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I dannati di Pietralacroce:
pagano la casa ma rischiano
il pignoramento dalle banche

ANCONA - Una sessantina di famiglie da anni lotta con il crac Coopcasa Marche. L'impresa doveva costruire un centinaio di appartamenti, ma non ha mai pagato l'ipoteca sulle abitazioni. Gli istituti di credito battono cassa alle famiglie. Il caso portato in parlamento dal deputato Piergiorgio Carrescia. Andrea Raschia (Cgil): "Le istituzioni devono intervenire. L'area è uno scempio. La politica tuteli i cittadini e non solo gli istituti di credito"

Il cantiere Apl 4 di Pietralacroce (foto d’archivio)

 

di Agnese Carnevali

(foto Giusy Marinelli)

C’è chi potrebbe trovarsi a pagare due volte la casa in cui vive o chi ha pagato per un’abitazione intera e si ritrova con le sole fondamenta. Senza contare i problemi di sicurezza di una zona residenziale rimasta un cantiere aperto, con tanto di gru all’interno, e la completa assenza delle opere di urbanizzazione. È la Apl 4 Altavilla, di Pietralacroce ad Ancona. Un progetto che prevedeva nuove costruzioni nell’area di fronte al Forte Altavilla. Un mix di edilizia popolare, convenzionata e privata. Tutto fallito. E cantiere fermo da cinque anni. Non ha più i soldi per andare avanti l’impresa edile Lanari, trascinata a fondo insieme al crac Banca Marche, ma è in liquidazione anche la cooperativa Coopcasa Marche che doveva realizzare l’intervento Apl 4 di Pietralacroce. Commissariata dal 2015, il 30 maggio la nomina da parte del ministero dello Sviluppo economico del liquidatore, Virgilio Sallorenzo, che martedì scorso (20 giugno) ha incontrato i soci di Ancona (circa 200 sui 650 totali della cooperativa, molti dei quali coinvolti nel progetto di Pietralacroce), spegnendo ogni speranza. «Siamo ben lontani dal trovare una soluzione» ha detto il commissario all’assemblea riunita. Per una sessantina di famiglie, quelle interessate dall’intervento di edilizia economica pubblica, che hanno preso possesso dell’appartamento, lo spettro è quello di dover pagare di nuovo il costo della casa. Per loro si parla di cifre superiori ai 100 mila euro. La cooperativa non ha mai estinto l’ipoteca, nonostante i soci abbiano fatto fronte agli impegni versando l’intera cifra. Ed ora le banche battono cassa con i proprietari. Poi gli interventi di edilizia convenzionata, 33 abitazioni, nell’area più vicina alla strada, a ridosso del distributore, per i quali i soci hanno versato quasi per intero lo stato di avanzamento dei lavori e si ritrovano con le sole fondamenta.

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

La vicenda è arrivata anche in parlamento, con un’interrogazione del deputato anconetano Piergiorgio Carrescia che ha chiesto al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda «quali iniziative normative intende assumere per soluzioni più eque per coloro che hanno onorato i loro obblighi a fronte del default della cooperativa. Il caso della lottizzazione a Pietralacroce presenta dei risvolti estremi – ha sottolineato Carrescia – vi sono soci che pur avendo stipulato l’atto pubblico di acquisto e versato alla cooperativa il riscatto dell’ipoteca per la casa dove già risiedono non sono ritenuti giuridicamente creditori nei confronti della procedura commissariale e rischiano di dover sostenere ulteriori oneri».

IL SINDACATO

Ad accendere i riflettori sul caso Apl 4 Altavilla, che si trascina dal 2012, anche il sindacalista di Ancona della Fp-Cgil Andrea Raschia. «Le istituzioni devono occuparsi di questa vicenda, interrogandosi su come poter tutelare queste persone che hanno fatto sacrifici per rispettare gli impegni ed ora, di fatto, si trovano con nulla in mano. Deve esserci la cancellazione d’ufficio dell’ipoteca. Così come – ha proseguito Raschia – la politica è solerte nell’interessarsi delle banche, altrettanto deve fare con i cittadini. Anche il Comune deve farsi carico della situazione. In quell’area è uno scempio, ci sono opere di urbanizzazione mai compiute, costruzioni che stanno andando alla malora non essendo mai state ultimate mentre gli anni passano inesorabilmente. È notizia di pochi giorni fa di un fondo regionale di 28 milioni da destinare solo all’edilizia per far ripartire il settore. È indispensabile accedere a quei fondi per casi come questo. Si tratta di finanziamenti fondamentali per dare tranquillità e giustizia a queste famiglie, ma anche per dare lavoro».

 

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