La polizia ricorda
il giovane questore Giovanni Palatucci
a 80 anni dalla sua morte

ANCONA - La commemorazione questa mattina nel Largo a lui dedicato in città

Un momento della cerimonia

Si è tenuta questa mattina in Largo Palatucci, la cerimonia di commemorazione e deposizione di una corona, svoltasi alla presenza del questore di Ancona, Cesare Capocasa, del comandante del Compartimento Polstrada, Laura Pratesi, ai Funzionari ed ai Dirigenti della questura di Ancona. Alla cerimonia anche i poliziotti in quiescenza dell’Anps (Associazione Nazionale Polizia di Stato) di Ancona e don Alessio Orazi, della Parrocchia SS. Cosma e Damiano di Ancona, che ha benedetto la corona e raccolto i presenti in un momento di ricordo in memoria del giovane poliziotto.
Ad ottant’anni dalla sua morte, la Polizia di Stato ricorda un valoroso poliziotto che fece la scelta giusta, senza paura e senza esitazioni.
Nella piazzetta è stata deposta una corona dinnanzi alla stele intitolata al giovane questore Palatucci, posizionata sotto un albero di melograno piantato nel 2021 in sua memoria. Il commissario Giovanni Palatucci morì a 36 anni nel campo di sterminio di Dachau, a pochi giorni dalla liberazione, il 10 febbraio 1945.

All’epoca il funzionario della Polizia di Stato, nei pochi anni in cui fu reggente della questura di Fiume, riuscì a salvare oltre 5mila persone, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, fino appunto all’estremo sacrificio, cui non volle sottrarsi con la fuga, per non esporre i suoi collaboratori ad una ritorsione delle SS.
Giovanni Palatucci è stato definito dallo Yad Vashem di Gerusalemme uomo “Giusto tra le Nazioni”, ovvero quelle persone che prendono i destini del mondo sulle loro spalle, con umiltà e spirito di servizio, come appunto raccontava in una lettera ai genitori, nel 1941, lo stesso Palatucci: «Ho la possibilità di fare un po’ di bene e i beneficiati me ne sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di mio non ho altro di speciale da comunicare».
Lo Yad Vashem riconosce “Giusti” i non ebrei che durante le persecuzioni salvarono la vita ad almeno un semita senza trarne alcun vantaggio personale. Persone normali che, difronte all’ingiustizia hanno reagito, sapendo opporsi anche a rischio della propria esistenza.

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