pieno. Quelle che lo fanno sono una su tre. Netto lo scarto retributivo, con gli uomini che percepiscono in media 22.662 euro lordi l’anno e le donne che si fermano a 15.321: un terzo in meno. Disparità che fanno aumentare le dimissioni volontarie, «perché l’attuale condizione lavorativa non è considerata più sostenibile e dignitosa». Nel complesso, nel 2021, nelle Marche gli occupati nel privato erano 440.867, oltre 14mila in più rispetto all’anno prima e 7mila in più rispetto al 2019. Effetto rimbalzo del Covid, spiegano dalla Cgil. Degli occupati, uno su tre aveva un contratto part-time, poco meno di uno su quattro un contratto a termine. Quelli a tempo indeterminato erano 319mila, 2,5 percento in meno rispetto a dieci anni prima. Decuplicato, nello stesso arco di tempo, il numero degli stagionali: nel 2021 erano 16mila. I “fortunati”, con contratto a tempo pieno e indeterminato, nel 2021, erano 226mila: il 51,4 percento, 27mila in meno rispetto al 2011. Nel 2021, lo stipendio medio lordo era di 19.434 euro, +7,5 percento rispetto al 2020.

marinucci-cgil

Rossella Marinucci

«Valori ancora significativamente inferiori a quelli medi delle regioni del centro (-1.607 euro) e, soprattutto, a quelli medi nazionali (-2.434 euro) – continua il sindacato – E’ come se i lavoratori delle Marche percepissero una mensilità e mezza di retribuzione in meno della media nazionale». Un quadro a tinte fosche che tocca il culmine nei 126mila lavoratori con un stipendio inferiore ai 10mila euro l’anno. Calzature e abbigliamento gli unici comparti che, nel clima di ripresa post-pandemica, nel 2021, hanno registrato una tendenza negativa: -1,6 percento di lavoratori rispetto al 2020. Bene, invece, l’edilizia che, soprattutto per effetto del Superbonus, ha registrato un +17,9 percento nel 2020 e un +22,8 percento nel 2021. Ma, anche qui, non è tutt’oro quello che luccica e il precariato la fa da padrone. Il confronto si fa impietoso sul lungo periodo: dal 2011 al 2021, il manifatturiero ha perso il 7,7 percento dei lavoratori. A crescere è stato, invece, il terziario che ha registrato un +15,3 percento. Sulla cresta dell’onda commercio e turismo, ma con «contratti precari e ricadute negative sulle retribuzioni». Parla di «mercato del lavoro regionale asfittico, che continua a premiare gli uomini sopra i 50 anni e a penalizzare giovani e donne sotto i 30-35 anni», Rossella Marinucci, della segreteria regionale Cgil Marche. «L’unico record che abbiamo nelle classifiche nazionali – prosegue – è per l’utilizzo di contratti a chiamata e di somministrazione». Questi ultimi, precisa Marinucci, anche se a tempo indeterminato, mantengono il lavoratore, che dipende dall’azienda somministratrice, in una condizione di precarietà. «Il lavoro – conclude Santarelli – dovrebbe essere il tema principale e prioritario per la politica, le istituzioni e le associazioni di impresa. Invece, si sta andando in direzione opposta, reintroducendo i voucher e liberalizzando l’utilizzo del tempo determinato».

Lavoro, boom di dimissioni nelle Marche «La maggioranza è under 44, e il Reddito di cittadinanza non c’entra»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X