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Francesco Rubini (Aic):
«In città c’è un grave clima
di intolleranza contro i poveri»

ANCONA - L'annunciata ordinanza antibivacco inizia a far discutere la politica locale. Secondo il capogruppo in consiglio comunale di Altra Idea di Città la percezione di insicurezza è figlia delle politiche sbagliate dal centrodestra a livello nazionale e regionale e, arriva a dichiarare, che in alcuni punti il provvedimento «suscita il timore che si presti a discriminazioni»

Una persona distesa a terra al Piano (Archivio)

di Antonio Bomba

L’ordinanza è anti-degrado, antibivacco o pro-decoro, a seconda di come uno la voglia vedere.

È stata annunciata appena prima di ferragosto dal sindaco Daniele Silvetti. Ieri invece è stata ampiamente anticipata nei suoi tratti salienti dal Comune stesso attraverso un comunicato stampa che ne evidenziava da un lato i passaggi chiave e, dall’altro, con l’assessore alla sicurezza Giovanni Zinni a dire punto dopo punto le motivazioni che hanno portato l’attuale Giunta Comunale a far sì che nel percorso da mare a mare e poi nei quartieri Archi e Piano sarà in poche parole vietato sostare impropriamente per mangiare o compiere altra attività. Multe da 25 a 500 euro per i trasgressori.

L’ordinanza questa mattina non era ancora comparsa nell’albo pretorio ma intanto ha già iniziato a far parlare di sé. Tra i cittadini c’è chi è contento per il provvedimento preso e chi protesta per il clima, a loro dire intollerabile, che sta montando in città contro i poveri.

E così il primo a parlare è Francesco Rubini, leader di Altra Idea di Città e unico rappresentante in consiglio comunale di tutti i partiti di sinistra.

Il vicepresidente del consiglio comunale ritiene «gravissimi i toni che da un po’ di giorni si utilizzano, sulla falsariga di una sconcertante linea politica della nuova Amministrazione comunale» e che le scelte sono dettate dalla sensazione di pericolo e insicurezza. Sensazioni a cui ci si arrende «Senza provare a combattere queste percezioni, provando a scavare alle radici del problema. Perché altrimenti costoro si sarebbero fatti due domande sul perché di questo aumento di persone per strada. Avrebbero scoperto che questo aumento è esclusivamente frutto di politiche volute dagli stessi partiti che governano ora la città, la Regione e il governo del paese. Avrebbero scoperto che le decine di stranieri costretti a dormire all’addiaccio in città, sono vittime del nostro italianissimo sistema di accoglienza, peggiorato apposta per funzionare male, come volontà politica. Che è colpa dei Decreti Sicurezza di salviniana memoria prima e ora del Decreto Cutro se i richiedenti asilo non possono più entrare nel sistema di accoglienza e integrazione».

Francesco Rubini, Altra Idea di Città

Rubini fa poi notare come, dai dati in suo possesso «Nella sola provincia di Ancona ci sono più di 50 posti liberi in strutture Sai ministeriali, pronte all’accoglienza, che restano vuote, con la gente in strada, per decisione politica con emanazione di Decreti ad hoc. Perché non si parla di questo? Perché non si chiede conto di questo ai politici che hanno avallato queste decisioni? Perché non si chiede loro se per caso è una scelta politica quella di aumentare le persone in strada e di conseguenza la vituperata ‘percezione d’insicurezza’ per poi basare le proprie campagne elettorali sul decoro e immigrazione? Verrebbe da pensare – è il grave sospetto che aleggia nella mente di Rubini – che sia tutto collegato».

Il consigliere comunale di Aic, nell’immediato, ritiene che il problema possa essere in parte risolto «con strutture di accoglienza, che in parte sono già pronte, con posti liberi, ma vuote per decisione politica».

Rubini conclude la sua lunga missiva passando ad analizzare una delle anticipazioni già uscite dell’ordinanza stessa. Il punto specifico, a suo modo di vedere, è sin troppo soggetto ad interpretazione e potrebbe addirittura finire oggetto di momenti poco piacevoli: «“Divieto di mangiare e bere occupando il suolo pubblico con alimenti, contenitori, sacchi e carte, ma si potrà adottando un comportamento consono al decoro pubblico” che lascerà quindi, arbitrariamente al sanzionatore di turno, la percezione di “decoro pubblico” e che darà anche ognuno di noi, magari in pausa pranzo, seduti sul prato o su una panchina, con il timore fondato, che la percezione sarà diversa a seconda del colore del pelle del malcapitato di turno».

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