Agrifotovoltaico a Chiaravalle,
i dubbi di Clemente Rossi
«sulle implicazioni per il territorio»

FALCONARA – Il consigliere comunale di maggioranza con delega all’Urbanistica rileva intanto un reale confronto sul progetto con gli enti locali e con la cittadinanza ed esprime riserve anche sull’insediamento del polo Amazon che potrebbe complicare il quadro causando «l’aumento del traffico pesante, il possibile incremento dei costi degli affitti e incognite sul reale impatto occupazionale»

Clemente Rossi

 

La realizzazione di un impianto di agri-fotovoltaico su 53 ettari di terreno nei pressi di Chiaravalle sta scatenando un acceso dibattito tra amministratori locali, cittadini e imprese coinvolte anche di Falconara. Il progetto, situato in aperta campagna e al confine con il centro abitato, si trova in una fase avanzata dell’iter autorizzativo, sollevando perplessità e preoccupazioni sulla sua reale compatibilità con le esigenze del territorio.«Come consigliere comunale della vicina Falconara ho espresso forti riserve in merito, sottolineando la rapidità e la precisione con cui le imprese hanno proceduto nell’intero 2024. – conferma in un nota Clemente Rossi, consigliere delegato all’Urbanistica – Attraverso un utilizzo abile delle normative vigenti, le aziende coinvolte hanno portato avanti il progetto senza un apparente coinvolgimento attivo della popolazione e degli enti locali. Seppur formalmente in regola con le procedure di legge, la ratio stessa della direttiva europea sulle energie rinnovabili sembra essere stata stravolta, privilegiando un interesse economico immediato rispetto al bene collettivo».

L’assenza di un reale confronto con gli enti locali e con la cittadinanza appare una delle principali criticità secondo Rossi. «Il rischio percepito è che l’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli venga vista come una scorciatoia conveniente per le aziende, senza considerare l’impatto paesaggistico, ambientale e sociale. La direttiva europea in materia, infatti, suggerisce prioritariamente l’installazione su edifici già esistenti, capannoni industriali e aree già destinate ad attività produttive, limitando l’uso di suolo agricolo.- evidenzia – L’espansione incontrollata dei progetti Fer (Fonti di Energia Rinnovabile) sta generando una proliferazione di impianti che rischiano di modificare radicalmente il volto delle campagne marchigiane, con la complicità di incentivi finanziari pubblici che favoriscono il business privato a scapito del paesaggio e dell’ambiente. Ad oggi, solo nella bassa valle dell’Esino si stima che siano già oltre 200 gli ettari coinvolti in simili progetti, molti dei quali sotto la controversa etichetta di “agrifotovoltaico”».

A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge il nuovo polo logistico di Amazon, che sta suscitando reazioni contrastanti.«Se da un lato l’hub viene accolto come un’opportunità di sviluppo economico e occupazionale, dall’altro non si possono ignorare le conseguenze ambientali e urbanistiche di un simile insediamento.- osserva Clemente Rossi – L’aumento del traffico pesante, il possibile incremento dei costi degli affitti e le incognite sul reale impatto occupazionale sollevano interrogativi su quale direzione stia prendendo il territorio. Di fronte a queste trasformazioni, il richiamo che emerge è quello della necessità di una pianificazione più attenta e partecipata, che garantisca un equilibrio tra sviluppo economico e tutela del territorio. Occorre un maggiore coinvolgimento della cittadinanza e delle istituzioni locali per evitare che scelte irreversibili vengano imposte senza un’adeguata valutazione delle conseguenze a lungo termine. Il futuro del territorio marchigiano dipenderà dalla capacità di amministratori e cittadini di fare fronte comune per orientare lo sviluppo in una direzione sostenibile, in cui innovazione e rispetto per l’ambiente possano davvero coesistere» conclude il consigliere di maggioranza di Falconara.

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